La storia di Guglielmo Tell tra mito e leggenda
Conoscerete tutti la storia di Guglielmo Tell: come quella di Newton, riguarda una mela. Ma in questo caso anche un eroe. Un eroe ed un tirannicida.
Secondo la narrazione famosa Gugliemo Tell era infatti un alpinista, uno scalatore, un forzuto ed un arciere, una sorta di incrocio tra Robin Hood e Occhio di Falco, l’eroe degli Avengers cinematografici, ovvero un atleta senza pari dal fisico aitante e dalla mira sovrannaturale.
La storia di Guglielmo Tell tra mito e leggenda
Un giorno, il primo agosto del 1291, Guglielmo Tell si ritrovò a passare col figliolo nella città di Altdorf, dove il malvagio balivo Albrecht Gesser aveva fatto affiggere il suo cappello per obbligare tutti ad inginocchiarsi e riverirlo.
Siccome Tell si era rifiutato di farlo, e siccome il malvagio e depravato Gesser era a conoscenza, nonché invidioso delle abilità fisiche di Guglielmo Tell, decise di commutare la sua condanna a morte in un’ordalia: Tell avrebbe dovuto colpire da distanza una mela piazzata sulla testa del figlio Gualtierino con la sua balestra, per perire egli stesso se avesse fallito uccidendo il figlio.
Tell superò la prova, ma fu comunque condannato alla prigionia per aver rivelato di avere una seconda freccia nascosta, pronto in caso di fallimento ad uccidere Gesser col secondo colpo. Tell, che tra le sue abilità da supereroe ante-litteram era anche un esperto barcaiolo, riuscì a fuggire sulla barca che avrebbe dovuto condurlo alla prigionia per cercare e uccidere Gesser.
Ciò posto si sarebbe posto alla testa degli Svizzeri per cacciare i balivi, liberare e unificare la Svizzera stessa e sarebbe vissuto come carismatico eroe fino al 1354, anno in cui morì per salvare un bambino dall’annegamento.
Assai probabilmente, come Giovanna d’Arco la pulzella d’Orleans, Davy Crockett il grande avventuriero e John Henry Irons che sfidò una macchina per la posa dei binari vincendo ma morendo per lo sforzo era un eroe folk, un “eroe nazionale” perduto nel mito le cui vicende furono estremamente esasperate.
La “prova della mela”
Diverse mitologie europee precedenti al mito di Guglielmo Tell comprendono infatti il mito della prova della mela.
Nel mito di Palnatoki la stessa storia è ambientata nel 12mo secolo nella Danimarca vichinga. Palnatoki in questo caso è un valente arciere che si vanta di poter colpire un bersaglio non più grande di una mela a grande distanza. Dei soldati invidiosi riferiscono le sue vanterie a re Harold Bluetooth (dal cui nome deriva il Bluetooth che tutti siamo) e la storia prosegue esattamente come nel mito di Tell, ovvero con Palnatoki che colpisce la mela, re Harold che chiede all’arciere come mai avesse una freccia sovrannumeraria pronta, Palnatoki che risponde che era pronto ad uccidere il re sul posto per la malvagità dimostrata e alla fine riesce nel suo intento vendicando il torto subito col sangue.
Nella Saga di Bern, un secolo dopo, le vicende si consumano in modo quasi eguale tra il leggendario arciere Egil ed il crudele re germanico Nidung, ma nonostante la sua crudeltà Nidung accetta la schiettezza di Egil e lo lascia andare dichiarando che averlo minacciato di morte davanti a tutti era l’atto di un uomo coraggioso e lui approvava sia il coraggio che l’omicidio come mezzo per la risoluzione delle controversie.
Nel Malleus Maleficarum, incrocio tra un manuale di procedura inquisitorio ed una raccolta di casi “più o meno veri” compare un certo Punker di Rohrbach, arciere accusato di aver ricevuto dal demonio in persona il dono di una mira sovrannaturale. Esattamente come negli altri due casi, e tre con Tell, Punker viene sfidato da Ludovico III di Wittelsbach a centrare una monetina sulla testa del figlio, ed esattamente come negli altri casi Punker prepara una seconda freccia per uccidere Ludovico III nel caso il demonio gli avesse fatto sbagliare il colpo.
Una serie di miti simili si possono ritrovare in tutta Europa, e la stessa storia di Guglielmo Tell si è arricchita di dettagli nel tempo.
Nelle prime versioni del mito la “prova della Mela” è semplicemente descritta come mezzo per provare la bravura di Tell, mentre in seguito compare la figura del malvagio Gesser che costringe il padre a rischiare la vita del figlio, pagando con la vita.
Come per tutti gli “eroi folk” è assai probabile da qualche parte nella storia sia esistito un “Tell Storico”, un arciere che abbia partecipato all’unificazione Svizzera, ma che esso di narrazione in narrazione sia “sopravvissuto a se stesso” diventando il simbolo stesso dell’unificazione Svizzera e del desiderio di libertà del popolo.
Un popolano, quindi una “persona semplice” e non un nobile. Un valente atleta ed arciere, con tutti i tratti dell’eroe coraggioso, ma anche di un padre di famiglia ed una persona dai grandi valori, evocato come eroe dal popolo in rivolta contro nobili corrotti e malvagi e in grado di sconfiggerli con abilità e perizia.
Oggi noi portiamo al cinema i Vendicatori, ieri ci si accontentava di Guglielmo Tell.
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