Lo scorbuto: la malattia dei pirati e perché non tutte le malattie nascono uguali
Un post X nel quale si definisce lo scorbuto una malattia scomparsa grazie al cambiamento degli stili di vita e prova di una ridotta necessità dei vaccini ci spinge a precisare una cosa.
Non tutte le malattie sono uguali. Ve ne sono infatti di quattro specie: la malattia congenita, infettiva, derivata da esposizione a radiazioni o sostanze o da deficit o accumulo di sostanze all’interno nel corpo.
Lo scorbuto fa parte dell’ultima categoria, le malattie per cui è necessario vaccinarsi della seconda.
Lo scorbuto: la malattia dei pirati e perché non tutte le malattie nascono uguali
Non a caso lo scorbuto è volgarmente definito la malattia dei pirati o dei marinai. Persone costrette (dato specialmente vero nei secoli passati) a passare un lunghissimo periodo di tempo in comunità isolate con ridotto accesso ad una varietà di alimenti perlopiù a lunga conservazione.
Vi avevamo accennato come la serie Netflix (tratta da una serie animata) One Piece, nel raffigurare un mondo alternativo di pirati in un universo ucronico ricco di superpoteri ed elementi fantasy e steampunk, fosse per mille ragioni un’opera più realistica di altre nel raffigurare alcuni elementi della vita pirata e corsara.
L’insistenza di Nami, la navigatrice di bordo, e del cecchino Usopp di avere un’area dedicata alla coltivazione di mandarini e frutta fresca (anche se per Usopp necessità data anche dal procurarsi munizioni per la sua fionda steampunk) può essere considerata parte degli elementi più realistici dell’opera (al netto, naturalmente, della citata fionda).
Lo scorbuto è infatti una delle malattie da deficit di sostanze, in questo caso difetto di vitamina C.
Vi sorprenderà sapere che si può morire di inedia (per fame quindi) senza saperlo e a pancia completamente piena.
La nozione fu portata all’eccesso nei campi di sterminio nazisti, dove i prigioneri venivano volutamente sia affamati che muniti di poco cibo ma dal nullo valore nutrizionale. Ma sin dalle epoche remote si è osservato come in condizioni di scarso approvvigionamento, dagli assedi alla navigazione, chi era costretto a “mangiare male” pativa effetti simili all’inedia anche senza essere di fatto del tutto affamato.
Le vittime degli assedi (dato osservato sin dall’antico Egitto), tagliate improvvisamente fuori dalla possibilità di nutrirsi di cibo fresco, pirati e marinai dal 1500 al 1800 si trovavano sovente afflitti dagli stessi sintomi: gengive sanguinanti, perdita dei denti, gonfiore diffuso, ecchimosi (lividi e petecchie), anemia, perdita di appetito, debolezza diffusa e deficit neurologici (confusione, letargia, irritabilità).
Proprio questi ultimi sono il motivo per cui nel linguaggio comune definiamo una persona iraconda, intrattabile ma contemporaneamente portata ad autoisolarsi una persona “scorbutica”: tale atteggiamento imita infatti gli effetti neurologici della malattia, che combina una forte irritabilità alla letargia ed al desiderio di evitare quindi situazioni in cui interagire col prossimo.
Noi moderni ora sappiamo il perché con precisione: l’alimentazione forzata di gallette e cibi da conservazione era priva della vitamina C, sostanza che il corpo non può produrre in autonomia e di cui esso abbisogna per produrre amminoacidi, ormoni e collagene, mantenendo quindi i nostri vasi sanguigni, le nostre articolazioni e le nostre mucose (gengive, bocca, parti intime…) in perfetto ordine e funzionamento.
La combinazione dell’impossibilità fisica di accedere a cibi freschi e del risparmio con cui governi (per gli equipaggi “legittimi”) e capitani (per gli equipaggi pirata) si procuravano cibi ad elevata resistenza ma scarso valore nutrizionale condannava i marinai ad una alimentazione subottimale.
Come questo cambia la prevenzione
Abbiamo dimostrato che esistono quattro tipologie di malattie.
Per le malattie dovute alla carenza o all’esposizione a determinate sostanze, l’unico modo efficace è evitare quelle sostanze o introdurle nella dieta. Se non vuoi morire avvelenato dal Polonio all’uso post-Sovietico, ti basta evitare di bere thé arricchito dalla sostanza tossica.
Se non vuoi avere lo scorbuto, devi ingerire sufficiente vitamina C. Ovvietà, ma non ai tempi del Dottor James Lind, medico scozzese che fornì a dei malati di scorbuto arance e altri cibi freschi e nutrienti ricchi di vitamina C e rilevò che uno dei malati, passato da una dieta di pappette e gallette ad una dieta sana a base di frutta fresca e altri buoni elementi di dieta “nel giro di sei giorni è diventato un uomo pronto per il suo dovere”.
Se invece non vuoi prenderti influenza o COVID19 ha solo due scelte: evitare di entrare in contatto col patogeno oppure entrarvi ma avere un sistema immunitario in grado di affrontare la malattia evitando quindi una sua durata lunga e l’insorgenza dei sintomi più gravi.
Certo, un soggetto in salute ha un piccolo vantaggio, ma l’unico modo è avere un sistema immunitario in grado di riconoscere un virus.
I vaccini, abbiamo più volte detto, forniscono allo stesso “un’anteprima” di come sarà fatto il virus che dovranno affrontare senza che la malattia si sviluppi: le successive infezioni, ove presenti, saranno quindi affrontate con meno sintomi e una guarigione più rapida, arrivando in moltissimi casi a non sviluppare affatto la malattia.
Paragonare quindi una malattia dovuta a carenza di sostanze come lo scorbuto a una malattia infettiva come COVID19 è un azzardo, nonché un paragone improprio.
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