Le farine di insetti e la fake news del prodotto “marcio e compromesso”
Ci segnalano i nostri contatti un testo virale che circola su Internet. Un lungo walltext che avrete imparato a leggere che dopo una salva di “se e ma” sin troppo ipotetici si conclude con una chiosa del tutto astratta e mistificatoria
Scenario realistico come quello di una macelleria che decida improvvisamente di macellare carni di mucche morte in incidenti stradali o altre aberrazioni del genere.
Ovvero, del tutto mistificatorio
Le farine di insetti e la fake news del prodotto “marcio e compromesso”
Sarebbe bastato leggere assieme il regolamento di esecuzione che autorizza la vendita dei prodotti a base di “verme minore della farina”
Regolamento che, come per tutta la materia alimentare, impedisce di prendere gli insetti dagli scarti e macellarli, come impedirebbe ad esempio di prendere un pollo allevato in modo non idoneo e macellato in strutture non igieniche e mangiarlo.
La Tabella 2 dell’allegato, per capire di cosa stiamo parlando, prevede anche modalità ineludibili di trattamento, che chi ha diffuso questo “muro di testo” non ha riscontrato.
L’Alphitobius diaperinus deve essere quindi trattato per almeno 24 ore da vivo per consentire lo svuotamento intestinale, sbianchito, macinato e congelato o liofilizzato e poi macinato.
In ogni caso va da sé che queste modalità di produzione escludono il prendere un pugno di farina “invasa dalle larve”, tritarla e metterla in commercio.
Conclusione
Il costo dell’allevamento degli insetti dovrebbe essere piuttosto usato come prova del contrario: a dispetto di quanto riportato da diverse simili fake news che abbiamo affrontato, un prodotto a base di farina di insetti non potrà mai essere un economico ripiego, ma un prodotto costoso e inadatto a sostituire per economia i prodotti esistenti.
Lo scenario di insetti presi da farine o pasta scartati e ammalorati è incompatibile coi trattamenti necessari.
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