Ci sono ancora molti nodi da sciogliere per quanto riguarda l’inchiesta di BuzzFeed riguardante Salvini, Gianluca Savoini ed una cifra complessiva pari a 65 milioni di dollari che sarebbe pervenuta alla Lega dalla Russia. Questione molto delicata, ben più delle schermaglie dialettiche che anche nella giornata di ieri hanno visto protagonista il Ministro dell’Interno con Renzi, come avrete notato dal nostro articolo. Occorre dunque riepilogare tutto quello che sappiamo oggi 10 luglio.
Tutto nasce da un colloquio che a detta di BuzzFeed ci sarebbe stato il 18 ottobre 2018 a Mosca, con Gianluca Savoini protagonista assoluto. Si parla appunto di finanziamenti che partirebbero dalla Russia verso la Lega, anche se Salvini non viene mai menzionato. Tuttavia, c’è un passaggio in cui gli interlocutori russi si focalizzano su documenti da preparare, in modo tale che possano essere visionati dal “deputy prime minister“. Come conferma Next Quotidiano, si parla in questo caso del vicepremier. Fondamentalmente, Gianluca Savoini è presidente dell’associazione Lombardia-Russia e sulla carta non ricopre ruoli ufficiali per la Lega, ma Il Fatto Quotidiano lo definisce “responsabile per il Carroccio dei rapporti con Mosca“.
Non è chiaro se la transazione di 65 milioni di dollari sia andata a buon fine, anche perché i partiti italiani per legge non possono ricevere simili “donazioni”, mentre Salvini ha già fatto sapere di essere intenzionato a querelare anche “oggi, domani e dopodomani”. Afferma di non aver mai preso un rublo, un euro, un dollaro o un litro di vodka di finanziamento dalla Russia“. Sulla stessa lunghezza d’onda Gianluca Savoini, che conferma le parole del Ministro dell’Interno, esclamando “tutte parole e blablabla”.
Restano comunque delle domande senza risposta dopo l’uscita di BuzzFeed, come il motivo per il quale Gianluca Savoini non abbia negato quell’incontro. Insomma, di cosa hanno parlato le parti in causa? Ricordiamo che l’accusa parla di un accordo che gravita attorno ad almeno 3 milioni di tonnellate di carburante all’anno da fornire ad Eni per un valore totale che ammonta ad un miliardo e mezzo di dollari. Il tutto tramite intermediari, con i venditori che avrebbero l’obbligo di applicare una tariffa scontata nell’ambito delle transazioni appena descritte. Qui entrerebbe in gioco il finanziamento, con lo sconto pari a circa 65 milioni di dollari
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