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L’amministrazione Trump scoraggia i termini inclusivi: l'”indice delle parole proibite”

Sui social sta circolando uno screenshot che mostra un elenco di termini proibiti dall’amministrazione Trump, tra cui parole legate a diversità, equità e inclusione (DEI). Diversi utenti ci hanno chiesto se questa notizia fosse vera o falsa, in quanto sembrava troppo straordinaria per essere credibile. Dopo aver verificato le fonti, possiamo confermare che la notizia è autentica. Il 7 marzo 2025, infatti, il New York Times ha rivelato che l’amministrazione Trump ha ordinato alle agenzie federali di rimuovere questi termini dai loro siti web ufficiali. La direttiva fa parte di una più ampia iniziativa che mira a ridurre o addirittura eliminare i programmi legati al DEI all’interno delle istituzioni federali. La decisione ha sollevato un intenso dibattito e ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica su una questione che sta infiammando gli Stati Uniti.

Lo screen delle "parole proibite" dall'amministrazione TrumpLo screen delle "parole proibite" dall'amministrazione Trump

Lo screen delle “parole proibite” dall’amministrazione Trump

Cos’è il DEI e perché è al centro delle polemiche?

Il termine DEI (Diversity, Equity, and Inclusion) si riferisce a un insieme di politiche e pratiche che hanno l’obiettivo di garantire che i luoghi di lavoro e di istruzione siano più inclusivi e rappresentativi della diversità della società. Le iniziative DEI mirano principalmente a promuovere la presenza di persone provenienti da differenti etnie, generi, orientamenti sessuali e background culturali, creando ambienti in cui la diversità sia valorizzata. Inoltre, queste politiche cercano di garantire che tutte le persone abbiano pari opportunità e risorse, soprattutto in contesti dove le disuguaglianze sistemiche possono impedire l’accesso equo. L’inclusione, in particolare, riguarda la creazione di ambienti in cui ogni individuo si senta accolto, rispettato e parte integrante di un gruppo, a prescindere dalle proprie caratteristiche personali. Negli ultimi anni, le politiche DEI sono diventate un argomento di forte divisione tra conservatori e progressisti. Mentre l’amministrazione Biden ha cercato di rafforzare queste politiche, Trump e il Partito Repubblicano le hanno frequentemente criticate, ritenendo che siano politiche ideologiche che mirano a promuovere una “politica del vittimismo” e a discriminare la maggioranza bianca a favore di minoranze. La rimozione dei riferimenti a questi concetti, quindi, riflette la volontà di mettere un freno a quelle che vengono viste come politiche divisive.

La cancellazione del DEI dai siti governativi

Come ha riportato il New York Times, l’amministrazione Trump ha ordinato la rimozione di una serie di parole chiave come “diversità”, “equità” e “inclusione” da tutti i siti web delle agenzie federali, un intervento che fa parte di una strategia più ampia che mira a ridurre l’influenza e la visibilità delle politiche DEI all’interno della pubblica amministrazione. A partire dal 25 gennaio 2025, Linkiesta ha riportato che l’amministrazione ha avviato un piano per chiudere gli uffici che si occupano di DEI nelle agenzie federali, con l’intenzione di licenziare il personale che vi lavora. Secondo il Guardian, tale decisione ha avuto conseguenze inattese: intere pagine web governative, non solo quelle direttamente collegate a questi programmi, sono state rimosse o modificate, creando confusione e rallentamenti nel funzionamento delle istituzioni pubbliche. Inoltre, un’inchiesta condotta da Wired Italia ha confermato che l’amministrazione Trump ha redatto una lista di termini proibiti che va oltre i concetti di diversità, equità e inclusione. Essa include anche parole legate all’identità di genere, all’orientamento sessuale e persino alla scienza del cambiamento climatico, dimostrando come la censura si stia estendendo a tematiche scientifiche e sociali ritenute controverse da parte dei più conservatori.

Le implicazioni della decisione di Trump

L’eliminazione del DEI dal vocabolario ufficiale del governo federale segna una rottura significativa con le politiche precedenti, che cercavano di promuovere una maggiore rappresentanza e inclusività. Se da un lato i sostenitori di Trump considerano questa mossa una necessaria azione per contrastare politiche ritenute ideologiche e divisive, dall’altro i critici temono che queste decisioni possano danneggiare i diritti delle minoranze e ridurre l’accesso a opportunità educative e lavorative per coloro che sono già svantaggiati. In effetti, la cancellazione del DEI dalle agende governative potrebbe avere ripercussioni a lungo termine sulla promozione di una società più equa, e il dibattito sull’efficacia e la necessità di tali politiche è destinato a continuare a infiammare la scena politica statunitense. Le prossime mosse dell’amministrazione Trump potrebbero segnare un punto di svolta per le politiche di inclusione, con implicazioni non solo per i funzionari pubblici, ma anche per i cittadini americani che beneficiano delle azioni politiche in questo ambito.

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