Passiamo ora ai crudi fatti. Credo che ormai, almeno per la loro ricca presenza nelle bufale, da sempre stimolate dal terrore e dal clima di panico, tutti voi siano a conoscenza di ISIS, l’Organizzazione Terroristica che vagheggia la creazione di uno Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, cui deve il suo nome, e dell’Ebola, la terribile malattia da filovirus che sta provocando una grave epidemia nei paesi africani.
Da sempre l’essere umano ha avuto paura di due cose: la guerra e la malattia, entrambe forze al fuori del suo controllo cosciente. Non puoi ragionare con un esercito invasore, ma neppure puoi aspettarti pietà e calore umano da un patogeno invisibile. È per questo che le pestilenze medioevali, la lebbra e, in tempi più recenti, l’Influenza “Spagnola” sono entrate nell’immaginario collettivo come simboli di orrore inevitabile.
Non è pertanto peregrino l’allarme sollevato dal professor Shimkus, esperto di sicurezza, ai giornalisti di Forbes. A dire di Shimkus uno scenario probabile potrebbe comprendere l’utilizzo di agenti, se non kamikaze, infetti con l’Ebola per diffondere la malattia nei luoghi di loro operazione. La frase completa di Shimkus è
“The individual exposed to the Ebola Virus would be the carrier,” Shimkus told Forbes. “In the context of terrorist activity, it doesn’t take much sophistication to go to that next step to use a human being as a carrier.”
“L’individuo esposta ad Ebola sarebbe l’untore. Nel contesto delle attività terroristiche non ci vuole molta sofisticazione per capire che il prossimo passo sarebbe usare un essere umano come untore”
Notato niente? L‘uso del condizionale è un obbligo. Infatti Amanda Teckman, autrice del testo “The Bioterrorist Threat of Ebola in East Africa and Implications for Global Health and Security” ha dichiarato alla stessa rivista che
because ISIS’ recent beheadings are likely aimed at garnering attention for their self-proclaimed goal of creating an Islamic state under Sharia Law, the group is unlikely to go through the trouble of using Ebola as a weapon of terror.
Siccome le decapitazioni pubbliche di ISIS sono probabilmente tese a creare attenzione sul loro progetto di creare uno stato islamico retto dalla Sharia, non è probabile che il gruppo affronti il problema di usare l’Ebola come arma di terrore.
Queste semplici parole, unite ad alcuni minacciosi messaggi apparsi su forum filo-ISIS ed individuati dalla stampa hanno portato il panico nel web. Le due paure si sono unite: sono tornati gli Untori, e vestono i panni dei Terroristi suicidi.
Ma sarà davvero così? Analizziamo il resto dell’articolo che ha riportato quei messaggi… definendoli, senza peli sulla lingua, uno schema stolto ed inefficace. Insomma, secondo il commentatore americano, i messaggi riguardanti probabili mezzi di infezione da Ebola sono una “bufala” creata da ISIS e simpatizzanti per aumentare il clima di terrore, una minaccia che mai potrà essere portata a termine seriamente.
Serviamoci delle parole del commentatore per analizzare lucidamente i percome.
Ebola è un virus molto, molto rapido. In due-otto giorni di incubazione, che possono essere estesi fino a ventuno in un casi particolari ed in un organismo eccezionalmente sano, arriva alla fase sintomatica. E non sono certo sintomi gradevoli, o occulti.
Un eventuale terrorista quindi, senza neppure il tempo di potersi spostare nel luogo che intende infettare, si ritroverebbe a combattere con una o due settimane al massimo di sanguinamento, diarrea, problemi respiratori, tachicardia, necrosi sistemica, nausea e vomito, divenendo rapidamente incapace di perseguire qualsiasi obiettivo si fosse prefisso.
E se, come insinuato nei messaggi apparsi su quel forum, il terrorista occultasse su di sé delle “dosi” virali per autoinocularsi o, peggio, infettare un bacino idrico (evocando l’antica immagine del “Giudeo che avvelena i pozzi”, ed ignorando le recenti norme di sicurezza che vietano di portare bottiglie d’acqua e simili sugli aerei, unico mezzo abbastanza veloce per superare la “barriera degli otto giorni”)?
“Growing it and then ‘bottling’ it is not feasible, as the virus would start to die off once it loses contact with a living reservoir or body fluid,” says Jack Chow, service professor of global health at Carnegie Mellon University, in an email. A virus like Ebola survives only through bodily fluids passed on from one person to another. “You can’t just take the virus and pour it in a reservoir, and expect everybody in the city to get sick,” says William Schaffner, an infectious disease specialist at Vanderbilt University.
“Sviluppare e poi ‘imbottigliare’ Ebola non è possibile, poiché il virus morrebbe una volta privato del contatto con un corpo vivente o fluidi corporei, dice Jack Chow, professore di Salute Generale alla Carnegie Mellon University in una email. Un virus come Ebola sopravvive solo mediante il contatto diretto con fluidi corporei trasmessi da una persona all’altra. “Non puoi versare il virus in un bacino idrico ed aspettarti che tutti in città si ammalino”, dice William Schaffner, specialista di malattie infettive alla Vanderbilt University.
La mente corre ad operazioni ben più brutali ed efficaci, come gli attentati a base di Antrace effettuati da celle terroristiche vicine ad Al Qaeda. Infatti:
Whereas anthrax is a bacteria that can be transmitted via powder, Ebola is unlikely to live outside a host. “I don’t know that the virus can even survive in the mail,” says Schaffner.
Dove l’Antrace è un batterio che può essere diffuso mediante polveri, l’Ebola non può sopravvivere lontano da un ospite. “Non credo neppure che quel virus possa sopravvivere in una lettera”, aggiunge Schaffner
Infine, anche lo scenario del terrorista suicida che si inietta di Ebola per diventare il caso zero di una nuova infezione, o farsi esplodere spargendo brandelli di carne e sangue contaminati, viene dal dottor Schaffner stroncato
Schaffner also believes it’s doubtful that an ISIS soldier could start an Ebola outbreak in the U.S. The most likely way to spread Ebola would be for an infected fighter to head to an emergency room without telling anyone he’s carrying the disease. That could potentially spread the virus to health care workers, Schaffner says, but even that scenario is far-fetched. Ebola symptoms can surface after just a couple days. By the time a would-be martyr reached the U.S., he’d probably be too ill to make it past customs. “Once the serious symptoms begin, the patient typically becomes too incapacitated and cannot go further,” Chow points out.
Schaffner ritiene anche improbabile che un membro dell’ISIS possa iniziare un’epidemia di Ebola negli Stati Uniti. Il modo più probabile con cui un terrorista infetto potrebbe contaminare qualcuno sarebbe andare alla Guardia Medica senza dire a nessuno di avere l’Ebola. Questo potrebbe infettare i medici col virus, aggiunge Schaffner precisando che questo scenario è privo di senso. I sintomi di Ebola compaiono dopo un paio di giorni. E nel tempo in cui un terrorista in cerca di martirio impiega per raggiungere gli Stati Uniti, sarebbe giù troppo malato per attraversare la dogana. “Quando i sintomi peggiori cominciano, il paziente è fisicamente inabile a proseguire”.
I nostri dubbi vengono così confermati: Ebola ha un decorso troppo rapido per essere mantenuto in vita dentro un organismo per più di una ventina di giorni scarsi, e già dopo la prima settimana un probabile terrorista sarebbe ridotto in uno stato di prostrazione fisica tale che, anche se i marchi evidenti della malattia sul suo corpo non lo imprigionassero fino alla fine dei suoi giorni (o fino alla fine della sua guarigione, ipotesi al momento poco probabile al termine della quale finirebbe in prigione) in un Reparto per le Malattie Infettive, sarebbe incapace anche solo di pensare lucidamente, figurarsi nel mettere in cantiere i propri nefandi piani.
Lo scrivente non ritiene di dover soffermarsi ulteriormente sull’ulteriore, improbabile teoria apparsa di condivisione in condivisione secondo cui un terrorista potrebbe trarre vantaggio dalla capacità di Ebola di sopravvivere nello sperma umano per un periodo successivo alla guarigione. Ciò postulerebbe che il terrorista sia sopravvissuto, e postulerebbe un mezzo di diffusione dell’infezione degno più della parodia erotica di un film d’azione che della vita reale.
Ciò posto, possiamo affermare che l’uso di Ebola in un attentato dell’ISIS è possibile, ma altamente improbabile. Il filovirus di Ebola è, per sua costituzione, il peggior patogeno utilizzabile in una guerra biologica, inferiore, e di gran lunga, rispetto alle classiche “buste di antrace”.
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