Le “colpe dei padri” e il giornalismo di cui non abbiamo bisogno
Ci sono vicende nel giornalismo che non ci piacciono affatto, e che in un clima da campagna elettorale mai davvero sopita continuano a suscitare i loro effetti. La piaga dei virgolettati inventati ad esempio, con presunte dichiazioni sparate in due titoli diversi da due testate diverse, con un testo occultato dietro un Paywall.
L’utente quindi pagava il suo obolo per scoprire che del totomininistri e delle accuse di essere “filorussi” nell’articolo non ce ne era traccia.
Ma non eravamo pronti a finire nel mondo delle favole. Per essere precisi nel mondo di Fedro.
Le “colpe dei padri”, Fedro e quel giornalismo che non ci piace affatto
Tutti ricorderete la storia del Lupo e dell’Agnello. Ma un ripasso è d’uopo
Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello.
Il lupo stava più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello.
Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cercò una causa di litigio.
“Perché – disse – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo?
E l’agnello, tremando:
“Come posso – chiedo – fare quello di cui ti sei lamentato, o lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!”
Quello, respinto dalla forza della verità:
“Sei mesi fa – aggiunse – hai parlato male di me!”
Rispose l’agnello:
“Ma veramente… non ero ancora nato!”
“Per Ercole! Tuo padre – disse il lupo – ha parlato male di me!”
E così, afferratolo, lo uccide dandogli una morte ingiusta.
La storia la conoscete: il lupo vuole mangiare l’agnello. È nell’ordine della natura che i lupi mangino agnelli del resto. Ma gli animali di Fedro non sono veri animali, sono totem antropomorfici dell’essere umano. Il lupo voleva quindi incolpare l’agnello di qualcosa, in modo da poterlo colpire. Non trovando cose che l’agnello aveva fatto adatte alla sua arringa decise di giurare in nome di Ercole che il padre dell’agnello gli aveva fatto un torto, e l’agnello avrebbe pagato per entrambi.
Passiamo ora a Mercoledì 28 settembre alle ore 19.14.
Un utente ha deciso di inviarci questo messaggio, che ovviamente censuriamo sia nel segnalatore che nella vicenda. Della quale non vogliamo parlare
Avremmo potuto dare lettera al goffo tentativo di “tirarci per la giacchetta” in un agone che più che fact checking somiglia al gossip. Avremmo potuto decidere che “sarebbe stato interessante approfondire” le vicende che riguardano un padre che qualcuno non vede da anni.
Ci abbiamo messo esattamente 5 secondi.
Cinque secondi dopo l’intero messaggio era finito nella cartella spam, l’utente non ha mai ricevuto una risposta e assai verosimilmente non ne riceverà alcuna anche se in futuro dovesse inoltrare altre segnalazioni.
Non siamo così famelici di link da avere bisogno di accettare una polpetta avvelenata al sapore di “sarebbe interessante da approfondire” per un pugno di like.
Sapete però come è andata a finire la storia: qualcuno ha deciso che sarebbe “stato interessante”.
La vicenda è finita sui giornali, dai giornali è finita alle dichiarazioni della politica e assai probabilmente finirà davanti al banco di un giudice.
Non siamo certo qui in giro a puntare dita, se non a voi che ci segnalate “non notizie” come se dovessero davvero essere per noi “interessanti”
Non lo sono. Non è giusto. Non è così che si fa giornalismo e fact checking.
“Mutatis mutandis, de te fabula narratur”: “Cambiando quello che c’è da cambiare, questa favola te ben si adatta”
Traine conclusioni da solo.
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