Shadow's Play

Le cose più strane che potete ascoltare su un giradischi (e ancora adesso)

Uno dei primi articoli con cui ho introdotto questa rubrica parlava della moda del vinile: parlare delle cose più strane che potete ascoltare su un giradischi è giusto il passo successivo.

Alcune sono in realtà cose normalissime, di cui paleremo per curiosità. Altre meno. Alcune sono cose davvero inusuali, altre le abbiamo già incontrate, ma è bene avere tutte le uova nello stesso canestro per una volta.

Le cose più strane che potete ascoltare su un giradischi (e ancora adesso)

La storia del disco, vi hanno insegnato e vi abbiamo insegnato anche noi, comincia dalla gommalacca.

Ma parlando della preistoria invece, i primi successori del cilindro di Edison continuarono a usare zinco e vetro, talora cera per poi muoversi decisi verso la gommalacca.

Materiale sì assai fragile, ma più robusto del vetro e della cera e più facile da conservare. Come abbiamo visto assieme nel precedente articolo, un 78 poteva cadere, sbeccarsi e rovinarsi mentre un 33 e un 45 giri in vinile sarebbero stati più robusti, poteva deformarsi e sciuparsi, ma era comunque un formato tollerabile.

Disco in metallo, fonte Greenbank Records

Un altro tentativo fu effettuato dallo stesso Edison, che propose l’uso dell’Amberol, una particolare plastica che però richiedeva una modellazione particolare che rendeva i dischi di Amberol incompatibili con gli altri, mentre negli anni ’30 poteva capitare che una radio usasse dischi di alluminio.

Per i dischi in gommalacca e i vinili propriamente detti vi rimando alla nostra precedente chiacchierata. In questa discussione parleremo dei formati più strani.

Pagine ritagliate da scatole e riviste

Durante la seconda guerra mondiale ci si pose il problema di come mandare dischi in vinile al fronte e come registrare su di essi: una delle soluzioni adottate dai tedeschi fu usare il Decelith, un materiale flessibile e facile da incidere con appositi macchinari portatili (e qui ci torneremo) per garantire un media non troppo duraturo, ma efficace.

Il flexidisc prese due strade: una legittima ed una meno, ma ancora più interessante. Nella sua forma legittima, per tutto il dopoguerra e fino agli anni ’70 e ’80 non era infrequente trovare come omaggio in riviste di musica, e talora anche di informatica, dei veri e propri dischi in PVC flessibile su fogli di carta pretagliati spillati al centro della rivista stessa.

L’obiettivo era staccare la pagina, distaccare il disco flessibile dalla stessa e piazzarlo nel giradischi di casa.

Non potevi certo aspettarti una grande durata, una grande affidabilità o entrambe le cose: un flexidisc durava pochissimo anche se ben conservato essendo di plastichetta molle, ed era incline a slittare e saltare anche nel miglior giradischi, figurarsi nel mangiadischi o nel giradischi da picnic medio.

Un Flexidisc, fonte Ars Technica

Era consigliato quindi piazzare una monetina vicino al centro del disco per appesantirlo, o usare un vero vinile come secoondo piatto di lettura.

Un buon flexidisc “faceva impennare le vendite” di una rivista, e alcuni fanclub, come quello dei Beatles, producevano e distribuivano flexidisc ornamentali e con musica altrimenti introvabile.

MAD Magazine pubblicava flexidisc con parodie, il National Geographic arricchiva enciclopedie naturali e storiche con registrazioni in flexidisc, di talché avresti potuto distaccare la pagina vicina a quella degli uccelli di cui stavi leggendo e udirne il richiamo, o avere una registrazione del funerale di Churchill da ascoltare mentre ne leggevi gli eventi, trasformando così un libro in un audiolibro se non un libro interattivo.

Anche in Italia il flexidisc fu uno strumento promozionale, allegato a famose riviste per l’educazione del fanciullo come Topolino o dato da grandi catene come UPIM.

Il Flexidisc, come ogni cosa vintage, tutt’ora fa apparizioni come “omaggio alla storia della musica”, con cantanti come Lizzo pronte e pronti a rilasciare edizioni speciali in flexidisc come in vinile.

Va detto che la tecnologia del flexidisc è piena di limiti: comprare all’epoca un flexidisc comportava sapere di avere in mano qualcosa di più fragile e delicato dei “veri dischi” e che a volte ti sarebbe arrivato a casa già piegato, e comprare un flexidisc oggi significa di fatto tenerlo da parte come oggetto del desiderio e ascoltare la musica che hai comprato in MP3, come molti fanno coi vinili ad esempio venduti da Amazon, dove hai su Amazon Music le copie della musica che hai comprato su disco evitandoti, ad esempio, di dover portare il mangiadischi in macchina.

I cereali della colazione

Una interessante variazione del Flexidisc era un oggetto promozionale tipico degli anni ’60, legato a fumetti come Archie (noti agli Italiani per “Zero in Condotta” e “Riverdale”), Sabrina la Strega teenager e le mascotte dei cereali.

Anche in questo caso un sottile strato di acetato pieghevole o altro materiale plastico, ma incollato su quello stesso cartone che poi diventava la scatola dei cereali.

Musica dei cereali da colazione coi personaggi di Archie Comics

Se ritagliato con cura lungo la linea tratteggiata, se non spezzettato, se non ripiegato, potevi decentemente ascoltare per un certo numero di volte canzoni ispirate ai fumetti Archie, come i pezzi di Josie and the Pussycats e dedicarti al consumo di cereali per avere un gadget più interessante del solito fischietto.

Lastre per macchinari a raggi X

Anche sul Rebra abbiamo un lunghissimo articolo in cui ne abbiamo parlato approfonditamente.

Il Rebra fu una evoluzione parallela del Flexidisc nata in un momento e periodo storic particolare: l’Unione Sovietica dove la censura di Stato era fortissima e possedere musica non autorizzata dal Regime Sovietico (musica dell’odiato Occidente capitalista perdipiù, ma anche la “musica Blatny”, la musica carceraria e dei Gulag cantata da ribelli, emarginati e prigionieri per descrivere i lati oscuri del “Paradiso del Proletariato”).

La necessità aguzza l’ingegno, e quando nel 1946 un immigrato polacco di nome Stanislav Philo arrivò in Russia con un incisore per dischi fonografici Telefunken perfettamente (o quasi) funzionante, seppe subito cosa farne.

Ufficialmente, offrire ad ogni russso frequentante il suo negozietto l’occasione di registrare un flexidisc in Decelith con la sua voce o una canzonetta suonata in negozio.

“Affari di Famiglia” 13ma stagione: Rick Harrison esamina un Rebra

Meno ufficialmente, specialmente dopo la visita dell’ingegnere sonoro e giovane stilyagi (fan della musica occidentale vietata) Ruslan Bogoslowski e dei suoi compari Boris Taigin e Evgeny Sankov, proprio per replicare la musica proibita degli occidentali e dei Blatny.

L’assenza di possibilità di comprare Decelith o materiale adatto portò alla scelta usato dal materiale della Gang del Cane d’Oro (dal logo His Master’s voice onnipresente sui dischi occidentali): lastre usate per macchinari a raggi X che gli ospedali avrebbero dovuto smaltire a norma ma i “cani d’oro” compravano per pochi spicchi consentendo agli ospedali di sommare i soldi stanziati per lo smaltimento ai pochi rubli di corruzione.

Per decenni, e nonostante gli sforzi predatori e censori della Gioventù Leninista scatenata in piazza per perseguitare i giovani “corrotti”, generazioni di giovani Russi inserirono nei loro grammofoni e giradischi lastre radiografiche bucate con una sigaretta accesa, tagliate alla meno peggio e talora rivestite foto di musicisti.

Negli ultimi anni di attività del trio apparve però un materiale ironico: vinili di discorsi di Stalin e Lenin tritati e rifusi per farne musica “probita”.

Un pezzo di sapone

Nel 1960 un documentario italiano dell’Istituto Luce descrisse una bizzarra invenzione, che ebbe poco successo ma fu l’antecedente storico di altre invenzioni tutt’ora esistenti.

Il “disco di sapone”.

Un “disco WC” in sapone

Con pochi spicci potevi ottenere una saponetta incisa come un 45 giri che poteva essere ascoltata in un giradischi e, quando avevi finito, usata per lavarsi le mani.

Lo stato della povera puntina non è pervenuto ai nostri tempi: personalmente mi sentirei in colpa a non spazzolare un disco prima di metterlo nel mio Anabas GP-N3P e a non pulire periodicamente la testina, figurarci a farci scorrere su un pezzo di sapone di qualità incerta.

Eppure il disco di sapone meritò un posto in TV, prima di sparire sostituito dal…

La cioccolata

Di tanto in tanto, su Etsy e dintorni, appaiono i discendenti del disco di sapone: i dischi di cioccolata.

Il disco di cioccolata, come mostrato dalle prove di Techmoan, noto divulgatore del campo musicale, unisce in sé il peggio del flexidisc col meglio della cioccolata. Nel senso che puoi mangiartelo ed ha un ottimo sapore.

Disco di cioccolata, fonte Etsy

Ma devi avere un buon giradischi o quantomeno in grado da regolare la forza del braccio (o che non eserciti una pressione troppo elevata) per non scavarvi solchi se troppo pesante o saltare se troppo leggero, sicuramente non potresti ascoltarlo in giornate roventi come quella di questa estate senza impastare la testina del tuo giradischi in modo orribile e non puoi aspettarti una qualità da vinile.

Se lo ascolterai fresco di congelatore, con un giradischi decente ed in una fresca giornata, potrai ricavarne un paio di ascolti ed un topping stravagante per una torta, o una bizzarra merenda.

Per curiosità, Marco Valleggi (MVVBlog) ha provato a costruirsi un tornio per incidere dischi e crearsi il suo disco di cioccolata. I risultati sono udibili qui.

Dischi grossi come un pollice

Negli anni ’60 i giocattoli sonori non potevano certo contare su una NAND Flash piena di musichette o una porta USB per caricarvi musica. Il Mighty Tiny di Ohio Art era esattamente quello che ci si aspettava.

Un minuscolo giradischi con un minuscolo disco in plasticaccia contente canzoni come “Oh Susanna” ed altri brani country o a basso costo. E per giradischi intendiamo una puntina attaccata ad un piccolo amplificatore passivo (una membrana di plastica) e dei piccoli dischi descritti come “i più piccoli al mondo” dal suono gracchiante e sagomati in modo da incastrarsi nel lettorino.

Cielo, la box art

A parte inquietanti box art a bassa qualità con un bambino in goffi abiti anni ’60 e un’aria stranamente stupita, musica gracchiante e una qualità abominevole, il Mighty Tiny aveva poco da offrire, ma era quanto di più simile si poteva avere per un bambino degli anni ’60 ad un giocattolo sonoro.

Come dimostrato da Techmoan potreste mettere un Mighty Tiny in un giradischi in grado di raggiungere i 78 giri, regolarlo alla massima velocità possibile e sentire qualcosa.

O poco più grandi

Il Mighty Tiny ebbe però diversi epigoni e giocattoli che usarono lo stesso meccanismo. Ad esempio il Juniorfon del 1972, bizzarro congegno meccanoacustico (come il Mighty Tiny, un grammofono a pile con amplificatore passivo) con la sua collezione di canzonette.

Un meccanismo simile veniva anche usato nei giocattoli dell’epoca: un Action Man del 1974, quando i bambolotti di Action Man erano di fatto la versione britannica dei G.I. Joe e non un avventuriero dai mille accessori, derivava il suo gimmick proprio dall’essere un soldato della Seconda Guerra Mondiale con una radio in spalla.

Radio che era un piccolo giradischi con un disco in formato simile ai “minidischi” già visti carico di frasi militari registrate a raffigurare un vivace botta e risposta tra Action Man e la base.

Bandai cercò di rianimare il formato nel 2004, con l’8-Ban, fallendo in quanto rimase sul mercato solo fino al 2005. Crosley ne farà un clone nel 2019, e in 8-Ban saranno distribuite melodie tratte da serial televisivi e serie animate nonché tormentoni vintage come l’ormai desueto PPAP (Pen Pinapple Apple Pen) di Pikotaro: ma come per molti revival, il “revival di revival” ha una sua nicchia.

Una via di mezzo tra il flexidisc e il “disco nano” era il disco “Hip Pocket”: 50 centesimi in apposite macchinette distributrici o venduto per posta con una canzone per bambini o un tormentone radiofonico del tempo, diffuso negli anni sessanta, descritto col vantaggio di poter essere spedito o intascato con poco logorio.

Dischi per carillon stampati in 3D

Qui ci allontaniamo un bel po’ dal concetto stesso di vinile, per spostarci nel mondo del Fisher Price Music Box Record Player, un carillon creato a immagine di un giradischi in grado di accettare dischi di plastica per far suonare le apposite lamelle (tecnicamente un carillon è un idiofono a pizzico: i punti a rilievo sul disco e cilindrico fanno suonare tante lamelle, ognuna corrispondente ad una nota).

Il Fisher Price Music Box Record Player nacque sempre negli anni ’70 per dare ai bambini un carillon che somigliasse ai giradischi dei loro genitori, e poter giocare a cambiare diverse ninne nanne e melodie per bambini.

Mai stampato il tuo carillon con Star Wars?

Esiste un mercato di riproduzioni del giocattolo, ed esistono persone che, dopo aver smontato il finto braccio del Fisher Price per esaminare l’idiofono (le lamelle sonore) al suo interno hanno riprodotto nuovi dischi con nuove melodie retrocompatibili col giocattolo.

Dapprima usando un tornio per la lavorazione della plastica e poi, col progredire della tecnica e dell’evoluzione della stampa 3D, una stampante 3D dalla risoluzione sufficiente alta ed appositi programmi per convertire uno spartito in un disco da carillon.

Così facendo, potrete avere l’emozione di scaricare e stampare il tema di Star Wars per un carillon giocattolo a forma di giradischi.

Sangue umano

Nel 2014, nel pieno della moda del ritorno in scena del vinile come mezzo di creazione di edizioni limitate di pregio, Meredith Graves, vocalist dei Perfect Pussy, gruppo musicale punk rock, decise che i 180 fortunati che avessero comprato l’edizione limitata del suo album Say Yes to Love avrebbero avuto una spilla, delle cassette audio, un codice per scaricare l’album in Mp3 (come abbiamo visto, utile per non logorare il prezioso vinile o poterlo ascoltare fuori casa) e un disco pressato col suo stesso sangue, estratto per fornire coloriture speciali.

Ma le vendite sono andate in beneficienza

Diggers Factory, nota casa produttrice che stampa anche vinili con colonne sonore, ha fatto qualcosa del genere per Mortal Kombat, nota saga di giochi di combattimenti, usando però del più prosaico sangue finto.

Dischi che non sono dischi

Tecnicamente la forma a disco è la migliore per un disco proprio per la sua capacità di massimizzare lo spazio usato. Ma un disco non deve essere un disco (in inglese si usa “vinile” come metonimia per tutto, infatti).

Un vinile può avere qualsiasi forma che in essa contenga un disco e non “sbatta” sulla base del braccio del giradischi.

Nel 1986 i Talk Talk stamparono un vinile a forma di farfalla con occhi di tigre per “Living in another world”, “Southern Pacific” di Neil Young fu distribuito su un vinile triangolare.

È il Grande Cocomero, Charlie Brown

“Cream” dei Wu-Tang Clan fu stampato su un vinile a forma di logo, e le ost di “It’s the great Pumpkin, Charlie Brown” furono ridiffuse recentemente su un vinile a forma del “Grande Cocomero” (in realtà una zucca) venerato da Linus.

Esiste un intero mondo di vinili delle forme più strane, e tutti assolutamente funzionanti.

Un CD

In una parodia in vernacolo napoletano della serie animata Jeeg Robot d’Acciaio in un episodio appare un’imitazione dell’allora iconica sindaca di Napoli Rosa Russo Iervolino.

Intenta a preparare “una grande festa per i Giovani” a Piazza Plebisicito chiede ad un consigliere comunale dai gusti decisamente arretrati “da quanto tempo non compra un CD”, ricevendo come risposta.

“E chilli nun ce traseno int’o grammofono”

Ovvero

“ci ho provato, ma non entrano nel mio grammofono”

La parodia del consigliere comunale non si stupirà di sapere che, durante il periodo in cui i CD cominciavano ad essere sorpassati dalla musica in streaming e dal ritorno del vinile come feticcio collezionistico, la ditta tedesca OpticalMedia Production tirò fuori nel 2007 il “VinylDisc”.

Mezzo Vinile, Mezzo CD, tutto delusione

Esattamente quello descritto nel nome, ovvero un CD incollato su un piccolo 33 giri.

Inserito in un lettore CD, hai un album intero. Usandolo (con l’apposito adattatore per il foro centrale) in un giradischi ottenevi un altro degli antichi “dischi di dimensioni ridotte” dalla durata di circa tre minuti, praticamente un singolo su vinile incollato sul retro di un CD Audio.

Con un prezzo previsto inizialmente di circa tre-quattro euro, il VinylDisc ha fallito nel tentativo di rianimare le vendite dei CD agganciandole al rivale storico nel momento del suo sorpasso, diventando una delle cose più strane da poggiare su un giradischi.

Un biglietto di auguri

Parliamo del matrimonio di Karen Sandler e Mike Tarantino, i cui biglietti di invito furono creati dalla maker e designer Kelli Anderson.

Un flexidisc inserito in un biglietto di auguri pieghevole: ripiegando una pagina con un’ago incollato a mo’ di puntina, puoi ottenere una primitiva tromba da grammofono, e girando il flexidisc a mano fino a raggiungere i 45 giri al minuto una melodia ispirata alla coppia rilasciata con licenza Creative Commons.

Un biglietto che puoi suonare

Per i meno avventurosi è possibile staccare la pagina col flexidisc in acetato e inserirla in un un 45 giri (con tutte le avvertenze del caso) riuscendo così a suonare un biglietto di auguri in un giradischi.

Recard ti offre a pagamento l’esatto contrario: un normalissimo disco in vinile contenente musica di buon compleanno o Buon Natale con un kit per costruire un piccolo giradischi/grammofono usa e getta.

Un ologramma

Evoluzione del vinile con immagini stampate, per il lancio della Terza Trilogia di Guerre Stellari furono rilasciati due dischi con la colonna sonora completa contenenti un Millennium Falcon e un X-Wing olografico.

Carino vero?

Inserendo un ologramma visibile puntandovi una luce sul vinile, si poteva ottenere grazie alla rotazione l’illusione che la navetta si muovesse assieme alla musica, generando quindi nel 2016 un effetto retro pronto a riportarvi “in una Galassia Lontana Lontana”.

Tutto quello che ci vuoi tu

Non vuoi un ologramma del Millennium Falcon? Non vuoi un flexidisc dentro un biglietto di auguri o un biglietto di auguri che diventa un giradischi?

Puoi contattare Vinylart.co che per una somma non economicissima, ma adeguata provvederà ad incidere un vinile con quello che vuoi tu e le immagini che vuoi tu.

Giardini fioriti? Una foto della persona amata con la vostra canzone preferita? Un pezzo metal pieno di rabbia e livore da dedicare al vostro peggior nemico con la sua effigie? Un vinile che non suonerete mai nella vita ma comprerete già incorniciato? Tutto diventa possibile, e Vinylart vi avviserà se è possibile avere della musica su licenza allo scopo.

Una macchinina

Nel 1970 SONY decise di portare nel settore musicale, inizialmente come “parte di un concorso interno per stimolare la creatività” uno di quegli oggettini un po’ buffi che piacciono al pubblico orientale. Una macchinina giocattolo con un giradischi incorporato che correndo intorno al disco poggiato su una qualsiasi superficie, o il piatto fermo di un giradischi spento, lo facesse suonare.

Accordi con Volkswagen resero possibile usare come modello di punta l’iconico furgoncino Type-2 della casa, che divenne il famigerato “ammazzadischi”, passando attraverso Sony, Tamco, Hi Tec.

L’ammazzadischi originale

Infatti la combinazione dell’avere una macchinina che scorrazza su un disco con non troppa precisione e una puntina dal peso di tracciamento incerto (almeno nove grammi secondo Techmoan) e incline a sbacchettare rendeva il povero Record Runner tanto apprezzato quanto i mangiadischi più economici accusati di graffiare i preziosi dischi di famiglia.

Come per altri iconici giradischi giapponesi, anche l'”ammazzadischi” ha potuto godere di riedizioni moderne come quella STOKYO, con testine di alta qualità Audio Technica (ma sempre montate su una macchinina pronta a calpestare i tuoi dischi senza alcuna cura) e una rinnovata partnership con la nota casa automobilistica per usarne loghi e marchi anche in questa nuova edizione.

Se avete dischi a cui non tenete troppo, potete usare un giradischi spento e farvi scorrazzare le vostre macchinine per ottenere un audio un po’ troppo acuto, ma caruccio.

Programmi per computer

Anche di questi ne abbiamo parlato, e quindi ve lo ricorderò giusto brevemente.

L’audiocassetta per buona parte della storia dell’informatica domestica è stata considerata una memoria di massa perfettamente accettabile, se non l’unica per tutte le famiglie che non potevano permettersi un’unità floppy esterna per i loro Apple II e Commodore VIC20/64 e per gli utenti dello ZX Spectrum.

Il che comporta che molte riviste arrivarono col loro buon flexidisc che avresti potuto usare direttamente collegando il giradischi al vostro computer o, preferibilmente, ricopiare mediante il vostro impianto stereo su una cassetta per l’uso.

Nel 1984 una band musicale cristiana, i Prodigal, decise di registrare un messaggio di Albert Einstein ed una citazione evangelica (“Vi lascio la pace, vi dò la mia pace”, dal Vangelo secondo Giovanni) in coda al loro album Electric Eye, ma pur potendo semplicemente leggere i due messaggi preferirono lasciare un piccolo programma in BASIC che li avrebbe mostrati sul monitor di un Commodore 64 dopo aver modificato il colore di sfondo in un sobrio grigio per maggiore leggibilità.

Easter Egg in album dei Prodigal

Pochi anni dopo, nel 1986, la band Heartware rilasciò un omonimo album la cui traccia 4 del lato B contiene “Additional C64 Software / TV-Game“: ovvero un videogioco, Piggy’s Fatal Trip dedicato ad un porcello che deve attraversare una strada senza toccarne i bordi (in tal caso, arrivi al gameover con un suono di esplosione).

Ancora nel 2004 gli Endorphine, band musicale tedesca, affidarono ad una traccia su un loro vinile dei ringraziamenti assai speciali, leggibili solo a chi avesse avuto un Commodore 64 e la perizia tecnica di registrare quella traccia audio su una cassetta e nel 2021 l’album We are Stardust di LukHash, disponibile su vinili e CD, arrivò col suo bravo gioco omaggio, reso poi disponibile per il download autonomo.

 

 

 

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