Le mirabolanti avventure dell’haggis, piatto scozzese di origini perdute e bandito negli USA
Non c’è niente di più scozzese dell’haggis: forse solo il kilt e la cornamusa vi si avvicinano. Ma non c’è niente di più intrigante della storia dell’haggis.
Nonostante la parola “haggis” sia nata nella lingua inglese intorno al 1400, e nonostante vi siano piatti simili all’haggis in molte cucine nordiche, quando si parla di haggis la mente corre alla variante scozzese.
Grossomodo per lo stesso motivo per cui tra tutti i ketchup possibili, la parola ketchup, abbiamo visto, rimanda al ketchup di pomodoro americano.
Le mirabolanti avventure dell’haggis, piatto scozzese di origini perdute e bandito negli USA
L’haggis è un grosso involto di budello di pecora, riempito con interiora della bestiola (cuore, polmone, fegato), macinate insieme a cipolla, grasso di rognone, farina d’avena, sale e spezie, mescolati con brodo.
Celebrato da Robert Burns come piatto nazionale della Scozia nella poesia Address to a Haggis del 1787, ad essere pignoli andrebbe tagliato a fil di spada e presentato con rutabaga e patate (neeps and tatties) ed un buon Whisky in onore delle origini scozzesi e della poesiola di Burns.
In realtà piatti simili all’haggis sono stati riscontrati nelle culture Romane e Scandinave, e tutti per lo stesso motivo: piuttosto che far andare a male le interiora, era meglio mangiarsele.
Gli scozzesi sono stati eccezionalmente bravi nell’adattare questo costume e renderlo piatto nazionale particolarmente prelibato.
Ma proprio queste origini rendono l’haggis bandito negli USA, dove per legge il polmone non è considerato alimento adatto al consumo umano.
Sono stati effettuati tentativi di riprodurre un haggis senza polmone, ma a quel punto, per quanto prelibato esso sia, semplicemente non sarebbe lo stesso haggis.
Foto di copertina: Haggis, neeps and tatties, Cogent-Marketing per Canva
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