Ci segnalano i nostri contatti un testo pubblicato su Trapani Nuova: un articolo del 1963 sui telefoni del 2000 che descrive un concetto simile a quello degli ubiquitari smartphone.
Non si tratta né di una fake (l’articolo esiste, è disponibile una scansione dell’intero numero reperita dal portale Plurale.net) né di una previsione di viaggiatori del tempo.
Semplicemente, si conferma che sia gli autori sci-fi che gli analisti tecnologici e gli inventori sono persone tanto più abili quanto riescono a captare i bisogni e i desideri del pubblico.
E il pubblico del 1963 sognava come una cosa futura e utilissima i benefici che noi diamo per scontati, e spesso sprechiamo.
Secondo l’American Telephone and Telegraph Company il pubblico avrebbe gradito vedere in un unico oggetto cose che già aveva in casa, o quantomeno, i più abbienti di loro potevano permettersi e gli altri considerare un marchio di lusso.
Ovvero telefono, fax e televisione.
Oggi che il fax è un’anticaglia che se non è andata in pensione si appresta a farlo, è difficile immaginare un mondo in cui era guardato con favore e piacere, eppure per generazioni di professionisti, prima delle PEC, prima delle email e prima della messaggistica istantanea avere un documento via fax era l’apice della modernità.
Il telex, antenato del fax, era uno strumento di lavoro imprescindibile, e la storia di Tetris che abbiamo visto nella rubrica retro della settimana passata passa dei telex URSS/USA che hanno trasmesso (o si credeva lo avessero fatto) i diritti del rivoluzionario gioco.
Così, ecco che gli esperti della ATT immaginavano che un uomo così ricco da potersi permettere telefono, fax e TV avendone la tecnologia avrebbe voluto averli tutti assieme.
A rileggere il testo non si parla espressamente di Internet, ma si descrive uno scenario in cui il nostro ricco industriale riceve tutte le mattine la sua rassegna stampa su fax. Obiettivo che ci strapperebbe un sorriso immaginando il fracassone ronzare di un fax sperperare pagine e pagine per darci quello che possiamo leggere con un click, ma non nel 1963.
Questo gentleman moderno avrebbe poi combinato il telefono con la TV per effettuare “conferenze con telefonata a circuito chiuso” con TV “più chiare di quelle attuali”: i primi Trinitron, rivoluzionaria tecnologia introdotta da SONY per migliorare la resa grafica delle TV a tubo catodico, sarebbe arrivata solo nel 1968, innescando una corsa al perfezionamento della resa di TV e monitor e i primi esperimenti di videochiamata risalivano a dire il vero agli anni ’20 e ’30, ostacolati però dalla mancanza del livello tecnologico necessario.
Abbiamo appurato quindi che da trent’anni le diverse compagnie telefoniche si baloccavano con l’idea di offrire il servizio di videochiamata, ma semplicemente lo avevano messo su una virtuale lista “di cose da fare” quando la tecnologia lo avrebbe consentito.
Segue ovviamente il sogno di questi videofoni usati per mostrare musei ai giovani e le colorate vetrine dello shopping alle signore, unendo il sogno tecnologico ad una concezione della società tipica di quegli anni.
Ovviamente, il sogno di un telefono portatile consegue il sogno di un telefono perfezionato, e discende da un bisogno già presente in quegli anni. Ricordate il cercapersone?
Già nel 1921 la Polizia di Detroit usava una apposita emittente radio di sua proprietà e ricevitori “bloccati” sulla stessa come primitivo cercapersone per raggiungere gli agenti ovunque in città, e negli anni ’50 era disponibile per i medici di New York un servizio assimilabile ai cercapersone delle nostre generazioni passate per cui i medici abbonati potessero essere contattati mediante trasmissione di un loro numero in modo da sapere che, quando erano stati “chiamati”, dovevano correre in ospedale o in ufficio per chiamare la struttura e chiedere chi li avesse cercati.
Dovranno passare decenni prima che dal cercapersone si passi al telefono cellulare, e ancora qualche anno perché il cellulare diventi competitivo economicamente sul cercapersone.
Anche in questo caso, il primo modem commerciale della storia arrivò nel 1959, il Bell 101, sostituito in quattro anni dal più proficuo dal punto di vista commerciale Bell 103.
Tecnici e analisti erano già quindi a conoscenza del concetto di modem (preesistente, come leggerete cliccando sul nostro precedente articolo le unità Bell che ne settarono lo standard futuro assieme ai successivi Hayes), e semplicemente ritenevano che in futuro sarebbero stati diffusi.
Anche qui la predizione ha un intoppo: gli analisti dichiarano che il modem del 2000 avrà “3000 parole al minuto”, ovvero la fantastica velocità di 2500 baud al minuto.
Velocità fantascientifica per l’epoca, ma di gran lunga inferiore a quanto raggiunto dai modem dell’epoca. Nel 2000 il modem analogico ormai aveva raggiunto i 56Kbps e stava arrivando l’ADSL.
Del resto, come abbiamo visto, in tempi in cui il disco fisso medio era una sfolgorante novità che non raggiungeva i 5 Megabyte, chi avrebbe pensato che persino attaccate alle nostre autoradio abbiamo pennette USB da 64 Giga e oltre?
Alcune previsioni, va detto, sono del tutto sbalestrate: l’home banking del futuro secondo i nostri solerti analisti si sarebbe basato su “speciali inchiostri magnetici” mentre sappiamo che l’evoluzione è andata avanti in modo diverso.
Tutte le menti in grado di anticipare i bisogni del pubblico vedono un po’ nel futuro.
Prendete il cellulare che avete ora in tasca: uno smartphone è la somma di tutti gli oggetti del desiderio che un ricco vacanziere voleva sempre avere con sé. Una macchina fotografica istantanea e una telecamera per scattare foto ed effettuare riprese, una mappa dei luoghi, una radio per ascoltare un po’ di musica e, più avanti, una piccola TV da campeggio per non annoiarsi, un videogame portatile, un telefono (all’epoca da cercarsi in qualche cabina o in albergo), un orologio, una sveglia e un portadocumenti, uno strumento di messaggistica e un cercapersone.
Col tempo, sublimati in un solo strumento.
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