Disinformazione

“Lo stile di vita dei migranti”, i topi e la foto puramente illustrativa

“Lo stile di vita dei migranti” e i topi è una storia che parla dell’abuso del concetto di “foto puramente illustrativa”.

Immaginate che un soggetto che voglia fare del male alla vostra famiglia scarichi da internet la foto di una foca mangiucchiata da un Orso Polare (succede). E che questo soggetto scriva sotto la foto

Il mio vicino di casa (che magari è vostro padre o vostro fratello) è un criminale malsano che percuote selvaggiamente cuccioli di panda allo zoo. Li percuote usando piccoli di foca come mazze fino a ridurre i loro piccoli corpi in poltiglia. Questa è una foto puramente illustrativa

Pensate la foto puramente illustrativa renda il concetto più veritiero, o correreste a chiederci l’antibbuffala che dicono la buffala del babbo mio?

Immaginate, per avvicinarci alla vicenda in esame, che un soggetto contrario all’immigrazione scarichi da Internet la foto di un campo profughi Siriano e le descriva come

Queste sono foto di Amatrice sotto la neve! Questa è una foto puramente illustrativa

Non scandalizzatevi: quest’ultimo esempio, al contrario del primo è davvero accaduto.

Una foto puramente illustrativa dovrebbe essere qualcosa che la minima attinenza con quello di cui si parla, che dovrebbe essere usata nel suo corretto contesto.

Prendere una foto perché il suo contenuto potrebbe provocare un microshock, usarla per illustrare una situazione che non esiste reiterpretandola è il contrario del concetto stesso di foto puramente illustrativa.

La “Foto puramente illustrativa”

Ed ecco la foto che ci è stata mandata

“Foto puramente illustrativa”

La “foto puramente illustrativa” è in realtà il solito, ennesimo attacco a Laura Boldrini, ex presidente della Camera, oggetto di odio sempiterno dal cattivista della Rete in servizio permamente che da decenni ormai non perde occasione per cercare di affrontare il suo “odiato nemico” una cattiveria da tastiera al giorno, ogni singolo giorno.

E poi dite che sono i “buonisti” quelli con molto tempo da perdere…

Cattivista da tastiera che in questo caso ha deciso di arricchire un frase della Boldrini con quello che lui definisce essere un esempio di “incivilità dell’immigrato”.

È una operazione ideologica scorretta che di puramente illustrativo ha ben poco. Era già successo quando i presunti immigrati nella foto puramente illustrativa erano i protagonisti di un film orientale sconsigliato ai minori, esiste un intero filone di frasi in cui le affermazioni sullo “stile di vita dei migranti” attribuite a Laura Boldrini vengono montate su fotografie raffiguranti azioni vili e repellenti.

In questo caso il viralizzatore è cascato doppiamente male

Maggiori informazioni sulla foto

Le persone vestite di umili vesti di cui il viralizzatore pare prendersi beffa (quindi definendo l’umanità di chi ha ricondiviso la foto con derisione e non dei personaggi ritratti nella foto) sono infati Indiani.

Sicuramente non migranti, sicuramente non persone che hanno bisogno di migrare.

Indiani che peraltro compiono un’attività che per quanto aliena al nostro sentire (ma neppure tanto, come vedremo) non sembrerebbe oggetto di derisione.

Curiosità forse, derisione no.

La foto puramente illustrativa raffigura infatti il Karni Mata, il “Tempio dei Topi”.

Il Karni Mata tra le sue origini da operazioni culturali come la Festa dei Serpari Italiana, ovvero si presenta come un mezzo per conciliare l’animismo col politeismo/monoteismo.

Narra la leggenda del Karni Mata che Karni Mata, prima di essere un tempio, era una dea Indù minore, disperata per aver perso un figlio annegato. Essendo Karni Mata una dea, ella cercò di usare il suo rango per contattare il Dio della Morte Yama, pregandolo disperata di intercedere in suo favore e restituirle l’anima del figlio Laxman morto, in modo da poterlo riportare in vita.

Ai ripetuti dinieghi del “collega” e superiore, che aveva già destinato l’anima del giovane defunto al ciclo delle reincarnazioni, la dea Karni Mata reagì con un modo di stizza.

A seconda della narrazione mitologica, decise di maledire se stessa e tutti i suoi discendenti in modo che essi si sarebbero reincarnati in topi nella loro vita successiva (sfuggendo quindi per sempre al dio Yama), oppure convinse il Dio Yama a permettere a lei ed ai suoi discendenti di reincarnarsi costantemente nei topi del tempio a lei dedicato, in modo da potersi “rintracciare” nel ciclo delle reincarnazioni fino alla fine dell’esistenza, restando per sempre vicini sia pur in una forma “inferiore”.

Gli abitanti di Deshnoke, città dove è eretto il culto di Karni Mata, sono convinti di essere discendenti della Dea stessa, e quindi consentono ai topi di vivere (in condizioni controllate) nel tempio di Karni Mata, portando loro latte e cibo, per onorare l’amore materno della Dea.

Il concetto è lo stesso della Festa dei Serpari, o altre feste, identiche in tutto il mondo, in cui onorando determinati animali un tempo totemici si onora il Dio o il Santo di riferimento, ottenendo quindi mediante atti di benevolenza e preghiera verso l’animale-totem la benevolenza del santo e del dio.

Concludendo

Qual’è dunque il valore di questa foto puramente illustrativa?

Che un’eventuale Indiano arrivato in Italia potrebbe, quando il cattivista medio avrà smesso di ridere sguaiatamente, spiegargli la storia della dea Karni Mata e di come una storia di amore materno sia sfociata in un culto simile ai nostri “culti degli animali”?

Che in fondo siamo più simili allo “straniero” di quanto potremmo sospettare?

Che un atto di pietà verso un animale può essere considerato, in diverse religioni, pari ad un atto di devozione?

Non ci è chiaro allora su cosa dovremmo “riflettere”, o meglio, ci è chiaro che chi ha condiviso con fare ridanciano questa condivisione non ha riflettuto abbastanza.

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