L’emicrania è tra i disordini più prevalenti a livello mondiale, colpisce circa il 13% delle persone e ha una marcata predilezione per il sesso femminile.
Solo nell’ultimo decennio questo problema è stato riconosciuto come un’importante causa di disabilità globale. Spesso infatti questa patologia resta incompresa nel contesto sociale, perché è difficilmente oggettivabile, non è mortale e gli attacchi possono essere saltuari.
Quali sono le caratteristiche di questa patologia?
Molti associano l’emicrania al mal di testa, in particolare questo è spesso molto intenso, unilaterale e pulsatile. Gli attacchi di emicrania possono durare fino a 72 ore! In questa fase può esserci nausea, vomito e la persona può mostrarsi intollerante nei confronti della luce e dei rumori. Tipico è il paziente che si rinchiude in camera al buio cercando di isolarsi da ogni forma di rumore.
L’emicrania è stata definita come una tempesta che dura diversi giorni. Infatti, alcune ore prima dell’attacco acuto la persona può essere pervasa da un senso di stanchezza, irritazione, depressione. Inoltre si osserva spesso una fase successiva all’attacco caratterizzata da insofferenza e frustrazione.
In totale il paziente può riferire fino a 5-6 giorni di disagio e sofferenza a causa di questi attacchi. Dunque già una frequenza di circa 4 attacchi al mese rende questa patologia estremamente invalidante per il paziente. Secondo i dati UE il 28% dei pazienti riferisce di aver perso >10 giorni di attività negli ultimi 3 mesi.
Oggi si dispone di farmaci in grado di curare e prevenire gli attacchi acuti. Tuttavia manca ancora una chiara consapevolezza della malattia e il paziente può mostrarsi riluttante nel volerne parlare, temendo di non essere capito. È cruciale dunque eliminare lo stigma dell’invisibilità e comunicare che l’emicrania è una patologia reale e curabile.
Ti è mai capitato di non cogliere a pieno la sofferenza riferita da un tuo amico?
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