L’ISS e il Paradosso di Simpson: attenti all’interpretazione dei dati, la Pandemia dei non immunizzati esiste
Il Paradosso di Simpson è il tiro salvezza dei novax posti di fronte al rapporto settimanale dell’ISS.
La situazione è stabile e nota da mesi ormai, sia pur negli incrementi: la vaccinazione riduce i fattori di rischio di un ordine di grandezza intero.
A ottobre possiamo osservare la seguente situazione
Il tasso di decesso nei non vaccinati (65 per 100.000) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro sei mesi (7 per 100.000) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (11 per 100,000).
E così via per ogni altro fattore di rischio: un ordine di grandezza in meno per il contagio contratto, un ordine di grandezza per l’ospedalizzazione, un ordine di grandezza in meno per le T.I., un ordine di grandezza in meno per i decessi.
Sul concetto di caso confermato
Ovviamente, parliamo di casi confermati, ovvero persone ovviamente con sintomatologia tale per giustificare il ricovero e la presenza di test diagnostici confermati.
La mera statistica ci consente di superare la fallace dialettica del “Morto di COVID o con COVID”: come già esplicato dall’ISS, il fragile, il diabetico, l’iperteso e il cronico che senza COVID19 avrebbe potuto avere una qualità della vita pari ad un sano, se muore di COVID19 è un morto di COVID19.
Possiamo anche escludere l’inferenza di eventuali falsi negativi in scheda (ad esempio, pazienti morti per altri condizioni): la scheda di morte compilata correttamente riporta espressamente l’obbligo di indicare le concause partendo da quella he ha dato inizio alla sequenza di morte.
Siamo quindi certi che i decessi per COVID sono quelli a. avvenuti in presenza di infezione da COVID, b. dove COVID ha innescato una sequenza di eventi compatibile con la morte e d. dove eventuali altri fattori sono concause e non cause dirette.
Non quindi COVID come stato rilevante che ha contribuito, ma COVID come causa prima, con eventuali concause registrate.
Archiviata la triste stagione di “Con COVID o per COVID”, che come abbiamo visto denota il crudele abilismo e darwinismo sociale di chi considera la morte dell’anziano e del fragile un “giusto prezzo” da pagare per un’apericena senza Green Pass, possiamo passare al secondo punto.
Il Paradosso di Simpson, ovvero perché i dati vanno prelevati dalla popolazione alla fonte e non a valle degli ospedali.
I rapporti dell’ISS e il Paradosso di Simpson
Ne avevamo già parlato qui, del resto, ma anche qui.
Partiamo da un concetto stabile: nonostante sembrino molto più numerosi e vocianti a causa del forte rumore mediatico che le loro azioni (anche violente) comportano, i novax sono in Italia una netta minoranza.
Al momento in cui scriviamo, il 77,16% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale primario. Il 2,17% è in attesa di seconda dose. Il 6,96% ha fatto la terza dose. Complessivamente – contando anche il monodose e i pre-infettati che hanno ricevuto una dose – è almeno parzialmente protetto il 79,33% della popolazione italiana. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea individuata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 87,04% mentre l’84,66% è vaccinato.
Il che significa che, sostanzialmente, i non immunizzati rappresentano circa il 20% della popolazione totale.
I non immunizzati hanno rischi di nove volte più alti rispetto ai vaccinati, ma di contro rappresentano all’incirca un quinto della popolazione totale, un quinto destinato inevitabilmente a ridursi.
Vuoi perché la campagna vaccinale, sia pur rallentata, continua ad andare avanti. Vuoi perché agli immunizzati da vaccino si uniranno i guariti, la platea dei vaccinati crescerà e quella dei non vaccinati diminuirà.
Al momento è innegabile che il numero maggiore di ospedalizzazioni gravi sia tra i novax.
Ma come riporta l’analisi del Corriere, siccome i novax si riducono nel tempo, e i vaccinati aumentano, prendendo il dato dagli ospedali, potranno capitare sedi dove i novax non ci sono. Ma non perché siano immuni dalla malattia, ma proprio perché in quella particolare area sono fisicamente quattro gatti.
L’osservazione costante dei numeri relativi alla pandemia ha già evidenziato come a lungo andare i numeri assoluti hanno un effetto ingannevole: più la popolazione è protetta maggiore diventa infatti il numero di chi può finire in ospedale anche con le due dosi.
È quello che viene definito paradosso vaccinale. Ciò succede già oggi per i contagi: tra gli over 80 e i 60-79 enni, la percentuale di vaccinati è decisamente alta, rispettivamente a quota 92,7% e 87,4%: in entrambi i casi in numeri assoluti le infezioni sono più alte tra chi ha fatto le due dosi rispetto a chi è senza (4.033 contro 941 e 9.175 contro 4.207). E ormai tra i 40-59 enni, immunizzati al 76,5%, la diffusione del contagio sempre in dati assoluti è simile: 12.623 vaccinati contro 12.266 no.
Bisogna dunque effettuare le percentuali sulle platee di riferimento: i cittadini vaccinati con ciclo completo sono 41 milioni e 915.257, i no vax 9 milioni 231.487.Ebbene nell’ultimo mese la percentuale dei nuovi contagiati tra chi non si è immunizzato è pari allo 0,37%, tra chi è immunizzato è pari allo 0,08%.
Quattro gatti che, come abbiamo visto rischiano e aumentano il rischio per gli altri.
Se il vaccino riduce e di molto i rischi di malattia anche grave, e il non vaccinato diventa un cosciente (o incosciente?) fattore di rischio, esporre la popolazione generale a continui fattori di rischio danneggia la popolazione generale.
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