“Un piano, non una malattia” è il nuovo e per niente originale slogan che arriva dal mondo complottista. A questo giro il COVID-19 diventa un acronimo che nasconde un ben più complesso piano d’attacco contro l’umanità destinata all’estinzione, secondo i complottisti, e il messaggio si diffonde senza alcun approfondimento, bensì con un meccanico copia-incolla privo di fonti.
Il post è ampiamente condiviso all’interno del gruppo Facebook Diamo Voce al Dott. Stefano Montanari, ma viene anche ripreso nelle singole bacheche. Leggiamo il testo:
COVID-19 non è una malattia, ma un Piano.
C = certificate
O = of
V = vaccination
ID = Identity
1 = a > artificial
9 = i > intelligencePer chi non conosce l’inglese vuol dire: certificato di identità vaccinale ad intelligenza artificiale.
COVID 19 non è quindi il nome del virus ma quello del Piano internazionale per il controllo e la riduzione delle popolazioni, che è stato sviluppato per decenni e lanciato nel gennaio 2020 durante l’ultimo DAVOS.
Nessuna fonte dimostra quanto sostenuto a gran voce dai complottisti – che copiano e incollano parole di altri senza argomentare – ma è una teoria talmente affascinante che non ha bisogno, secondo il pubblico avvezzo a queste condivisioni, di approfondimenti. Ciò che conferisce al post un pizzico di autorevolezza è la citazione dell’ultimo DAVOS, parola che suona misteriosa e di cui tantissimi ignorano il significato.
“Davos” prende il nome dalla città svizzera del Canton Grigioni in cui ogni anno, dal 1970, ha luogo il World Economic Forum (WEF) spiegato in breve in questo articolo pubblicato sul Sole 24 Ore:
Ogni anno a metà gennaio, un paesotto sulle Alpi svizzere ospita per cinque giorni presidenti e primi ministri, banchieri centrali e boss di grandi aziende, industriali, miliardari, influenti accademici, sportivi, attori, rockstar, innovatori, giovani e non.
Il WEF è una sorta di culla del capitalismo etico che ogni anno guarda al futuro – scrive il Sole 24 Ore – e trattandosi di un Forum in cui si discute di finanza:
Considerato dai più come vertice esclusivo e inaccessibile è diventato sempre più un evento coperto dai media: nonostante i suoi detrattori o forse anche grazie a questi, ha perso quell’aura di gran consesso a porte chiuse che tanto sospetto ha instillato nei movimenti populisti anti-élite.
Chi parla di progetto di eliminazione delle popolazioni deciso nel Davos di gennaio, inoltre, dimentica che le prime notizie sul Coronavirus sono arrivate a dicembre 2019 con i primi casi registrati a Wuhan. Nei tempi, dunque, questo inesistente piano di riduzione della popolazione sarebbe arrivato in ritardo.
L’acronimo del COVID-19 è dunque l’ennesima ossessione dei complottisti che cercano, con la solita semplificazione, di creare un mito sulla base di intuizioni affascinanti ma tutt’altro che geniali, essendo di facile elaborazione.
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