A ripetizione, anzi periodicamente ci vengono segnalati articoli sulle “morti sospette con Pfizer”.
In realtà si tratta di un fenomeno che abbiamo già visto in passato consumarsi in America, e che ha la capacità di estendersi in tutto il mondo dell’informazione. O quantomeno ovunque ci siano organi di farmaco vigilanza.
Il problema fondamentale della farmacovigilanza è che, per citare le avvertenze riportate su EudraVigilance, il collettore di segnalazioni europeo:
“Le segnalazioni di presunte reazioni avverse da sole sono scarsamente sufficienti per confermare che un certo effetto in un paziente è stato causato da una medicina specifica”
Come ha avuto modo di spiegare la televisione Olandese, le segnalazioni comportano solo la necessità di ulteriori accertamenti.
Accertamenti che ove il numero di segnalazioni fosse pari al numero di morti accertate sarebbe stato sufficiente a provocare un casino tale da eclissare i numerosi stop al preparato di Astrazeneca.
La logica è la stessa dell'”abuso del VAERS”, semplicemente moltiplicata per ogni ente di farmacovigilanza esistente.
Possiamo quindi parlare di “abuso della farmacovigilanza”.
Ne avevamo già parlato in passato: come riporta Reuters, l’accesso al VAERS è puntellato di disclaimers che dichiarano i dati “incompleti, non accurati, legati a coincidenze e non verificabili”.
Accesso che nell’ultimo periodo, proprio a causa dell’uso scriteriato della comunità novax, è stato arricchito di ulteriori “forche caudine” che quei disclaimers te li sbattono in faccia a tre per volta.
E che i novax saltano a piè pari usando “aggregatori”, pagine esterne, “front-end” descritti come più facili da usare ma che tagliano proprio quei disclaimer.
Chiunque può segnalare casi presunti di morte o qualsiasi effetto collaterale “successivi” al vaccino.
Cosa che assume il valore giuridico, legale e medico di cose come “va a farsi il vaccino, viene investito da un autobus” e altri titoli del genere.
Quello che dà davvero certezza della correlazione sono le autopsie e gli studi successivi: e ad oggi secondo CDC in america
“Ad oggi, non sono stati evidenzianti in VAERS dati sulle cause di morte che indicano un problema di sicurezza coi vaccini COVID”
Parliamo quindi di un problema noto a molti colleghi.
Proprio perché la farmacovigilanza raccoglie segnalazioni, ma la verifica spetta ad altri, si entra in un circolo vizioso.
Ogni singolo ente di farmacovigilanza riceve segnalazioni basate sul principio di contiguità e non di causalità. Indici, ma non vincolanti, non scritti nel bronzo, bensì nella sabbia.
L’equivalente di “Ieri ho mangiato aragoste, il giorno dopo mi hanno trovato un neo maligno, incolperò l’aragosta perché l’ho mangiata ieri. Anche se il luglio scorso sono andato a prendere la tintarella senza crema solare”.
La “controinformazione” prende di assalto gli enti tirando fuori video virali, audio virali, testi virali, condivisioni virali in cui le segnalazioni vengono usate come prova della sua teoria.
Gli enti di Farmacovigilanza non hanno gruppi di controllo, come i test in “doppio cieco”.
Ci sono persone che segnalano eventi.
Persone che segnalano eventi, eventi che finiscono viralizzati, altre persone che leggono eventi e segnalano al VAERS cose che prima non avrebbero segnalato.
Il che non significa che siano enti inutili sia inutile: anzi.
Ma il concetto di utilità è una cosa relativa: se sei l’FDA, l’EMA, l’AIFA o l’ente che dovrà poi esaminare quelle segnalazioni, è utilissimo.
Al contrario, l’uso strumentale della farmacovilanza è un’arma di diffusione bufale di massa.
Lo Skeptical Inquirer racconta una storia interessante (“Diving into the VAERS Dumpster: Fake News about Vaccine Injuries”. Skeptical Inquirer. 42 (6): 28–31.).
Un anestesiologo, deciso oppositore delle teorie novax (all’epoca concentrate sul provare l’inesistente correlazione tra vaccini e autismo ad ogni costo), decise di prendere il coraggio a due mani.
Volle così dimostrare che gli enti di farmacovigilanza sono collettori di segnalazioni che poi vanno approfondite da altri enti, non una raccolta di prove.
Inoltrò così un quantomeno bizzarro rapporto, e ne ottenne pubblicazione, dichiarando che dopo l’iniezione del farmaco antinfluenzale stava cominciando a trasformarsi in una creatura dalla pelle verde, un “Gigante di Giada” dai muscoli possenti, il corpo indistruttibile animato dalla rabbia. In una parola, l’Incredibile Hulk.
E non è la prima volta che il ricorso alla “scienza ufficiale” per canali non ufficiali genera mostri: ricorderemo sempre con affetto lo studio, pubblicato su un paper predatorio per provarne la natura, che lega la diffusione della Pandemia alla diffusione dei Pokemon.
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