Editoriale

L’Iran promette l’abolizione della polizia morale e del velo (enfasi: promette)

L’Iran promette l’abolizione della polizia morale e del velo: una grande notizia alla fine di una stagione di rivoluzioni contro regole oppressive e teocratiche. Che potrebbe essere però uno dei più grandi successi dell’avanzare del mondo verso la democrazia, o una titanica “promessa da marinaio” a livello Statale, un “fidati” da un Pino La Lavatrice di livello teocratico.

La storia la conosciamo tutti: a settembre una ragazza Iraniana di soli 22 anni, Mahsa Amini, viene arrestata dalla “Polizia Morale”, incaricata dell’osservanza del regime coranico e decede a seguito di un arresto arbitrario seguito da assai probabili torture, causa indicata del decesso. Ciò ha dato origine a mesi di lotte serrate, che sono costate fin’ora 400 vite ed un numero di arresti di cui, parlando di un regime, non è possibile la quantificazione, arrivati persino ai Campionati Asiatici Seul, dove la delegazione Iraniana è stata ritirata di gran fretta dopo la solidarietà espressa dalla campionessa Elnaz Rekabi per i rivoltosi.

Secondo quanto riferito dal procuratore generale iraniano Mohammad Jafar Montazeri all’Agenzia di stampa Isna, la polizia morale è stata abolita dalle autorità competenti, ha riferito oggi l’agenzia di stampa Isna.

“La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata”

Avrebbe dichiarato, spingendosi ad affermare che i legislatori sono al lavoro per la revisione dell’obbligo di velo, e ci saranno “dei risultati tra una o due settimane”.

Va detto che come avrete notato, ci sono un po’ troppi “se fosse” e “vedremo” per accettare la parola di un regime teocratico sulla fiducia.

L’Iran promette l’abolizione della polizia morale e del velo (enfasi: promette)

Lo stesso procuratore generale iraniano, segnale abbastanza preoccupante, ha infatti dichiarato alla medesima fonte che comunque la magistratura provvederà a vigilare sull’obbligo di velo e qui citiamo testualmente “specialmente nella città santa di Qom, è una delle principali preoccupazioni della magistratura e della nostra società rivoluzionaria, ma va notato che l’azione legale è l’ultima risorsa e le misure culturali precedono qualsiasi altra”.

Come ha fatto notare Borozou Daraghahi, corrispondente per l’Independent, le parole del procuratore generale sono abbastanza vaghe da costituire un caso da manuale di promesse da marinaio.

Se con una frase dichiari che la polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura e chi l’ha creata non vuole più averne a che fare, ma con quella successiva insinui che una delle principali preoccupazioni della magistratura è del regime sono le “misure culturali” tra cui “[l’obbligo del velo] specialmente nella città santa di Qom” stai di fatto aprendo ad uno scenario in cui darai il contentino alla piazza togliendo potere ai responsabili delle atrocità commesse installando al loro posto nuovi responsabili sotto il controllo del potere giudiziario incaricati di tutelare gli stessi identici precetti.

Non sembra un enorme cambiamento, e come fatto ancora notare dal corrispondente, non esclude che il “nuovo soggetto” altro non sia se non la polizia morale stessa “sotto nuova gestione”

Cosa confermata da ulteriori dichiarazioni di fonte governativa: attualmente la polizia morale non è stata affatto sciolta.

L’Iran promette l’abolizione della polizia morale e del velo (enfasi: promette)

Potrebbe esserlo nel futuro, ma lo scenario più probabile è una semplice “ripulita generale” coi vertici decapitati o spostati per dare un’idea di pulizia e poi ricominciare.

Parimenti le dichiarazioni ufficiali di una “applicazione flessibile” delle norme sul velo di fatto significano poco o niente. Le norme sono sempre state applicate, per forza di cose, dalle autorità locali, con vari gradi di flessibilità dovuti alla natura umana.

Il rischio è scoprire, dopo aver promesso grandi cambiamenti in 15 giorni, che tali cambiamenti non ci saranno, come l’eterna promessa di “perdere sette chili in sette giorni”. O che alla fine la montagna partorirà il topolino.

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