Editoriale

La Suprema Corte ripensa il diritto all’aborto: in discussione Roe vs Wade

La Suprema Corte ripensa il diritto all’aborto: questo è quello che avete letto su tutti i giornali. Molti hanno titolato all’abolizione del diritto dall’aborto: non è purtroppo una interpretazione erronea. È solo titolare partendo dall’esito peggiore della storia (ancorché molto probabile) anziché partire dal punto di inizio.

Il viaggio potrebbe arrivare a quell’esito.

L’obiettivo dichiarato è infatti restituire al singolo Stato la facoltà di legiferare sull’aborto in modo indipendente.

Di fatto creando una situazione balcanizzata in cui diversi stati possono avere o meno una IVG, e averla in modalità e per motivi differenti.

Una questione più e più volte giuridicamente imprevista

La decsione è, sostanzialmente, un “unicum”, qualcosa di particolare sotto ogni punto di vista.

Al contrario del fluido panorama Italiano, non si era mai vista nella storia Americana una bozza di decisione scappare fino ai media prima che la decisione fosse stata presa. Mai.

Siamo abituati, specie nel panorama pandemico, a vedere ordinanze, norme e decreti discussi dalla Stampa ancora prima della loro entrata in vigore.

Anomalia: nella storia della Suprema Corte ciò non era mai avvenuto.

Inoltre, la bozza, lunghissima e ben annotata, si lancia a ricordare casi in cui, secondo il Giudice Samuel Alito, è evidente che la Suprema Corte avesse avuto torto completo e qualcuno avrebbe dovuto fermarla.

Le frasi usate, secondo Politico, echeggiano precedenti critiche rivolte alla Suprema Corte. Come quelle a Korematsu v. United States, 1944, che difese il diritto degli USA nel mantenere i cittadini nippoamericani lontani da zone sensibili per evitare rischi di spionaggio pro-nipponico fino ad internarli in campi di detenzione.

Plessy v. Ferguson, 1896, che difese il diritto alla segregazione razziale.

Dissonante per molti è che Roe v. Wade viene espressamente citata come una decisione debole, anticostituzionale e, secondo una delle mille note al riguardo, anche potenzialmente xenofoba ed eugenetica.

Perché la Suprema Corte ripensa il diritto all’aborto

Sostanzialmente, secondo la bozza, Roe v. Wade stabilisce che la Costituzione Americana difende il diritto all’aborto, ma non direbbe esattamente dove tale diritto viene definito.

In una motivazione alquanto sferzante Alito si spinge fino a dichiarare che la Suprema Corte ai tempi di Roe v. Wade abbia ritenuto necessario identificare tale diritto “da qualche parte nella Costituzione, senza considerare così importante renderci edotti del dove”.

La bozza si spinge a dichiarare che “non esiste un diritto all’aborto incardinato nella storia e nel diritto della nazione” e che Roe v. Wade, imponendolo ope legis ha di fatto paralizzato il processo legislativo che avrebbe portato i vari Stati, legiferando sul tema, a costruire quella storia e quel diritto.

Che, sempre secondo la bozza, spetta a nessun altro se non “i cittadini e i loro rappresentanti”.

Inoltre si spinge in una nota a margine a dichiarare alcuni dei sostenitori del diritto all’aborto in tutti gli USA come fautori dell’eugenetica, motivati dal desiderio di “sopprimere la popolazione di colore perché un numero sproporzionato di feti abortiti sono di colore”.

Ci sia permesso un momento di dubbio sui rapporti causa-effetto accennati, anche perché lo stesso Alito che, al di fuori della nota, dichiara che comunque “non era intenzione [della Corte] criticare i motivi di chi decise a favore e contro”.

Il punto è, riassumendo, secondo la bozza in votazione Roe v. Wade non è più un taboo, il sistema giudirico secondo l’estensore può sopravvivere anche senza e il diritto di decisione va riportato ai singoli stati.

Gli effetti finali

Al momento, fino alla votazione, non ce ne saranno.

Votazione tutt’altro che scontata: se le bozze di solito non vengono divulgate, un motivo c’è. E il motivo è che le votazioni e le decisioni sono un processo lungo, tedioso e incline a cambi di idee, cambi di bozza, mutamenti e ripensamenti.

Se la bozza dovesse essere accettata nella sua forma attuale ogni singolo Stato potrebbe legiferare in modo indipendente sull’aborto. E sicuramente lo farebbe.

E dati i precedenti, ci sono diversi stati, specialmente nella c.d. “Bible Belt” che si munirebbero praticamente istantaneamente di norme contro l’aborto, e avrebbero sia i numeri che la rappresentanza per ottenerle.

La Suprema Corte ripensa il diritto all’aborto, e apre il problema se ci siano decisioni o meno che possono essere prese dalla maggioranza di collettività locali sia pur influenzando la vita di una sola parte di quella collettività.

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