L’aldilà con una medium certificata dall’Università di Pavia secondo Pomeriggio 5, ma l’Università di Pavia smentisce
I social sono sempre una miniera di insperate discussioni, come la storia della medium certificata dall’Università di Pavia.
Storia che, come sempre, nasce da un Tweet. Ieri
Buon #Pomeriggio5!
Siamo in diretta dal Duomo di Napoli dove non si è ancora rinnovato il miracolo della liquefazione del sangue di San GennaroTra poco tutti gli aggiornamenti di cronaca, e poi una parte dedicata all’aldilà con una medium certificata dall’Università di Pavia pic.twitter.com/TkeNWSJXMw
— Pomeriggio 5 (@pomeriggio5) December 16, 2020
Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Così il nostro decano e buon amico, Paolo Attivissimo, decide così di porre una semplice domanda
In che senso “certificata”? Da quale facoltà universitaria? Grazie.
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) December 16, 2020
Alla quale la risposta perviene dall’Università di Pavia
Ovviamente (ma c’è bisogno di dirlo?) l’Università di Pavia non certifica medium
— Università di Pavia (@unipv) December 17, 2020
Potrebbe esserci alle spalle un mero misunderstanding, o una scelta infelice nei termini. Ma l’Università di Pavia si è pronunciata, oseremmo dire, in modo dirimente.
Attendiamo comunque ogni sviluppo.
Aggiornamento: Lo sviluppo desiderato è arrivato: il misunderstanding nasce proprio dal Tweet di Mediaset, ora rimosso, che, come disvelato sempre nel seguito da Attivissimo sbaglia l’ente.
Non esiste alcun “ente certificatore di Pavia”, ma viene menzionato un gruppo di ricerca a Padova. Enfasi su Padova. Che ovviamente non è Pavia
Sono sicuro che la redazione di @pomeriggio5 chiarirà le proprie dichiarazioni, e la sua cancellazione del tweet in oggetto, nei confronti di @UniPadova. I rispettivi uffici legali potranno chiarire pubblicamente la questione / 9
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) December 19, 2020
Ormai il vivace scambio di Tweet è trasceso, e confidiamo tutti in una soluzione civile ed una maggiore futura attenzione da parte di amministratori ed avventori dei Social.
Pare inoltre che ogni dettaglio utile a evitare il tweet contestato fosse noto dagli inizi di dicembre: resta solo da chiederci perché non dedicare pochi minuti alla verifica prima anziché costringere il fact checking a osservare un tardivo, e lesivo per tutte le parti coinvolte, vespaio.
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