“L’isola che non c’è”: novax comprano cittadinanza in uno stato che non c’è
Novax comprano cittadinanza in uno stato che non c’è, e non solo loro. Cedere alle sirene di uno “stato sovrano” abbiamo visto negli anni è facile.
Ma quando si arriva alle tematiche novax e fiscali, si sa l’esito che si è destinati ad arrivare. C’è chi per gioco, ed è ammesso e legale farlo va detto, compra alberi e terra chissà dove, magari anche sulla Luna o altri mondi fantastici, per certificati gioco. Spesso la cosa finisce lì, hai fatto un po’ di beneficienza rimboschendo l’ambiente ed hai una spiritosa targa come testamento per la tua generosità.
A volte però le cose non sono così ilari e trasparenti, ma si finisce nel grottesco. Nel grottesco de “L’Isola che non c’è”.
“L’isola che non c’è”: novax comprano cittadinanza in uno stato che non c’è
Non parliamo dell’isola nel cielo oltre la “seconda stella a destra”, ma di un luogo del pensiero affine a costruzioni immaginarie dei “freemen on the land” e delle varie forme di “Sovranità individuale”.
Parliamo di un’indagine della Guardia di Finanza relativa all’acquisto della cittadinanza in uno “Stato Teocratico Antartico”. Non per gioco, non per benevola beneficienza mascherata da burla. Bensì, accusano gli inquirenti, per denaro.
Diventare un cittadino Teocratico antartico costava dei bei soldi, dai 200 ai 1000 euro.
Con la promessa di benefici che ovviamente non sarebbero mai arrivate: tasse al 5%, documenti validi per viaggiare in giro per il mondo e sopratutto esenzione dagli obblighi vaccinali.
Il “Cittadino Teocratico Antartico” avrebbe potuto ad esempio continuare ad esercitare la propria attività lavorativa senza ottemperare all’obbligo vaccinale e senza mai essere sospeso.
Con possibilità per i medici novax di costituirsi in un Albo “Straniero” e per gli altri lavoratori di poter far valere una cittadinanza di fatto non esistente.
Anche in questo caso c’erano attestati e titoli nobiliari in ballo, come nelle iniziative più giocose: ma in queso caso lo scopo era decisamente più prosaico. Niente vaccini, niente tasse, niente patenti (nell'”isola che non c’è” potevi avere una patente locale) e la promessa di finanziamenti e agevolazioni.
Tutto finito: secondo ANSA l’avventura dell’Isola che non c’è si chiude con la contestazione dei reati di associazione a delinquere, truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi espatrio e riciclaggio.
E naturalmente, pare che ai neocittadini toccherà tornare al loro tran tran quotidiano di cittadinanza italiana e vaccini.
Se proprio desiderate un certificato, compratene uno di quelli, legali ancorché solo per gioco e beneficienza, che vi consentono di avere targhe e premi per rimboschire le foreste Scozzesi.
Tranquilli, non ci pagano: ma non è più bello dire “Vedete questo certificato? Testimonia che ho salvato tanti alberi e sono orgoglioso” che “Vedete questo certificato? Volevo comprarmi una cittadinanza speciale per sfuggire ai vaccini della kasta e invece spiaze”?
I precedenti
Nonostante i novax non siano gli unici “acquirenti” coinvolgi, la stampa riporta una componente irretita dalla promessa di “stato non vaccinista”.
La mente corre alla triste saga dei portali Telegram che promettevano la vendita di Green Pass ai novax.
Con esiti altrettanto, oseremmo dire, peregrini.
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