“Lara Croft è una donna transgender”: guarda i casi della vita, a pochi giorni dalla pubblicazione su un pezzo nella storia del femminile nel mondo videoludico qualcuno ci segnala questo post.
Infondato per una lunghissima serie di ragioni, tangenzialmente collegate alla travagliata storia del personaggio. Personaggio che da quando esistono la motion capture (la tecnica per “catturare” le fattezze di attori e attrici da usare nei videogames per maggior realismo), la crossmedialità (apparizione di modelli, modelle, attori e attrici professionisti in fiere del settore e riduzioni cinematografici) vanta il record mondiale per il personaggio immaginario con più volti reali.
Come abbiamo avuto modo di ricordare, Lara Croft non avrebbe neppure dovuto chiamarsi Lara Croft.
Il pitch iniziale del character designer (creatore del personaggio) Roby Gard prevedeva infatti la sensuale “Laura Cruz”, latinoamericana figlia di un guerrigliero e militare, descritta (ripetutamente) come una “gnocca assoluta” (total babe) e una “gnocca con cervello”, adatta ad un pubblico di giocatori dai diciotto anni in su perché “dotati della maturità necessaria per accettare un personaggio femminile (che comunque è una gran gnocca)”.
Il disegno originale del personaggio era già pronto: labbra pronunciate e sensuali, viso vagamente latino, abiti militari da mercenario riadattati al suo fisico, coda di cavallo sportivo.
Al buon Gard furono richiesti un numero enorme di cambiamenti: gli fu obiettato che un pubblico perlopiù inglese e americano avrebbe avuto difficoltà nel pronunciare il nome “Laura Cruz”, che divenne “Lara Cruz”, e che avrebbe avuto difficoltà ad accettare una guerrigliera latinoamericana fan dell’attore Brian Blessed e dalla personalità abrasiva.
Lara Cruz fu riadattata in “Lady Lara Croft”, dama di buona famiglia inglese spinta da un forte senso dell’avventura ad abbandonare il sicuro rifugio di “Palazzo Croft” per immegersi in mille avventure.
Da allora Lara Croft avrà un numero incalcolabili di attrici e modelle a incarnarla, da Angelina Jolie (di origini Tedesche, Francesi, Slovacche e Tedesche insieme) fino alla sua ultima incarnazione fisica, Camilla Luddington, attrice inglese (quindi in grado di fornire un accento coerente con l’attuale backstory di Lady Croft) nota per il suo ruolo in Grey’s Anatomy nel ruolo della dottoressa Wilson e per i suoi numerosi ruoli nel doppiaggio di videogames e serie animate, nonché per la motion capture di Lara Croft.
Ovviamente quindi ogni bizzarra illazione su standard di bellezza “negati” ha lo stesso senso delle assurde controversie su Aloy in Horizon Forbidden West, realistico modello di donna animata fino alla sottile peluria (il vello) sugli angoli delle guance (possiamo ipotizzare che in un mondo ridotto a battaglie tribali in una colonia cosmica le cremine esfolianti siano l’ultimo bene da cercare) e sui muscoli di Abby in “The Last of Us II”, personaggio divorato dal desiderio di vendetta che cerca di ottenere forza fisica e armi per schiacciare e distruggere i nemici ottenuti nei capitoli precedenti.
E siamo dinanzi ad una prova del fatto che forse proprio chi si definisce “vero gamer”, vero gamer non appare.
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