L’indignazione social sulle foto di Arisa dice molto di noi (e poco di buono)
L’indignazione social sulle foto di Arisa dice molto di noi (e poco di buono): è ora di ammetterlo. Ci sbracciamo ogni giorno per parlare di autodeterminazione della donna, di libertà sessuale di ambo i sessi, e quando una donna presenta degli scatti disinibiti intervallati da una richiesta salace e foto di ortaggi (e voi qui quelli avrete: gli ortaggi. Onanisti e provocatori vadano altrove), ecco che scatta l’indignazione.
Anzi “l’indinniazione”, scritta così, quella tipica del “Popolino” descritto da Caparezza come un “Moralista, puritano e bacchettone che si filma mentre scopa con tuniche da Stregone”.
Quella dei vizi privati ma delle pubbliche virtù: virtuoso, virtuosissimo quando può essere osservato. Un esercito intero di Sailor Moon e Supermen, paladini della morale, della giustizia e dell’etica pronti a dar lezioni al prossimo.
L’indignazione social sulle foto di Arisa dice molto di noi (e poco di buono)
Arisa così decide di pubblicare degli scatti disinibiti su Instagram. Per carità, niente di così eccessivo: un nudo “vedo non vedo”, ma più sul non vedo grazie a sapienti giochi di camera, foto coi “piedini da Barbie” che almeno dai tempi del recente film della Gerwig con Margot Robbie hanno riattizzato le fantasie feticiste di chiunque chiedeva “Foto di piedini” sui social, e una richiesta tutto sommato anche condivisibile.
Questa
Valuto proposte di matrimonio da soggetti sanissimi, max 45 anni, economicamente autosufficienti a cui piaccia solo e da matti l’organo sessuale femminile, in particolare il mio.
Che voglia svegliarsi con Rosalba Pippa al mattino e aiutarla a vivere una vita piena, felice e soddisfacente, in completa armonia con Arisa, suo alter ego artistico.
Si offre “verità, corpo, anima, cervello” fedeltà se meritata e ottima cucina. Qualche sbalzo d’umore ma tutto risolvibile con un abbraccio e con la buona fede.
Solo intenzioni serie.
NESSUNA BUGIA.
NO PERDITEMPO.
Ovviamente, se fai un post in cui chiedi offerte amorose, non chiedi
Vorrei un soggetto malatissimo come il Geremia Cariatide del Gruppo TNT e anche più decrepito, che non mi voglia toccare neppure da cinquecento chilometri con una canna da pesca molto lunga e voglia usarmi come Bancomat o come sugar mommy, ma senza la parte divertente, che si limiti la mattina a farsi staccare l’assegno e poi sparisca, magari se gli scappa una manata sul cu*o e via.
Nessun annuncio matrimoniale, o anche solo di incontri sulle riviste vintage degli anni ’70 avrebbe mai osato tali livelli di masochismo.
Ma siamo nel 2023, un 2023 che ormai sembra più arretrato dell'”Età oscura” più immaginaria.
Da due giorni le foto di Arisa sono oggetto di un “trend verticale” sui social basato sull’indignazione pelosa.
Una riunione di opposti basati sul bacchettonismo inedita nella storia italiana da quando novax, nostalgici del comunismo staliniano e seguaci dei QAnon tutti destra e Trump si fecero beccare in un tenero (e ancor più volgare) abbraccio in favore del nuovo Zar Putin.
Ovviamente le foto sono state prese d’assalto da personaggi descritti negli stessi commenti come “presi dal pubblico di Ciao Darwin!”, la nota trasmissione Mediaset famosa (o famigerata) per un pubblico/sfidanti composto da persone “rustiche” e con l’ormone a palla.
Altrettanto ovviamente, c’è chi ha criticato le foto di nudo, in un universo virtuale dove il rito della “foto da zozzoncella/macho man gigolò” con la frase di Coelho o Osho buttata in didascalia è ormai fenomeno di costume in cui non è il goffo nudo a offendere ma la vacuità di frasi fatte rimasticate e ricopiate.
Ovviamente c’è anche chi ha criticato l’appello di Arisa, urlandole che “non era nel suo diritto” essere così “selettiva”, che non può dire di volere un amore giovane, autosufficiente e interessato ai rapporti sessuali anche fisici con lei perché “Tanto i soldi li ha” e “così discrimina”.
Come se noi discriminassimo ogni volta che decidiamo un partner rispetto ad altri che magari volevano anche “fare robe” con noi, ma siccome abbiamo già deciso di non volere loro non vorranno.
Cosa stiamo diventando
In America un triste fenomeno ha visto gli “Incel”, “Celibi involontari”, persone convinte che le donne gli debbano il “diritto fondamentale al coito” e che la società moderna vada riformata limitando i diritti della donna perché se la donna è sessualmente libera loro non scoperanno mai nella vita arrivare a denunciare le sex worker e le lavoratrici di OnlyFans all’IRS, l’Agenzia delle Entrate Americana nota per essere molto più rigida della nostra.
L’operazione Thot Audit (sì, gli hanno dato anche un nome) era la cosa più miserabile che l’animo umano potesse pensare, ed è parte del pensiero confluito nell’attacco alle foto di Arisa.
Siccome la donna secondo gli Incel non dovrebbe avere diritto alla scelta del maschio, ma “accontentarsi di persone al suo livello” (ovviamente scelto dagli uomini in modo che ogni uomo abbia il suo coito) chi, come le sex workers o le OnlyFans vende servizi legati al suo corpo è una “thot” (“That hoe over there”, tradotto in “Quella zo**ola lì”).
Quindi bisogna punirla minacciandola di problemi legali anche gravi e di ridurla in miseria se non si presta a concedere gratis il suo corpo al maschio senza alcuna pretesa di alcun tipo.
Siamo davvero arrivati a questo?
Siamo arrivati davvero a decidere sui social quando una donna (ma lo stesso discorso varrebbe anche per gli uomini: però è un indizio che succeda ad una donna) deve mostrarsi, con chi può chiedere di avere rapporti sessuali e a che condizioni e chiedere segnalazioni fino a invocare il “mondo al contrario” che (ahinoi) va di moda citare per giustificare la nostra ingiustificabile brama di controllo altrui?
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