Ci viene segnalato il ritorno sui nostri schermi di uno dei casi di Complottismo più antichi del mondo.
Il misterioso, ma non troppo, mistero delle Carte degli Illuminati, ovvero del gioco di carte collezionabili Illuminati di Steve Jackson Games.
La storia è semplicissima: Steve Jackson, un prolifico autore di giochi da tavolo e di carte collezionabili (quei giochi da tavolo dove giochi, come suggerito dal nome, con un mazzo di carte “Standard” che puoi migliorare comprando dei kit di espansione, composti da economici pacchetti “random” come le figurine o costosi kit preconfezionati con le carte migliori per vincere il gioco) si imbattè una volta nel ciclo di romanzi satirici Trilogia degli Illuminati.
Una storiella buffa, parodia delle teorie del complotto degli anni ’70 e ’80, in cui un improbabile manipolo di eroi si ritrovano ad affrontare un mostro malvagio quanto incompreso a forma di piramide gigante che soffre di solitudine, un gruppo di improbabili Illuminati cantanti Rock che cercano di svegliare con la musica degli zombies nazisti e delle focene e delfini amichevoli aiutano gli eroi a salvare il pianeta dal disastro.
Ovviamente, scopo dell’autore era tirare fuori una divertente parodia dei complottisti in un mondo distopico senza né capo né coda, carico di tutti i terrori nelle teorie del complotto farciti di dosi di assurdità.
Alla Steve Jackson Games, all’epoca una piccola ditta di giochi, Steve Jackson era un grandissimo fan della saga, nonché un autore di giochi controversi, in uno scenario che riecheggiava le polemiche moderne sui giochi di carte collezionabili, come ad esempio quelle su Squillo di Immanuel Casto.
Anche negli anni ’80 infatti polemiche significavano pubblicità, e pubblicità significava vendere. Steve Jackson era un imprenditore con più soldi che sogni in tasca: non poteva permettersi di vendere il “Gioco di carte ufficiale di Illuminatus – Trilogia degli Illuminati” perché altrimenti avrebbe dovuto pagare dei bei soldoni gli autori.
Decise quindi di cavarsela creando
«un gioco sull'”idea delle cospirazioni segrete” alla base di Illuminatus!»
Perché, ovviamente, se il gioco è tratto “dalle cospirazioni segrete” e ogni somiglianza con dei romanzi già esistenti è puramente causale, tutti i soldi che fai te li tieni per te.
E nonostante questo, espansioni successive che citavano sfacciatamente personaggi ed ambientazioni della trilogia di Shea furono da questi criticate per l’evidente tentativo di capitalizzare sulla sua opera.
L’ambientazione è, sostanzialmente, basata su tutte le teorie del Complotto in voga negli anni, interpretate da bizzarri personaggi controllabili in gioco, come i Discordiani (nemici degli Illuminati presi di peso dalla Trilogia degli Illuminati), i Fan di Star Trek, per la teoria che vede il complottista medio come un Nerd che immagina le sue teorie dopo aver visto troppa televisione, i Boy Scout, la Mafia Radioattiva a due teste, gli Gnomi di Zurigo e altri bizzarri personaggi pronti a vincere una partita che rappresenta simbolicamente il dominio del mondo.
Come tutti i giochi di carte di buona fattura, fu ben recepito, nonostante l’evidente necessità di compare i kit di espansione migliori, aumentando quindi la spesa, per giocare ad un livello decente, cosa comune a tutti i giochi di carte collezionabili.
Il minimo che ti possa capitare se decidi di creare un gioco di carte satirico con tutti i complotti più in voga del momento, e se continui ad aggiornarlo negli anni aggiungendo complotti su complotti, è che il complottista medio creda che tu non stia semplicemente cavalcando l’onda mediatica dei complottisti, ma in qualche modo tu stia creando complotti.
Quando viene formulata dopo che il fatto è stato compiuto.
Uno dei casus belli fu la carta del set di espansione del 1995 chiamata Terrorist Nuke, Bomba Atomica Terrorista che raffigura due grattacieli simili alle Twin Towers bombardati
Ovviamente, l’attentato delle Twin Towers non comprendeva bombe atomiche, ma semplicemente la carta si basava su un evento assolutamente poco probabile e apocalittico: lo stesso motivo che spinse Al Qaeda ai dirottamenti.
Ovvero la creazione di un attentato così palesemente impossibile se non mediante l’uso di kamikaze per dimostrare al mondo Occidentale di essere pronti a tutto per raggiungere i loro nefandi obiettivi.
Trovata questa carta, tutto divenne pareidolia: ogni carta con la Skyline di New York distrutta divenne, ma solo in maniera postuma una sempre meno probabile referenza all’11 Settembre. Naturalmente, non puoi dichiarare referenza all’Undici Settembre ogni carta che raffigura, prima del 2001, le Twin Towers, dato che erano parte integrante del paesaggio.
A ulteriore complicazione della vicenda, si inserisce il fatto che Steve Jackson ebbe modo per descriversi come un ribelle contro il sistema per una vicenda che gli stessi complottisti sfruttavano.
Negli anni ’80 era comune il phone phreaking: banalmente le BBS, antenate dei forum e di Facebook, erano strapiene di istruzioni su come rubarsi telefonate interurbane dai telefoni a gettone oppure usare semplici generatori di codici per derubare le imprese delle loro schede prepagate.
Il trucco era semplice: all’epoca c’erano schede non magnetiche, semplici tesserine con un numero stampato, che un manager o imprenditore poteva usare per chiamare ad un centralino e far addebitare le sue telefonate da casa o in albergo al numero della sua ditta.
Un qualsiasi ragazzetto con un Commodore 64, un Apple II+ o computer equivalenti poteva semplicemente scaricare un programma che avrebbe, nella notte, telefonato al centralino, inserito un numero a caso e provato a chiamare un numero “sicuro”, con una segreteria automatica o un modem collegato.
Ogni qualvolta un numero ottenuto fosse stato effettivamente relativo ad una tessera esistente, il computer avrebbe salvato detto numero su un floppy o stampato con la stampante collegata.
Il ragazzetto avrebbe poi avuto una serie di numeri da usare per rubare telefonate in giro. Oppure, capitalizzando sul fatto che nei vecchi telefoni analogici ogni comando veniva espresso con un suono, usare quello stesso computer con un registratore per “aggiungere” gettoni inesistenti alle proprie chiamate oppure inoltrare chiamate interurbane dopo aver fatto cadere la linea durante una chiamata urbana.
Tutta una serie di truffe raramente perseguite negli anni ’80, ma che negli anni ’90 attirarono l’attenzione del Servizio Segreto.
Naturalmente, non in veste di controspionaggio, ma come equivalente locale della polizia postale.
Nell’orbita del cosiddetto Crackdown della Rete, ovvero i tentativi riusciti di costringere le BBS che diffondevano programmi piratati o di ausilio alle truffe telefoniche citate, i Servizi Segreti Statunitensi sequestrarono i computer di un dipendente della ditta accusato di far parte di un gruppo di hacker che, appunto, promuovevano simili truffe con la giustificazione etica che a suo dire non era giusto far pagare bollette telefoniche esose per diffondere conoscenza e sapere e spendere soldi per guerre e bombe, e, per eccesso di zelo si spinsero a sequestrare i computer dove questi stava lavorando ad un nuovo gioco da tavolo, GURPS Cyberpunk, sospettando che il lavoratore/hacker si portasse il lavoro a casa e l’hacking al lavoro e viceversa.
Naturalmente Steve Jackson, che aveva subito gravi danni economici e non potè vendere i giochi da tavolo previsti in tempo, fece causa allo Stato per riottenere il materiale da gioco e poterlo stampare e vendere e, vinta la causa e riottenuto il materiale, cominciò a vendere i suoi manuali con la tagline
Il libro sequestrato dai Servizi Segreti!!
Dando così ulteriore benzina al fuoco della Steve Jackson Games come fabbrica del Complotto.
Steve Jackon capo del Complotto mondiale che mediante le sue espansioni dà istruzioni ai suoi adepti? Steve Jackson pedina del complotto che riceve dai suoi occulti capi le istruzioni da diffondere al mondo?
La questione è molto più semplice: Steve Jackson è un imprenditore che ha scoperto come creare un gioco sul Complottismo, miniera inesauribile di fantasie e complotti, e da decenni cavalca felice l’onda del complotto, mungendo una vacca che mai andrà a secco.
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