Bufala

L’antica bufala dei veri nomi dei blocchi di Tetris contenuti nel manuale

L’antica bufala dei veri nomi dei blocchi di Tetris è la prova provata che quando qualcuno dice di aver scoperto le “vere origini di qualcosa” probabilmente sta mentendo.

Come per le vere origini della risposta a “in bocca al lupo”, trasfigurate in un bizzarro “viva il lupo” incompatibile con ogni evidenza logica, scientifica e storica. Ma anche le vere origini di Ambarabaciccicoccò, filastrocca biecamente censurata in un postmodernista politically correct che ha richiesto l’intervento del popolo della Rete per impedire alle civette “di fare l’amore con la figlia del dottore”. O per la scoperta dei nomi (del tutto inventati) delle dita dei piedi.

In questo caso la fake news colpisce il gioco più amato dalla generazione anni ’80: il Tetris. La fake news si basa sulla scoperta del “manuale originale” da parte del popolo della Rete, contenente i nomi dei blocchi.

L’antica bufala dei veri nomi dei blocchi di Tetris

Nomi fantasiosi come “Ricky l’Arancione”, “Cleveland Z”, “Smashboy” e “Eroe” per il provvidenziale blocchetto dritto.

Ma, come abbiamo visto per molti casi simili, ci vuole poco a creare un ricordo falso, come questo.

L’antica bufala dei veri nomi dei blocchi di Tetris

In realtà il manuale originale inglese della versione NES qualcuno lo ha trovato davvero (dato che la bufala si regge sull’abitudine del ragazzino anni ’80 a buttare/ignorare le scatole), e lo ha caricato sul portale Internet Archive, dedito alla preservazione di documenti e programmi di ogni tipo.

Dal portale scopriamo che la pagina coi “veri nomi dei blocchi di Tetris” è stata posticciamente aggiunta: la pagina 12 originale comprende annotazioni su come calcolare i punteggi e selezionare i livelli di difficoltà

La vera pagina 12 del Manuale

Beninteso, dei “veri nomi dei blocchi di Tetris” non vi è traccia in nessuna altra parte del manuale.

I tetramini, unico nome delle figure e cenni storici

A voler essere pignoli i “blocchi di Tetris” un nome ce l’hanno, e solo uno: i tetramini, figure geometriche composte da quattro quadrati identici connessi tra loro lungo i lati.

Aleksej Pažitnov e Dmitrij Pavlovskij, informatici russi con l’hobby del videogame, inventarono Tetris proprio perché negli anni ’70 in URSS andavano di gran moda i giochi coi “polimini”, la famiglia di cui i tetramini fanno parte.

La prima incarnazione del “prototetris” erano giocattoli di plastica con figure composte da più pentamini giocattolo e le riviste proponevano giochi con gli stessi.

Tetris (da “Tetra” e “Tennis”) nasce proprio dal tentativo di portare nel mondo dei videogames i giochi da tavolo con pentamini, usando un numero ristretto di Tetramini per venire incontro alle limitate facoltà del computer Ėlektronika-60 da lui usato e per non rendere il gioco inutilmente complesso per i ragazzini dell’epoca.

Vadim Gerasimov, matematico allora sedicenne, si occupò di portare Tetris sui computer IBM Compatibili, con l’aspetto “definitivo” che conosciamo cominciando una lunghissima storia, troppo lunga per questo articolo, che dal GameBoy ha reso Tetris un gioco ubiquitario e ancora onnipresente sulle console Nintendo nella sua versione “battle royale” e online Tetris 99 per Nintendo Switch.

I blocchi di Tetris si chiamano quindi tetramini, parte della famiglia dei pentamini e non coi fantasiosi nomi indicati nella fake news.

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