La villa dei gattini a Pompei dimostra come i social siano diventati una realtà a parte. Un mondo più vero del vero. Se un tempo si diceva che la differenza tra il giornalista e il “condivisore da social” è che il primo, interrogato sul meteo, apre la finestra ed il secondo si cerca il clima su Google, il condivisore medio ormai guarda sui Social.
Non ha bisogno di cercare riscontri nella realtà dei fatti: se un post social dichiara che esiste “la villa dei gattini a Pompei” essa deve obbligatoriamente esistere ed il post condiviso fino a convincere il mondo della sua esistenza.
Siamo di fronte ad una lunga serie di problemi però: in primo luogo una mappa degli edifici visitabili (quindi fotografabili) di Pompei esiste, è visibile qui e non comprende la “ribatezzata” (sic!) “villa dei gattini”.
Che quindi visitando Pompei di persona nessuno vedrà perché ovviamente non esiste.
Per quanto pregevoli inoltre i presunti “antichi affreschi” presentano alcune incertezze e anacronismi visibili.
Le illustrazioni feline, con dettagli a tratti fotorealistici incompatibili con l’arte del mosaico (vedi le tigrature della foto del “gatto con pallina”) presentano infatti lo stesso genere di deformità che abbiamo riscontrato “nei volti in GAN”, il “falso più vero del vero” usato dai produttori di Fake News per incarnare i personaggi delle loro creazione.
Inoltre dettagli come la stessa pallina di foggia moderna si presentano anacronostici, e la presenza di arti deformi, code duplicate e “mezzi felini” (sederi o teste decapitate) nella galleria tradiscono una creazione moderna.
Creazione moderna assistita al computer, coi limiti tipici dei sistemi di disegno automatizzato mediante AI.
Sostanzialmente si tratta di una fake news, con immagini certamente moderne e non foto di antichi mosaici.
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