L’esultanza di Imane Khelif è meritata: e se voi provaste a pensare a quello che avete in testa anziché a smettere di cercare ca**i come se foste in un glory hole di un locale malfamato lo capireste. Imane Khelif ha vinto, e voi avete perso. E sapete quale genere di perdente insiste? Quello più grottesco e ridicolo, quello che davanti alla sconfitta non si ferma.
O quello che in assenza di prove decide che siccome Imane Khelif è stata portata in trionfo per uno dei più grandi successi dell’Algeria Sportiva degli ultimi anni, ovviamente deve essere un uomo perché in Algeria nessuno avrebbe portato in trionfo una donna.
Qualcosa che è meno di un indizio, meno di un elemento circostanziale, letteralmente è solo complottismo
C’è chi chiede di esibire “un video dove in Algeria una donna viene portata sulle spalle”.
E quando ovviamente glielo mostrano, ecco i commentatori sbroccare malissimo perché la sua illusione gli è stata crudelmente strappata via.
Anche perché buttarla su “Eh ma l’Algeria è così” ha senso come dichiarare che la religione cattolica non esiste perché hai visto un tizio col crocefisso al collo mangiare da McDonald’s il venerdì o perché nessuno di quello che conosci ha voluto credere alla bufala dell'”Ultima Cena Trans” cavata fuori dagli stessi cercatori di ca**i invisibili.
È una tragedia di generalizzazioni per giustificare e sdoganare il pregiudizio di gente che fino a ieri guardava foto di donne col pube photoshoppato e si sentiva pure difensore dei diritti facendolo.
Perché ammettetelo gente: per Imane Khelif la vita non è stata una passeggiata.
Proprio le persone che ora la portano in trionfo come una regina, come la stella che ha dato onore all’Algeria tutta, non l’hanno sempre pensata così. Da ragazzina ha dovuto vendere rottami e cous cous per pagarsi il biglietto del bus per la palestra perché “una brava bambina non dovrebbe mai praticare pugilato”, ma lei se ne è fregata.
Ha dovuto convincere quel padre che ora è suo principale sostenitore ma un tempoo non lo era che la tradizione non potess nulla contro la passione.
Ha affrontato complottisti di ogni tipo, fomentati da una costante campagna politica contro il CIO, ordita da una federazione praticamente screditata in onore di un Cremlino pronto a tutto per affossare un momento celebrativo dell’Occidente tutto (e se non credete a noi, prendetevela anche con tutti i nostri colleghi che, come noi, hanno accettato le stesse conclusioni), basate di fatto su una bufala a sua volta basata su improbabili “documenti secretati” che nessuno ha mai visto ma come le braghe del Re Nudo delle favole tutti fanno finta di vedere per far parte del branco.
Gente che pur di raccogliere “punti branco” si è resa ridicola cercando ca**i immaginari nei paracolpi delle atlete olimpioniche (perché a nessuna piace un cazzotto nella vagina…), ipotizzando il complotto dei Rettiliani Mutaforma muniti di pene e altre follie.
Dovremmo festeggiare il momento in cui l’Algeria ha smesso di dire che “una brava bambina non avrebbe dovuto pugilare”ed è diventata orgogliosa nel difendere la loro campionessa dichiarandosi pronta a querelare persone come l’atleta Anna Luca Hamori, partecipe della campagna diffamatoria contro Imane Khelif e orgogliosa nel festeggiarla.
Forse potremmo solo essere contenti che il mondo ha imparato che le bugie hanno le gambe corte, e ai bugiardi resta solo la frustrazione nel vedere le vittime del loro odio trionfare su tutto. Anche su di loro.
E sperare che l’Algeria estenda la sua difesa contro tutti i cacciatori di ca**i altrui.
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