Ancora sul grande saccheggio, fenomeno tutto italiano che non si fermò negli anni ’60 ma si spinse ben oltre. Era l’11 ottobre 1971 quando Imagine di John Lennon, con gentile gamba tesa, propose una visione pacifista del mondo con una popolazione prevalentemente laica e priva di ogni tipo di odio nazionalista e ogni convenzione. Quale fosse l’idea di John Lennon è cosa nota, ma l’Italia della canzone italiana d’amore aveva un mercato diverso.
Per questo arrivò Paolo Limiti che trasformò Imagine in una storia d’amore adatta alle corde di Ornella Vanoni. Era il 1972. Nel 1996 Gino Paoli incise la sua versione, leggermente più vicina al messaggio originale ma con tutte le licenze del caso.
Oggi Imagine di John Lennon è considerata, insieme a Working Class Hero, Instant Karma, Give Peace A Chance e Merry Xmas, una delle canzoni più rappresentative dell’ex Beatle. La sua forza, oltre agli iconici accordi di pianoforte ripresi dagli Oasis come omaggio nell’intro di Don’t Look Back In Anger, era un testo certamente coraggioso per il 1971.
John Lennon cercò di evitare il solo accostamento al messaggio di pace, aggiungendo che il testo era molto vicino a un manifesto del partito comunista. Yoko Ono corresse il tiro e spiegò che Imagine immaginava un mondo in cui “siamo un solo Paese, un solo popolo”.
Una delle migliori rivisitazioni appartiene agli A Perfect Circle, con la loro versione cupa al limite del tombale contenuta nell’album Emotive (2004). In Italia, invece?
Come detto in apertura, la prima versione in italiano di Imagine di John Lennon fu scritta da Paolo Limiti e incisa nel 1972 da Ornella Vanoni con il titolo Immagina Che contenuta nel disco Un Gioco Senza Età (1972). Paolo Limiti alterò completamente il testo raccontando una storia d’amore (“Immagina che per caso, domani qui, arrivi un’altra, non so dire chi”) nel tipico stile della canzone italiana.
Anche l’arrangiamento suonò diverso, con una minore presenza del pianoforte e una maggiore imposizione degli arpeggi della chitarra acustica e dell’orchestra.
Nel 1996 Gino Paoli pubblicò l’album Appropriazione Indebita, un album di cover. Tra queste c’era Immagina Un Bel Mondo, che l’autorevole sito di critica Orrore a 33 Giri inserisce tra le cover horribilis parlando di “cover stanca e bruttarella” e “perfetta da cantare tra boy scout”.
Il brano non è rintracciabile su YouTube né su Spotify, per cui ci arroghiamo il diritto di linkare un post pubblicato da un utente su Facebook. La sorpresa? È nel finale. Vi dice niente Hey Jude?
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