Liliana Segre non ha mai detto che “il nazismo ucraino è buono”: e questa è la piaga dei virgolettati inventati. Piaga che ci infesta da tempi immemorabili.
Chi ci segue da lungo tempo sa come funziona il fenomeno: si prende un personaggio famoso, si appiccica con Photoshop una frase oltraggiosa e tesa ad indignare e si aspetta. È quel genere di trolling che chiamiamo “indinniazione”, dalle frasi spesso storpiate e rabbiose che la accompagnano.
La piaga del virgolettato fantasma o inventato ha colpito svariati personaggi: Giobbe Covatta, che ha più volte sporto denuncia e recriminato, Gentiloni e Roberto Saviano, per un breve elenco per nulla esaustivo.
Talvolta il virgolettato inventato diventa un involontario sottoprodotto della titolistica di giornale, come per il caso della falsa attribuzione ad Alexander Stubb della frase “Lo Zar potrebbe massacrarci”.
In questo caso la frase non compare in alcun intervista: è semplicemente un falso pubblicato sui social, sovente dietro l’ombrello di una formula dubitativa che non rende una fake news meno fake.
Ovviamente, come amiamo dire in questi casi, una frase che non ha fonti è da ritenersi un falso a prescindere.
Non vi sono tracce di questa frase in alcuna intervista pubblica della Segre, rendendola l’equivalente rissoso e berciante del Pertini manesco cavernicolo che per i complottisti amava presentarsi a “conferenze per la pace” urlando di mazze e pietre.
Siamo quindi di fronte ad una libera interpretazione (anzi, deformata) del sostegno che Liliana Segre ha dato al popolo Ucraino, vittima dell’invasione Russa e delle svariate atrocità compiute nel conflitto.
La frase corretta è
«Condivido la scelta di dare voce a una rappresentante del popolo ucraino. Lo vedo anche come un segno di solidarietà verso i tantissimi anziani, donne, bambini, costretti a lasciare il loro Paese. Del resto sarebbe difficile in un anno come questo intonare Bella ciao senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati e hanno “trovato l’invasor”. Ciò non vuol dire ovviamente essere contro il popolo russo, vittima delle decisioni disumane del suo leader».
Ovviamente, del tutto diversa.
Quanto a come una frase del genere sia stata deformata in un copypasta ad uso indignazione, i colleghi di Open hanno individuato una catena di condivisioni basate su un fenomeno che ben conosciamo.
La teoria, invalsa in ambienti filoRussi e assimilati per cui chiunque dica qualcosa di “sgradito” al Cremlino vada automaticamente considerato un nazista da denazificare.
Gli Ucraini, io, tu che leggi, i rappresentanti dell’Occidente: persino Liliana Segre, vittima dell’Olocausto, viene promossa di ufficio a nazista per aver provato pietà per il popolo Ucraino.
Svuotando così le parole di ogni significato.
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