L’assedio di Parigi del 1590 fu un evento traumatico e doloroso, del quale è entrata a far parte la storia del “Pane di Montpensier” anche solo per due testimonianze (come vedremo, ritenute credibili per determinati motivi).
Siamo nel pieno della Guerra dei Tre Enrichi, ultima delle Guerre di Religione. I tre Enrichi citati sono Enrico III di Francia, Enrico III di Navarra ed Enrico I di Guisa, laddove Enrico III nominò il suo omonimo re di Navarra come suo successore (che divenne Enrico IV) ma la Lega Cattolica, mal sopportando un Re Uogonotto, si strinse intorno ai Guisa.
Enrico III di Francia morì nel 1589, e nel 1590 Enrico IV strinse di un assedio brutale la città di Parigi per fiaccare le resistenze dei cattolici (diventerà comunque cattolico egli stesso, sia pur lanciando campagne di tolleranza religiosa, col motto passato alla storia come “Parigi val bene una messa”). E qui la storia si tinge di orrore e mistero.
Il pane era parte essenziale della dieta del popolano medio, fiaccato da un assedio brutale e da una guerra che si trascinava dal 1585, preceduta da trent’anni di guerre di religione precedenti.
Procurarsi la farina era diventato impossibile, e così nei testi d’epoca troviamo almeno due menzioni ad una soluzione alternativa di dubbio pregio alimentare e dal peso inquetante: il ricorso al “pane di ossa”.
La prima menzione è nei diari del cronista francese Pierre De L’Estoile, diari non destinati alla pubblicazione e quindi più parchi dell’estro e dell’abbellimento solitamente riservati alle opere ritenute pubblicabili.
Nei suoi diari De L’Estoile attribuisce l’idea al diplomatico Spagnolo e fiancheggiatore della Lega Cattolica l’ambasciatore Bernardino De Mendoza, che avrebbe raccontato come i turchi sopravvivevano agli assedi “integrando” la farina con le ossa dei morti tritate e macinate.
De L’Estoile aggiunse al racconto anche la presenza di una dama della Lega Cattolica, tale Madame De Montpensier, pronta a lodare la bontà dell’invenzione proposta dal De Mendoza senza però mai assaggiarla essa stessa.
Una seconda fonte, una lettera anonima rivolta alla Duchessa di Nemours ricorda sia l’assedio che l’uso del “Pane di Montpensier”, ed ambo le fonti concordano su una popolazione prostrata, ridotta al consumo di erbe, animali domestici e qualche episodio di cannibalismo.
Non possiamo avere la certezza dell’assenza di ogni drammatizzazione a scopo narrativo, sia pur trovandole inutili in diari privati non inizialmente destinati alla pubblicazione.
Quello che è certo è che ovviamente il “pan d’ossa” mancherebbbe di glutine, e il tentativo di impastarlo risulterebbe in un poltiglia difficile da cuocere in un insieme coeso dall’assente valore nutritivo, praticamente una sostanza non commestibile ancorché non tecnicamente tossica.
Il pane di Montpensier non era in grado di sfamare nessuno, e probabilmente contribuì ai 50000 morti registrati e quelli non registrati.
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