La storia del nome del bug informatico non è quella che credete
Avrete tutti sentito la storia del “vero nome del bug informatico”, ovvero il fatto che la parola bug deriva da un insetto trovato in un computer di Harward.
In realtà il “primo bug trovato per davvero” era un astuto gioco di parole: il termine bug, nell’accezione moderna, era un’invenzione di molto precedente di un uomo noto per le sue invenzioni, o quantomeno una sua popolarizzazione di un concetto pre-esistente.
La storia del nome del bug informatico non è quella che credete
Thomas Alva Edison, inventore tra i più prolifici del suo tempo, codificò il termine bug proprio mentre lavorava ad una delle sue invenzioni più celebri: il fonografo.
Ci sono evidenze anche sul fatto che Edison non abbia codificato il significato dietro quella parola: in realtà da quando l’essere umano ha costruito macchinari e ipotizzato teorie, ci sono sempre stati piccoli errori pronti ad insidiare la sua creazione.
Errori che Edison ai tempi del fonografo, nel 1878, codificò così
“It has been just so in all of my inventions. The first step is an intuition, and comes with a burst, then difficulties arise—this thing gives out and [it is] then that “Bugs”—as such little faults and difficulties are called—show themselves and months of intense watching, study and labor are requisite before commercial success or failure is certainly reached”
Traducibile con
“Succede sempre così in tutte le mie invenzioni. Prima arriva l’intuizione, col suo impeto creativo, poi le difficoltà… ecco che tutto si blocca ed arrivano i ‘bugs’ – così si chiiamano questi piccoli difettucci e difficoltà tecniche. Appaiono e rendono necessari mesi di studio, lavoro e intensa osservazione prima di capire se si raggiungerà il sucesso o il fallmento commerciale”
Da questo sappiamo almeno tre cose:
- Il concetto tecnico di bug esisteva prima dell’informatica stessa
- Thomas Alva Edison era a conoscenza del concetto e del termine
- Thomas Alva Edison contribuì a renderlo popolare applicandolo alle sue prolifiche, e pare buggate, invenzioni.
Il termine bug si diffuse ulteriormentte nel tempo: un fumetto del 1924 definì il tecnico riparatore “un cacciatore di bug”, “Baffle Ball”, flipper meccanico del 1931, fu definito nel suo materiale promozionale come “privo di bug” e nel 1944 Asimov nella storia “Iniziativa personale” (pubblicata in Italia anhe col titolo “Il Robot Multiplo”) definì “buggato” il robot Dave, robot minatore al comando di sei robottini di dimensione inferiore che, a causa di un difetto di costruzione che lo rendeva incapace di controllare i sei robot contemporaneamente, tendeva a “svarionare” durante gli incarichi difficili.
Le “vere finte origini della parola bug”
Col concetto di bug popolare nel mondo dell’ingegneria, della tecnica e dell’informatica, si diffonde la storia di Grace Hopper, decano dell’informatica e della programmazione, contrammiraglio che avrebbe reperito un vero e proprio insetto in un computer Harvard Mark II.
Nella storia ci sono diverse imprecisioni: in primo luogo, la dottoressa e contrammiraglio Grace Hopper non trovò personalmente “il bug”, ma si premurò dell’annotazione dell’accaduto, compreso l’insetto immortalato da un pezzo di nastro adesivo e la salace scritta nel registro del 9 Settembre del 1947.
In secondo luogo avrete visto che non era il primo bug della storia, tampoco il primo bug trovato, e neppure il primo bug informatico.
Era un brillante e spiritoso gioco di parole su un concetto già noto.
Come abbiamo avuto modo di vedere, i computer erano già inclini ad avere “bug” sin dalla loro nascita: lo stesso concetto moderno di scheda audio deriva da un tentativo artigianale di trovare i bug.
Come abbiamo avuto modo di leggere in questo articolo la prima sorgente audio per un computer fu in realtà un buzzer, un altoparlantino collegato direttamente alla circuitazione di un ENIAC: qualora un bug avesse bloccato l’esecuzione di un programma, il costante “bip-bip” di un circuito attivato e disattivato dal programma si sarebbe trasformato in un lancinante suono continuo mostrando ai programmatori la necessità di intervenire.
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