L’analisi di oggi non è in alcun modo un incitamento al fumo, ma dire che “le sigarette sono testate sugli animali” vuol dire alimentare una bufala. Tutti, qui in redazione, siamo non fumatori e mai lanceremo messaggi che in qualche modo potrebbero indurre le persone a cadere in quella che è a tutti gli effetti una dipendenza. Tuttavia, la catena diventata virale oggi 11 novembre contiene una serie di errori che proprio non possiamo ignorare. Esattamente come abbiamo fatto due anni fa con un altro articolo sul tema.
Per quale motivo la storia secondo cui le sigarette sono testate sugli animali viene da noi definita bufala? Come ci riporta una fonte, la notizia riportata è fale in quanto questi test sono illegali da diversi anni, così come i test per i prodotti cosmetici. Inoltre se si inala fumo ad ogni respiro, anche solo per un’ora (il discorso diventa ancora più significativo se applicato alle dieci ore), avviene una reazione chimica particolare, che a conti fatti renderebbe del tutto inutili questi test. In particolare il monossido di carbonio (CO) contenuto nel fumo finirebbe per sostituirsi all’ossigeno.
Questo, come accennato darebbe una valenza nulla al test. Del resto, la catena prende spunto da un articolo che, rispetto alla versione originale, presenta dei chiari errori di traduzione. Basti pensare al concetto di “cigarette tar” che diventa “asfalto” su Facebook rispetto al catrame e al fatto che, come accennato in precedenza, questi test risultino vietati da anni.
Dal nostro punto di vista, oltre a discutere i contenuti specifici che sono inseriti nella catena, non possiamo fare altro che evidenziare un elemento molto semplice. Non esistono prove secondo cui allo stato attuale le sigarette sono testate sugli animali. I post sui social non rappresentano notizie, e questo deve essere chiaro.
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