Le cene eleganti del Medioevo lo erano per davvero: uno dei miti medioevali più diffusi vede tavolacci unti con cibo grasso e sporco e nobili non meno unti che si affastellano ad abbrancare cibo lurido con le mani su tavole luride.
In realtà come abbiamo visto assieme proprio recentemente l’immagine di un Medioevo lurido e buio è una costruzione sostanzialmente stereotipata. L’idea ad esempio che le spezie servissero a coprire il fetore della carne marcia servita a tavola non è esistita prima degli anni ’30
È pur vero che l’uso delle posate come lo conosciamo era ancora di là da venire: gli ospiti sovente portavano con loro un coltello da usarsi sia per difesa personale che per “infilzare” gli alimenti già tagliati in bocconi, tagliare e mangiare.
Ovviamente era considerato scortese ancor prima che pericoloso infilarsi il coltello in bocca: il boccone veniva staccato con le dita pulite e infilato in bocca.
Mangiare con le mani era ovviamente ammesso, ma come alcuni ristoranti per degustare alcuni alimenti dove l’uso delle mani è possibile forniscono salviettine disinfettanti e aromatizzate, il buon padrone di casa doveva fornire bacili di acqua pulita bollita con erbe aromatiche, sicché gli ospiti potessero lavarsi per bene le dita.
Bacili e contenitori del genere erano considerati parte del “lusso accessibile”, e generalmente le tavolate e le “cene eleganti” rispettavano un loro bon ton.
Altre regole prevedevano il divieto di sputare, il divieto di usare forchette fuori dalla cucina (la forchetta come utensile comune arrivò non prima del Rinascimento), il divieto di scambiarsi le posate (come abbiamo visto, solo coltelli ed eventualmente cucchiai che il padrone di casa non ti avrebbe messo a disposizione), il divieto di prendere le spezie a mani nude (potevi “bilanciarle” sul coltello).
Ogni cena elegante iniziava con la preghiera: gli ospiti meno importanti si lavavano le mani prima di sedersi, i più importanti ricevevano il bacile di acqua pulita e profumata dai servi direttamente a tavola, ma dovevano lavarsi prima di toccare il cibo.
Secondo i poemi dell’epoca per le dame era disdicevole farsi vedere con le labbra sporche di cibo, sporcare i calici o infilarsi in bocca bocconi troppo grandi.
I maggiorenti avevano tutti un assaggiatore: inizialmente per timore di ingerire cibo avvelenato, poi per consuetudine.
Potersi permettere un assaggiatore personale era un segno di grande potere e ricchezza: il padrone di casa ricco poteva proporre agli ospiti meno abbienti di assaggiare “per primo” un boccone da lui offerto, e questi avrebbe accettato per lo stesso motivo per cui esistevano gli assaggiatori: come mezzo di ribadire le gerarchie sociali.
Il cibo era quindi un mezzo di socializzazione, e le cene erano meno disordinate di quanto si pensi.
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