Editoriale

Legittima difesa o esecuzione di strada?

La cronaca ci porta, come corso e ricorso storico, a dover parlare della differenza tra legittima difesa ed esecuzione di strada.

Decenni di bufale del giustiziere ci hanno abiutato, e purtroppo portato anche nel dibattito parlamentare, il concetto di Legittima Difesa come

E io prendo uno che mi è entrato in casa e lo ammazzo/mutilo/faccio a pezzi/gli lancio contro il cane Grisù/gli pianto una pallottola dritta in fronte che muore

Spesso, col compiacimento tipico del Popolo della Rete, quell’umida ed infantile voglia omicida che porta un individuo all’apparenza perfettamente normale a descrivere graficamente con dettaglio da voltastomaco scene di sangue che cola da cadaveri, mutilazioni, grida, strepiti e disperazione degni di un cartone animato.

Probabilmente, la legittima difesa per il 90% dei commentatori della domenica (tratto da Parasyte Maximum)

Ma sarà davvero andata così?

Premessa essenziale

Noi parliamo della legittima difesa oggi, siccome, ovviamente, non ha senso alcuno giudicare e commentare un evento in base ad una legge che al momento non esiste, rimandando la discussione al momento, eventuale, in cui dovrebbe esistere

Se uno entra in casa mia lo ammazzo e basta!

Bravissimo, assassino! Possa la reclusione insegnarti ad essere un cittadino degno di questo nome, cosa che al momento hai dimostrato di non essere.

E allora cosa dovrei fare, professorone?

Chiunque vi dica esattamente cosa fare perché sia legittima difesa, senza ombra di dubbio alcuno, riteniamo possa essere comodamente essere considerato un cialtrone e non vada ascoltato.

Esistono dei criteri che consentono di stabilire cosa sia o non sia legittima difesa, e questi criteri vanno usati in concreto, e mai in astratto.

E allora me li spieghi questi criteri?

Con calma e se ce li chiedi per piacere.

E siccome riteniamo tu che chiedi sia un buon cittadino, conoscerai a menadito le leggi che regolano la convivenza tra noi cittadini vero? Se non le conosci, se quindi hai mancato ai tuoi doveri, torna dopo aver letto l’articolo 52 del Codice Penale.

Non hai una copia del Codice Penale in casa e non sai come cercartela su Internet? Ahiahiahi! Vergogna! Ma per questa volta provvediamo noi

Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa (2).

Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:

a) la propria o la altrui incolumità;

b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione (3).

La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale (4).

Ma io non capisco perché già trovo difficile scrivere “bergogna gondividi!!” soprall’Internet

Andiamo bene andiamo…

Però proviamo dall’inizio.

La legittima difesa è una condizione di non punibilità, non è la “Licenza di uccidere” o la “Licenza di commettere crimini” dei film di James Bond e delle più scafate Spy Story.

Si basa su uno dei principi fondanti del nostro ordinamento: come ricorda la perfetta spiegazione dell’avvocato Acquaviva per la Leggepertutti, testo da noi ritenuto tra i più semplici sull’argomento e del quale raccomandiamo la lettura al pubblico meno colto come al pubblico più colto, perché entrambi potranno trarrne giovamento, uno degli elementi principali di cui tenere conto quando qualcuno commette un delitto è la sua volontà, esclusa totalmente dallo stato di costrizione.

Se io, ad esempio, coscientemente e nel pieno delle mie facoltà mentali decido di andare in piazza e sparare a degli sconosciuti, lasciandomi dietro un morto o un invalido, sono io colpevole? Certo che lo sono: è indubbio che io lo sia.

Ma se un pazzo alle mie spalle mi stringesse una pistola in pugno e mi costringesse fisicamente a sparare a qualcuno? La colpa sarebbe del pazzo.

E se un pazzo prendesse in ostaggio la mia intera famiglia dicendomi che se non sparassi a qualcuno o non lasciassi una valigia piena di droga in una determinata piazza li ucciderebbe tutti dopo averli torturati? Ancora colpa del pazzo.

Quindi, per identità di ragione, mi trovassi davanti un uomo veramente cattivo

Esempio di “Uomo Veramente Cattivo” entrato nel vostro domicilio per nuocervi con la sua cattiveria

E l’Uomo Veramente cattivo mi puntasse addosso i suoi futuribili pistoloni sghignazzando mentre alle sue spalle si manifestano fiamme che avvolgono la mia dimora e bruciano le mie carni, non è che sarebbe nel mio diritto spaccargli la cover trasparente degli organi in vista tipo Action Man per poi strappargli la mano artificiale e crivellarlo di colpi… ma se fosse l’unico modo che ho per salvarmi la vita, potrei dovermi ritrovare a sparare addosso a Dottor X, quindi commettendo diversi reati potenziali tra le lesioni personali gravissime e l’omicidio volontario, ma sarei scriminato perché non avevo alcuna intenzione di farlo: mi ci ha costretto l’Uomo Veramente Cattivo nel suo sfoggio di cattiveria.

Ma cosa significano proporzionalità nell’offesa e pericolo attuale?

Ovviamente, un pazzo con la coda di cavallo shaolin e i baffoni a manubrio che mi punta due pistole futuribili dopo aver disintegrato il cane constano di pericolo attuale. Qualcuno ha messo in pericolo me stesso, la mia incolumità ed i miei beni, devo quindi cercare di provvedere.

Ma provvederò nel limite della proporzionalità: è pacifico, ad esempio, che l’unico modo per evitare che un pazzo avvolto tra le fiamme con componenti cyborg che lo rendono otto volte più possente di me mi trucidi sul posto sia usare il massimo della forza letale a disposizione mia o del mio amico Action Man. Quindi è probabile che in questo caso la legittima difesa sfoci nella morte del Dottor X, e che io sia in qualche modo scusato perché, letteralmente, era la sua vita contro la mia.

Steve Urkel di Otto sotto un Tetto, usato come esempio di malfattore

Ma ora immaginate di trovarvi in casa Steve Urkel, secchioncello malaticcio e fragile, entrato per fregarvi il frullatore che gli serve per costruire un macchinario in grado di viaggiare nel tempo.

Qui scatta il criterio di proporzionalità: potete ad esempio strappargli rudemente il frullatore di mano e spintonarlo fuori dalla porta di casa per sbattegliergliela in faccia.

Ma potete spegnere una vita umana per un frullatore?

Seriamente, ripetete ad alta voce: vi sentireste, senza sentirvi sporchi e marci dentro, di invocare la legittima difesa piantando una pallottola nel cranio di un essere umano perché vi ha rubato un frullatore?

Sono due estremi possibili, tra i quali, come in ogni segmento ci sono infiniti punti che rendono necessaria la valutazione finale ad un Tribunale, che, in quanto custode del principio del favor rei, perdonerà comunque al colpevole di eccesso di legittima difesa alcuni errori di valutazione.

Ad esempio, se lo Steve Urkel dell’esempio vi puntasse un’arma uguale a quella del Dottor X addosso, e solo poi si rivelasse essere una pistola a bolle di sapone, in questo caso sarebbe pacifico che la scriminante vi si applicherebbe: voi semplicemente non potevate sapere. Lo stato di pericolo che vivevate lo sentivate davvero, era tangibile e non era una semplice impressione.

Mi ha detto mio cugino che esiste una cosa chiamata desistenza…

Finalmente una persona intelligente in famiglia! Me ne compiaccio!

Tuo cugino ha detto una cosa seriamente intelligente.

Mettiamo il caso che il nostro Dottor X, vista la sagoma di Action Man, butti via le pistole e corra via lontano.

Ogni riferimento a fatti di cronaca recentissimi, naturalmente potrebbe essere puramente casuale, ma poniamo il caso che per un qualsiasi motivo, che possa passare da “Ma mi hanno già derubato in passato” a “Ma non vedete quanto è Veramente Cattivo lui?” io decida di inseguire Dottor X che sta desistendo, piazzarmi nei pressi della X-Mobile, stordirlo con corpo contundente, estrarre la pistola e sparargli agli organi in bella vista.

La desistenza annienta il principio di proporzionalità: io vengo scriminato se reagisco ad un danno che sto subendo, se non sto subendo più quel danno diventa solo una esecuzione di strada, vendetta da film avulsa da ogni contesto.

E cosa dovevo fare? Io voglio punirlo! Io voglio massacrarlo

Facciamo un esempio, dato che evidentemente, mio buon amico, difetti di empatia.

Domani ti chiamano in ospedale, e trovi tuo figlio che lotta tra la vita e la morte perché un tale l’ha colpito ripetutamente sulla testa brandendo il cric della sua macchina come il martello di Thor, colpendo senza pietà e ripetutamente.

Senza rimorso alcuno il tale vi dice

Eh beh, quel bastardo di tuo figlio mi ha distrutto l’auto nuova! Ho speso tutti i soldi che avevo e quel bastardo che è un bastardo l’ha distrutta e non voleva darmi i dati dell’assicurazione! Adesso morirà come un bastardo così impara a farmi i danni

Sareste ancora favorevoli alla giustizia fai da te davanti al vostro figlio moribondo per gli stessi futili motivi per cui volevate spegnere una vita?

Non credo proprio.

Un professorone della Kasta di nome Hobbes scrisse una volta che lo Stato va considerato come il mitico Leviatano, un terribile mostro (ma buono) creato dalla forza collettiva di tutti i bravi cittadini che, per evitare abusi, decide egli stesso di punire i malfattori, ma ti chiede in cambio solo una cosa: di non punirli tu stesso in un afflato di vendetta.

Perché questo terribile ma gentile mostro sa benissimo che la sua mostruosità non è niente rispetto a quella del popolino assetato di sangue e vendetta.

E sa benissimo che se il popolo fosse lasciato libero di agire senza di lui, sanzionerebbe anche il più piccolo dei furti con brutali condanne a morte, e gioirebbe nel poter infliggere mutilazioni e pene corporali.

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