I nostri contatti ci segnalano un post pubblicato da Lorenzo Tosa, direttore di NeXt Quotidiano, sui suoi profili social ieri, 18 giugno. Tosa riprende un tweet pubblicato da Carla Di Veroli, delegata alla Memoria durante il mandato di Marino nella città di Roma, in cui si parla delle foto del cadavere di Ayrton Senna e della scelta di non pubblicarle da parte del direttore di Panorama. Il tweet e il re-post di Tosa si riferiscono a quanto accaduto con la tragedia del Mottarone con i filmati diffusi dai quotidiani nazionali.
Carla Di Veroli scrive:
Quando Senna ebbe l’incidente fatale, un infermiere gli scattò delle foto. Le offrì a Panorama. Il direttore, Andrea Monti, le acquistò e non le pubblicò. Perché le ha acquistate? – gli chiesero – Per toglierle dal mercato, ed evitare che qualcun altro le pubblicasse.
La Di Veroli aggiunge l’hashtag #Mentana. Lorenzo Tosa scrive: “Lezioni di giornalismo”. Come andò veramente?
Come tutti tristemente ricordiamo Ayrton Senna morì durante il GP di San Marino il 1° maggio 1994 a seguito di uno schianto violentissimo sulla curva del Tamburello. Il campione brasiliano esalò l’ultimo respiro alle 18:40 mentre tentavano di salvarlo all’Ospedale Maggiore di Bologna.
Da quel momento inizia la storia che oggi approfondiamo. Di fatto le foto del cadavere di Ayrton Senna non sono mai state rese pubbliche, ma ciò che racconta Carla Di Veroli è una storia di etica e morale nel contesto di quanto accaduto nei giorni scorsi per la tragedia del Mottarone. Carla Di Veroli parla di una sola sequenza di scatti, ma un utente interviene per arricchire la storia con un’altra fonte. Facciamo ordine.
Carla Di Veroli si riferisce a Massimo Sestini, storico reporter si è fatto le ossa nel mondo dei paparazzi e che oggi associamo gli scatti della Costa Concordia, della Strage di Capaci e di Lady Diana immortalata in bikini.
In un’intervista rilasciata a Nikon School, un sito per appassionati di fotografia, Sestini ricorda:
La foto del cadavere di Ayrton Senna all’obitorio dell’ospedale di Bologna, con un mazzo di rose del colore della sua nazione sul corpo, era stata scattata da qualcuno che lavorava dentro l’ospedale col quale noi entrammo in contatto. Ci venne offerta, “se mi dai un milione di lire, io ho fatto questa foto”. Prima la comprai, poi riflettendoci mi dissi “non è giusto che questa foto esca sui giornali”, mi chiesi anche “come posso fare per recuperare questo milione?”. Ne parlai con l’allora direttore di Panorama Andrea Monti, gli mandai due o tre foto via fax con una croce di pennarello sopra. “Guarda, Andrea, io ho speso un milione, vorrei recuperarlo, non guadagnarci niente, se vuoi ti vendo la notizia”. Lui, dopo averci pensato un po’, mi disse “affare fatto, a condizione che tu scriva l’editoriale al posto mio del prossimo numero, che vogliamo intitolare: ecco perché non vedrete mai le foto del cadavere di Ayrton Senna sul nostro giornale”.
Difatti Panorama non pubblicò mai quelle foto. Ritrovare l’editoriale dal titolo Ecco perché non vedrete mai le foto del cadavere di Ayrton Senna sul nostro giornale non è più possibile. La foto, dunque, era stata scattata da uno del personale interno dell’ospedale, che le aveva vendute a Sestini come scoop.
Esiste un’altra foto, tuttavia, di cui fa riferimento un altro utente: “In realtà Orsi, il fotografo che le scattò, le distrusse”. Il commentatore si riferisce ad Angelo Orsi, fotoreporter (oggi in pensione) del settimanale Autosprint nonché grande amico di Ayrton Senna. Angelo Orsi scattò la foto al volto del campione una volta che i medici gli sfilarono il casco dopo l’incidente che gli fu fatale.
Lo ricordano su Motorsport in questo articolo del 1° maggio 2014. Poco dopo dello schianto Orsi, inviato di Autosprint, fu contattato alla radio dal capo-posto: “Incidente al Tamburello, bandiera rossa!”. Orsi accorse sul luogo dell’incidente e rimase sotto choc nel vedere il suo amico in quell’inferno. Scattò tutte le fotografie possibili e inviò le diapositive alla redazione, ma subito dopo telefonò:
“Ci deve essere uno scatto, uno solo che non voglio che vada in giro. Quando lo vedi mettilo da parte. Non lo può vedere nessuno. Avvisa subito Cavicchi! [Direttore di Autosprint, ndr]”.
Subito Cavicchi e l’archivista Mirko Lazzari si erano messi alla ricerca della foto indicata da Orsi. La trovarono: “Ayrton senza casco con l’orbita dell’occhio insanguinata”. Nel frattempo Orsi era arrivato in redazione e disse di voler distruggere quella foto. Per questo, la pellicola fu estratta dalla custodia in plastica della diapositiva e tutto fu fatto in mille pezzi con una forbice.
“In autodromo si era sparsa la voce che Angelo era l’unico fotografo presente al Tamburello e le agenzie di stampa di tutto il mondo hanno cominciato a cercarlo per offrirgli cifre da capogiro che potevano valere un appartamento in cambio di quello scatto”.
Per la volontà di un direttore (Panorama) e di un fotografo sensibile (Angelo Orsi), le foto del cadavere di Ayrton Senna non hanno mai visto la luce.
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