Fact Checking

Lo studio che dimostra che “il preparato Pfizer si integra nel DNA”: prospettive di fact checking

Ci segnalano i nostri contatti un articolo per cui “il preparato Pfizer si integra nel DNA”.

Riconosciamo che la complicazione del tema richiede un intervento tecnico, e abbiamo avuto modo di raccogliere e collazionare i pareri di chi, professionista, ha dato risposte soddisfacenti ai dubbi evidenziati.

Studio in vitro vs studio in vivo

Tra i primi dubbi espressi da chi ha avuto modo di riscontrare lo studio uno dei dubbi cardinali riguarda la metodologia usata. Sostanzialmente l’analisi di cosa accade aggiungendo vaccino Pfizer in un terreno di coltura.

Terreno di coltura basato su una singola linea cellulare, peraltro con un elemento Line1 particolarmente attivo.

Cosa che rende la proposizione alquanto aneddotica: in vitro ogni pezzo di RNA in una linea cellulare ha chances di essere trascritto e integrato. In vivo?

In un fegato umano completo e non una linea cellulare?

Linea cellulare che peraltro…

Il problema di LINE1

Torniamo all’analisi offerta da Marco Pregnolato (Drops of Science).

Che vi riportiamo in integrale.

Abbiamo quindi una linea cellulare, in condizioni diverse da quelle delle cellule in vivo, esaminando un gene normalmente represso nelle funzioni biologiche normali e che aumenta in modo indipendente dal tempo di esposizione al vaccino.

Il che ci porta al secondo argomento, primo nell’analisi di Pregnolato

Uno studio non è sempre scritto nel bronzo

Uno studio può essere sempre esaminato ulteriormente, migliorato, superato o accettato o rifiutato.

Non scomoderemo la storia di come qualcuno sia riuscito a pubblicare un testo che legava la pandemia di COVID19 ai Pokemon, prova che prima di annunciare che uno studio ha “distrutto la narrazione del Mainstream” sovente bisogna attendere.

Ricorderemo come lo studio in esame in questo caso risulti essere stato sottoposto a peer review in cinque giorni

Cinque giorni: in un mondo in cui la narrazione novax insiste che i vaccini siano “falsi vaccini perché sono stati creati troppo rapidamente”, suscita un certo stupore il fatto che in cinque giorni uno studio sia stato ricevuto, esaminato, verificato e sperimentato.

Cinque giorni: due in meno di quanti nella narrazione biblica un Dio onnipotente ha usato per creare li mondo e le forme di vita che esso contiene.

In conclusione

Uno studio va sempre rimesso in prospettiva. Come qualcosa da esaminare, non accettare acriticamente.

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