La UE vuole il reato di Afrofobia: La Kyenge esulta
Ci risiamo, l’irreprensibile VoxNews ci delizia con una delle sue Apocalissi annunciate, questa volta usando il termine “Afrofobia”.
Un lungo articolo, il cui bottone “Fact Checking” (seriamente: a questo punto, vi preghiamo, non abusatene) rimanda a un lungo copincolla ricco di interpretazioni personalissime.
Che ci accingeremo a smontare, pezzo per pezzo
L’Unione Europea ha varato il reato di Afrofobia!
Scusate, ma la differenza tra direttiva e risoluzione non la tiene di conto nessuno?
Al momento, l’Unione Europea non ha approvato alcun reato, del resto non si capisce in base a quale principio logico-giuridico spetterebbe all’Europarlamento introdurre “così, de botto, senza senso” specifici reati nell’ordinamento nazionale.
La Risoluzione è peraltro
un atto adottato dal Parlamento europeo, che si pronuncia all’unanimità sul rapporto presentatogli da una delle sue Commissioni. La risoluzione ha in questo caso la portata di una raccomandazione (v.), ossia atti non vincolanti (v.), ed è indirizzata al Consiglio dell’Unione europea o alla Commissione delle Comunità europee. Più in generale, però, le risoluzioni si inquadrano tra gli atti atipici (v.) delle Comunità europee, in particolare quando sono adottate dai rappresentanti degli Stati membri riuniti in seno al Consiglio europeo (v.). Tali atti, per il foro in cui vengono discussi e adottati e per le materia cui si riferiscono, hanno spesso una notevole rilevanza. Quanto alla loro natura giuridica, essi possono essere considerati degli accordi in forma semplificata.
Un atto non vincolante quindi, una sorta di accordo che riconosce l’esistenza di un fenomeno per fare il punto sulla situazione e valutare come, in futuro, provvedere sul da farsi.
L’Unione Europea vuole che parliamo bene delle persone di colore! Ci censurano!!!
In quale vocabolario la locuzione
riconoscere questa forma specifica di razzismo esortandole a combattere in modo sistematico le discriminazioni etniche e i reati generati dall’odio nonché a mettere a punto risposte politiche e giuridiche a tali fenomeni che siano efficaci e basate su dati oggettivi
Significa che se il singolo straniero delinque allora non possiamo più parlare di lui?
Facciamo un esempio concreto, e immaginiamo che il New York Times domani esca con un pezzo su un italoamericano che compie una rapina.
Esce quindi col titolo:
Panico in Banca: Mario Rossi fa una rapina
Spiegando che Mario Rossi, Italoamericano, ha fatto questo e quello.
Invece no! Il New York Times decide che uscire con
Italoamericani shock! Il crimine Italiano colpisce la Grande Mela! Americani in pericolo!!!
Sia un titolo molto più di impatto.
Scommettiamo che tutti i “sovranisti da tastiera” che ora vedono la loro libertà di espressione minacciata dal non poter più confondere coscientemente tra la responsabilità individuale nel crimine e l’aperto accollare ad una intera etnia le colpe dei singolo sciamerebbero come locuste difendendo l’Onore dell’Italianità lesa?
Perchè in nessun luogo della risoluzione, che potrete scaricare in Italiano ed in integrale cliccando qui troverete la minima frase, accenno o insinuazione a richieste di forme censorie.
A meno che non vogliate considerare la richiesta di evitare attacchi verbali come una forma censoria, in questo caso saremo lieti di chiedere all’Unione Europea una mozione per cui, ad esempio, tutti coloro tra voi che trovate tale semplice richiesta censoria e siete anche solo leggermente in sovrappeso siate salutati tutte le mattine in piazza dal paese che in coro vi apostrofa così:
Ciao, come stai? Vecchia palla di lardo…
E se decideste di protestare, recriminare o reclamare diffamazione, avrete dimostrato di essere così degli ipocriti.
Ma perché si inventano le parole?
Il vostro problema è qui? Che esiste una definizione di afrofobia?
Il documento lo spiega pure perché parlano di Afrofobia
considerando che i termini “afrofobia” e “razzismo contro i neri” fanno riferimento a una specifica forma di razzismo, che include qualsiasi atto di violenza o discriminazione, alimentato da abusi storici e stereotipi negativi, che porta all’esclusione e alla disumanizzazione delle persone di origine africana
In sintesi?
Significa se avessimo usato “razzismo contro i neri” tutte le volte, il documento sarebbe diventato di ottantasette pagine in più.
Cioè, scusate: eravate tutti lì a spellarvi le mani dinanzi all’invenzione di petaloso e afrofobia vi terrorizza?
E ditelo che siete come Kid Muscle, il famoso supereoe e wrestler terrorizzato da cuscini, cuccioli e parole con più di tre sillabe?
Vogliono spendere i nostri soldi per i ne…uomini di colore! Scandalo!
Abbiamo già enti che si occupano dello studio, dell’analisi e della gestione dei fenomeni discriminatori.
Ad esempio l’UNAR, Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali.
Ovviamente quindi si consiglia e si raccomanda agli stati membri che non abbiano enti del genere di procuarseli: e chi li ha, come noi, potrà e dovrà farli fruttare e lasciarli lavorare: del resto, se il vostro problema è che vi fa schifo usare soldi dei contribuenti per qualcosa (come la lotta alle discriminazioni) che aiuta i contribuenti tutti, perché una società che non discrimina è una società migliore, non sarebbe uno spreco ancora più grande non consentire agli enti che già abbiamo di non fare il loro lavoro?
Faranno passare prima gli africani!
E chi l’ha detto?
Al contrario, la risoluzione propone di
monitorare il pregiudizio razziale all’interno dei loro sistemi giudiziari penali e di istruzione e dei loro servizi sociali e ad adottare misure proattive intese a garantire una giustizia equa e a migliorare le relazioni tra le autorità preposte all’applicazione della legge e le comunità minoritarie, assicurare condizioni di parità nell’istruzione e migliorare le relazioni tra le autorità del settore dell’istruzione e le comunità minoritarie, nonché garantire la parità dei servizi sociali e migliorare le relazioni tra le autorità preposte ai servizi sociali e le comunità minoritarie, con particolare riferimento alle comunità nere e alle persone di origine africana
Enfasi su “Parità” ed “Equità”: concetti che l’ultima volta che abbiamo controllato significano appunto far partire tutti dallo stesso punto di partenza e non “far passare avanti” chicchessia.
Ma la Kyenge festeggia, quindi è male!
La Kyenge, quella alla quale avete attribuito un incalcolabile numero di parenti inventati, della quale ridete quando viene raffigurata o descritta come una scimmia o altra creatura non umana e che rendete oggetto delle bubbane più atroci per poi correre ad insultarla sui social?
Immaginate di essere una minoranza che ogni giorno subisce tutto questo ed altro.
Che sa per certo che almeno dal 2011 (citato nel testo che dovreste leggere) si parla di modi per evitare tutto questo, ma che solo oggi i sovranisti da tastiera scendono in piazza per il diritto di darvi delle scimmie, di insultarvi in ogni modo e di farlo non solo con assoluta impunità, ma senza neppure essere bacchettati.
Veramente il vostro problema sarebbe chi festeggia cosa?
La controprova
Parliamo di un portale che decide di illustrare una risoluzione che chiede la limitazione delle discriminazioni accostando il volto della Kyenge al volto di Pamela Mastropietro.
Ogni ulteriore asserzione si rende del tutto superflua.
Per tutti gli altri un’ulteriore lettura consigliata diventa Afrofobia di M. Valeri.
Se il nostro servizio ti piace sostienici su PATREON o
con una donazione PAYPAL.