L’attentato a Trump all’alba delle reazioni internazionali
Ieri l’attentato a Trump, oggi le reazioni allo stesso si diffondono nelle nazioni del mondo che si risvegliano ora meno sicure, più preoccupate e con molte domande da farsi.
La verità che emerge al momento è la stessa emersa con l’attentato a Shinzo Abe: ogni teoria del complotto si palesa solo una giustificazione per cercare di dare senso ed ordine a quello che non lo ha e non ammettere che anche servizi di sicurezza evoluti come il Secret Service Americano e la security di uno dei magnati più potenti al mondo possono non riuscire a fermare un soggetto a cui non importa assolutamente nulla uscire vivo dalla sua azione violenta.
Evento che è avvenuto: l’attentatore è a sua volta morto, lasciandosi dietro un morto e due feriti, oltre il Tycoon stesso, accusato ovviamente di un omicidio politico le cui indagini sono ancora in corso.
L’attentato a Trump all’alba delle reazioni internazionali
T.M. Crooks, l’attentatore, era un ventenne della Pennsylvania, luogo dove il comizio si è tenuto, e quindi ha compiuto la sua azione “giocando in casa”. Enigmatiche le sue motivazioni: il giovane era un elettore Repubblicano registrato ma aveva recentemente fatto una modica donazione, 15 dollari, ad un ente progressista legato all’opposto partito Democratico.
Le indagini sono ancora in corso per appurare se avesse agito da solo o con complici: appostato su un vicino tetto a 150 metri con un fucile semiautomatico AR-15, tipico delle stragi scolastiche americane in quanto facile da reperire e con potenza di fuoco sufficiente ad uccidere il Tycoon dalla distanza del prefabbricato, ha fortunatamente fallito solo per il caso o l’imperizia (non è ancora chiaro) venendo a sua volta ucciso dal Secret Service subito dopo gli spari.
Le scene disponibili mostrano il Tycoon portarsi una mano al volto, in quanto il proiettile o una sua scheggia gli ha lacerato la parte superiore dell’orecchio destro.
Un morto e due feriti completano il verdetto dell’azione criminosa, condannata dai governi di tutto il mondo, compreso quello Americano.
Biden esprime solidarietà, dichiarando che in America non dovrebbe esserci posto per la violenza, la Premier Giorgia Meloni gli esprime solidarietà e il Presidente Ungherese Orban manda preghiere.
Anche Xi Jin Ping esprime i suoi rispetti e solidarietà per il Tycoon ferito, mentre Mosca non perde l’occasione per cercare di mettersi al centro dell’attenzione attribuendo l’attentato alle “politiche di odio in America” con riferimento al sostegno di Kiev.
George W. Bush critica l’atto dell’attentatore come vigliacco e al momento la famiglia del magnate si stringe intorno a lui, battagliero come al solito.
Non è la prima volta che i comizi del Tycoon vengono messi a rischio da presenze potenzialmente pericolose: una nota fake news da noi affrontata ad esempio era ottenuta editando un video della precedente campagna elettorale nel quale il magnate si avvedeva di un facinoroso montato sul palco, dichiarando con una celia che se non avesse provveduto il Secret Service se ne sarebbe occupato di persona.
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