Ci segnalano i nostri contatti un presunto “studio sui ghiacciai” che dovrebbe provare le quantomeno bizzarre teorie dei “negazionisti climatici”, quelli che negano l’esistenza di un cambiamento climatico su base antropica per intenderci.
Si tratta ovviamente del solito caso di “cherry picking”: si prende da uno studio la sola piccola parte che prova le proprie teorie, ignorando in modo plateale tutto il resto.
Sin dal suo abstract, il riassunto obbligatorio che viene posto in calce ad ogni studio, il testo sostanzialmente invita a studiare il flusso dello scioglimento dei ghiacciai in modo sia sincronico che diacronico.
Ovvero ricorda che se da un lato il ghiaccio si riforma, dall’altro si perde.
L’autrice dello studio, la d.ssa Hogg, contattata dai colleghi di Facta, ha infatti riferito
«è corretto dire che durante il nostro periodo di studio, tra il 2009 e il 2019 abbiamo osservato un aumento complessivo dell’area della piattaforma di ghiaccio in Antartide». Tuttavia, ha precisato ancora Hogg, «ci sono molte piattaforme di ghiaccio, in particolare nell’Antartide occidentale, dove l’area della piattaforma di ghiaccio è diminuita notevolmente».
Di fatto siamo dinanzi ad una rilettura sviata e alterata del testo: se un autore precisa che da un lato il ghiacciai sono aumentati ma dall’altro c’è stata una diminuzione consistente, alla fine si prova che il cambiamento climatico esiste e che impatta in modo considerevole il livello di acqua e ghiacciai, non il contrario.
È lo stesso paradosso per cui posso dichiarare di aver vinto 500 euro al Gratta&vinci: ma se per arrivare a tale risultato ho sperperato 1000 euro di biglietti alla fine non sono più ricco di 500 euro, ma più povero della stessa somma.
Nell’Antartide infatti si assiste ad un fenomeno complesso ma spiegabilissimo: mentre nell’Artide il riscaldamento globale causa una misurabile e visibili perdita secca di ghiacciai, nell’Antartide una parte dei ghiacciai va perduta ogni anno ma una parte ridotta rispetto alle perdite globali viene “avvantaggiata” dalla perdita delle correnti oceaniche derivate dal cambiamento climatico.
Sostanzialmente si forma ghiaccio dove non dovrebbe esservi e si perde costantemente ghiaccio dove è necessario vi sia.
E questo, ovviamente, non è un bene.
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