False credenze

Le scarpette rosse di Dorothy nel mago di Oz non erano davvero rosse (e nessuno sa esattamente quante sono)

Le scarpette rosse di Dorothy nel mago di Oz non erano davvero rosse, e questo non è l’unico mistero dell’iconico paio di scarpette (che paio in realtà non è mai stato, come per molti oggetti di scena).

Le scarpette rosse di Dorothy nel mago di Oz non erano davvero rosse (e nessuno sa esattamente quante sono)

Partiamo da due presupposti: nel romanzo di L. Frank Baum erano infatti scarpette di argento, scelte per l’ovvio simbolismo magico, e ovviamente le scarpe usate nel film sono più di un paio, escludendo i “prototipi”.

Le scarpette rosse di Dorothy nel mago di Oz non erano davvero rosse

Lo sceneggiatore Noel Langley decide di avvalersi dei servizi del noto costumista di Hollywood Gilbert Adrian (al secolo Adrian Adolph Greenburg) e procedere al cambio di colore per pubblicizzare quella che all’epoca era percepito come il non plus ultra della tecnologia cinematografica.

La tecnologia del Technicolor, il secondo procedimento di cinematografia a colori a essere impiegato su larga scala dopo il britannico Kinemacolor.

Semplicemente avendo delle scarpette rosse sgargianti perenemmente mostrate sui mattoni dorati della strada per Oz si sarebbe dimosrata la prodezza tecnica alla base del film e ostentati i vividi colori dell’immaginario mondo costruito nel set.

Approvato il colore, Gilbert Adrian tirò fuori due prototipi.

Il primo non arrivò mai sul grande schermo, ed era composto da un paio di pantofole in “stile odalisca” con la punta a ricciolo, un tacco largo e dettagli sul fronte e sul tallone.

Le “scarpine arabe”, Relaxatiallc at English Wikipedia, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Fu immediatamente scartato perché l’idea generale era che Dorothy avrebbe dovuto ricevere in dono qualcosa che una “brava ragazzina del Kansas” avrebbe indossato col suo modesto grembiulino azzurro e un paio di pantofole dall’aspetto lussuoso e costoso avrebbero rovinato l’immagine.

Il secondo prototipo fu quindi modellato su un paio di anonime scarpine prodotte dalla Innes Shoe Company in Los Angeles, le stesse usate da tutti i personaggi femminili, ma ritoccate.

La seta bianca era facilissima da tingere, e se dapprima si provò a cucirvi sopra perline, alla fine si decise per gli strass, per evitare di mettere ai piedi di Judy Garland un oggetto troppo pesante e fastidioso.

Quante scarpe esistono? E chi lo sa

Ogni oggetto di scena, specie uno che può essere facilmente logorato come le scarpe, esiste in più esemplari. Non fanno eccezione le scarpette rosse di Dorothy.

Se le “scarpette arabe” furono comprate e poi vendute dall’esperta di conservazione dei memorabilia del cinema Debbie Reynolds, le scarpette di scena furono vendute un po’ a caso in un’epoca in cui il collezionismo feticista degli “oggetti dei famosi” non aveva preso ancora piede (scusateci il gioco di parole) e si riteneva che un oggetto di scena non avesse il valore che gli diamo ora.

Il collezionista Kent Warner acquistò il paio migliore per se stesso e vendette gli altri.

Si vocifera ci siano almeno cinque-sei paia ancora in giro.

Un altro paio fu rubato da una esposizione museale nel 2003 e recuperato nel 2018, altre copie d’epoca indossate da Judy Garland sono presso la Academy of Motion Picture Arts and Sciences, il museo Smithsonian ed almeno un collezionista privato noto.

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