L’elefantessa morta in India aveva ingerito istintivamente un’esca trovata sul terreno, si cercano i responsabili
Un tragico risveglio, come confermato da ulteriori approfondimenti che vi abbiamo appena riportato su questa vicenda: le nostre home, questa mattina, hanno ospitato la notizia dell’elefantessa morta in India dopo aver ingerito un’ananas imbottita di esplosivo. Tutti abbiamo visto quel volto, quel corpo immobile nelle acque del fiume pochi istanti prima di lasciare questa Terra. Lo strazio è stato doppio: l’elefantessa portava nel grembo un figlio, e ciò che fa male al cuore è sapere di un’innocenza straziata da un artificio con il quale l’uomo ha scelto di porre fine a una vita. Si narra che qualcuno le avesse consegnato quel pasto maledetto, ma le cose non sono andate esattamente così. La stampa locale ha fatto fact checking raccogliendo le testimonianze delle guardie forestali intervenute in soccorso dell’animale.
Nel fiume per trovare riparo
La notizia è stata riportata su tutti gli organi di stampa italiani. L’agenzia Dire riporta che il pachiderma, in preda ad atroci sofferenze, si era immersa nel fiume Velliyar per trovare conforto e a quel punto sono intervenuti gli ufficiali forestali che, con l’aiuto di altri due elefanti in cattività, hanno tentato di trasportarla al di fuori delle acque per poterlo soccorrere ma l’animale è morto prima di raggiungere la riva.
A diffondere la notizia, secondo Dire, Il Messaggero e tutta la stampa nazionale, è stato l’ufficiale Mohan Krishnan in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, e il messaggio è ancora online a questo indirizzo (qui il post archiviato). Krishnan ha pubblicato il post il 3 giugno, ma si apprende che l’episodio risale al 27 maggio. Come sono andate le cose?
La stampa internazionale e locale
In un articolo pubblicato oggi, 5 giugno, IndiaTimes scrive che l’elefantessa è morta a Malappuram, una città del Kerala. La redazione ha raccolto la testimonianza di un ufficiale forestale che ha raccontato quanto segue:
Abbiamo rintracciato l’animale il 23 maggio quando gli abitanti del luogo ci hanno comunicato che un elefante stava vagando nella zona privata della foresta. Quando uno dei membri del nostro staff è andato a vedere l’elefante, è stato rilevato che l’animale presentava una ferita sulla mascella inferiore. Più tardi, per almeno 24 ore, l’animale ha vagato per cercare dell’acqua e il 24 maggio ci hanno informato che l’animale era entrato nel fiume Velliyar.
Successivamente, racconta l’ufficiale, è stato notato che l’elefantessa non mangiava da diversi giorni ma nonostante questo preferiva restare nell’acqua. A quel punto gli ufficiali hanno convocato un veterinario che ha consigliato di monitorare il comportamento dell’animale. A quel punto i soccorritori si sono adoperati per trasportare l’elefante fuori dal fiume ma l’animale, il 27 maggio, ha perso la vita. L’ufficiale ha dichiarato all’IndiaTimes che le indagini per stabilire le cause del decesso sono ancora in corso.
Non Malappuram ma Palakkad: le accuse di un’attivista e la risposta dei fact checker locali
Il 4 giugno India.com ha fatto chiarezza su alcuni punti. In primo luogo, l’elefantessa è morta a Palakkad e non a Malappuram, come fortemente sostenuto dall’attivista Maneka Gandhi in un tweet pubblicato il 3 giugno in cui compaiono condanne contro la popolazione di Malappuram, indicata come: “Malappuram è nota per l’intensa attività criminale specialmente nei confronti degli animali”.
“Nessuno ha consegnato l’ananas con l’esplosivo all’animale”
India.com fa notare che i rapporti degli ufficiali indicano, infatti, Palakkad come teatro della vicenda in quanto l’animale apparteneva al Silent Valley National Park. Il fact checking fa riferimento a una dichiarazione rilasciata da un ufficiale forestale all’International Business Times il 3 giugno, che troviamo a questo indirizzo. L’ufficiale, che ha chiesto di restare anonimo, riferisce che nessuno ha consegnato all’elefantessa il frutto carico di esplosivo, bensì si tratta di un’esca che i residenti sono soliti lasciare sul territorio per scongiurare incursioni degli animali selvatici nelle loro proprietà, una pratica oltremodo diffusa a Palakkad e dintorni.
L’ufficiale aggiunge che il governo autorizza i residenti a sparare ai cinghiali, ma il problema nasce dal momento in cui i proprietari indirizzano esche e trappole anche per altri animali e spesso si verifica che questi riportino ferite a seguito di queste pratiche. Una di queste esche, appunto, sono i frutti imbottiti di esplosivo che gli uomini lasciano lungo il territorio.
La morte per asfissia e le indagini per individuare i responsabili
Secondo il certificato di morte redatto dal veterinario David Abraham l’elefantessa sarebbe morta di asfissia a seguito dell’ingresso di acqua nella trachea e nei polmoni.
Il dipartimento forestale brancola ancora nel buio per individuare i luoghi percorsi dall’animale prima di riversarsi nel fiume e attendere la morte. Individuando i luoghi percorsi sarà possibile tracciare i movimenti di eventuali responsabili. Nel frattempo gli esperti hanno stabilito che l’animale ha ingerito spontaneamente il frutto-esca per nutrirsi, dunque che nessuno si sia avvicinato intenzionalmente per consegnarglielo.
La testimonianza di un residente: “Qui succede spesso”
International Business Times ha raccolto la testimonianza di Nirmal, un residente di Palakkad:
Vivo a Palakkad e qui, soprattutto nelle zone collinari, recinzioni elettriche e frutti carichi di esplosivo sono comuni per impedire ai suini di entrare nelle aree agricole.
È opinione condivisa dai residenti che l’elefantessa, che al momento della sua morte si trovava in uno stato di forte inedia, non avesse mai arrecato danni ad abitazioni o persone.
Le indagini per individuare gli artefici della trappola esplosiva ingerita dall’elefantessa morta in India sono ancora in corso: nessuno le ha consegnato quel cibo maledetto, l’animale cercava ristoro ed è stato vittima di un’esca.
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“Arrestato un uomo”. Leggi l’aggiornamento.
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