Ci risiamo. Sui social tutto diventa gazzarra e confronto. Siamo di fronte ad una nuova assurda battaglia di Paestum (social) contro Luca Bizzarri. Che nasce così per caso, quando Luca Bizzarri decide di rampognare il ministro della Cultura dichiarando che i beni architettonici di Paestum non sono tecnicamente “nazione”
Giustamente, c’è che gli fa notare, ma con accenti anche più duri e rigidi, che Paestum è geograficamente in provincia di Salerno.
Ma storicamente dobbiamo tenere conto di un’altra verità prima di scegliere uno schieramento e gettarsi nella pugna: la provincia di Salerno, l’Italia, anzi il dominio romano nelle terre della Magna Grecia non esistevano quando è stata fondata la città poi nota come Paestum.
Persino il nome di Peastum non è il nome con cui è stata fondata.
La mente corre alla bizzarra teoria delle “fonti russe” per cui i Russi avrebbero attraversato lo stretto di Bering per diventare Nativi Americani.
Teoria che si basa sul fatto che alcuni abitanti della Siberia hanno effettivamente traversato lo Stretto di Bering 30mila anni fa, ma non sarebbe esistita una Russia prima di 10mila anni dopo e quindi definire i Siberiani proto-Russi Russi è un po’ una strettoia culturale oltre che uno stretto geografico.
La città nota come Paestum risulta infatti essere abitata sin dal neolitico, ma solo in età greca (e se non volete credere a noi, almeno credete al portale del ministero) essa viene “fondata” e diviene una Polis Magnogreca, sul finire del VII secolo a.C.
All’epoca Posidonia era uno degli ultimi avamposti commerciali e sociali Greci, fondato dai coloni di Sibari (nell’attuale Calabria) per commerciare con gli Etruschi (altra popolazione pre-Romana) sopravvissuto al suo scopo commerciale, al declino di Sibari e degli Etruschi per diventare una città autonoma e prolifica.
A cavallo tra VI e V secolo a.C. Posidonia quindi acquisì il volto che ora vediamo, compresi gli scavi di cui Bizzarri e il ministro parlano.
Nel V secolo Posidonia passò di mano, venendo occupata dai Lucani, altra popolazione precedente la dominazione romana per diventare Paistum. Noterete che abbiamo evitato la parola “invasione” o “conquista”: di esse non ve ne è traccia. Lo scenario più probabile è che, come per molte città magnogreche semplicemente i popoli vicini sono arrivati attirati dal commercio e dalla ricchezza, hanno cominciato ad occupare strati sociali e professioni “inferiori” per poi essere incorporati nell’elite dominante e “strappare con la madre patria”.
Un po’ come già prima della guerra di indipendenza le Colonie Americane avevano smesso di considerarsi inglesi e rivendicavano una loro alterità, ma senza il passo della guerra. I Lucani divennero la nuova elite culturale e sociale di Paistum, i Greci rimpiansero di aver perso il loro potere e il loro dominio rivendicando i tempi in cui “Posidonia era greca e non Lucana”, ma Paistum continò a fiorire.
Solo nel III secolo a.C. Paistum divenne Paestum, cadendo sotto il dominio romano nel 273 a.C.
Paestum e Roma furono dapprima alleate, poi parte della grande Roma (ma con un’indipendenza che le consentì di battere conio fino a Tiberio ad esempio), e sotto il dominio Romano nuove infrastrutture furono aggiunte, sicché Paestum continuò ad essere un fiorire di arte e cultura fino al suo declino finale, probabilmente dovuto all’impaludamento dell’Urbe a causa del fiume Salso.
Se parliamo della città antica, non stiamo parlando delle aggiunte del III secolo, quando Paestum divenne prima “socii navales” con Roma e poi parte di Roma stessa. Stiamo ancora parlando di Posidonia, città preesistente e passata attraverso il dominio Greco, Lucano e Romano. E quindi Luca Bizzarri non ha torto.
Ma se parliamo di Paestum come luogo geografico, non ha torto chi corregge Bizzarri: geograficamente è lì, in quello che molto dopo avremmo chiamato Italia.
Ma ancora nel III secolo, l’abitante medio di Paestum, non si sentiva parte di una nazione che non c’era, ma “partner di Roma”. Come se noi ci considerassimo “cittadini della NATO”, per capirci.
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