La scomparsa di Ylenia Carrisi, figlia di Al Bano e Romina Power

di Luca Mastinu |

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La scomparsa di Ylenia Carrisi, figlia di Al Bano e Romina Power Bufale.net

Tra il 31 dicembre 1993 e il 1° gennaio 1994 la famiglia Carrisi-Power sente per l’ultima volta la voce della figlia Ylenia, che telefona dalla sua stanza dell’albergo LeDale di New Orleans dove alloggia dal 30 dicembre. Pochi giorni dopo, il 6 gennaio, una ragazza viene vista gettarsi nelle acque del Mississippi nonostante i tentativi di dissuaderla da parte di un testimone. Da quel giorno nessuno ha notizie di Ylenia Carrisi, figlia di Al Bano e Romina.

La scomparsa di Ylenia Carrisi

“Mi trovo bene qua, non mi piace parlare attraverso questo oggetto di plastica, vorrei stare insieme a voi“. Sarebbero alcune delle parole che Ylenia Carrisi avrebbe riferito al padre Al Bano nella notte tra il 31 dicembre 1993 e il 1° gennaio 1994. Lo racconta lo stesso cantautore di Cellino San Marco a Massimo Giletti nel 2015.

Eppure si narra che in quella stessa telefonata Al Bano si infastidisce, non contento di quella grande distanza tra la famiglia in Italia e la figlia 23enne dall’altra parte dell’oceano. I genitori non vogliono tarpare le ali alla giovane sognatrice, ma sono preoccupati per la sua amicizia con Alexander Masakela, un musicista di strada che Ylenia ha conosciuto durante l’estate, quando è stata per la prima volta a New Orleans con la sua famiglia.

Per via dei toni che si fanno tesi, dunque, la telefonata si conclude bruscamente. Alle 12 del 6 gennaio 1994 Ylenia Carrisi esce dal LeDale senza portare con sé gli effetti personali, compresi il passaporto, i bagagli e i suoi vestiti. Sarà proprio la titolare Cindee Dale a vederla uscire.

Per il 14 gennaio è previsto il check-out, e Alexander Masakela si presenta alla reception con il passaporto di Ylenia e tenta di saldare il conto usando gli assegni turistici (traveller’s check, un assegno emesso dalla propria banca con valuta straniera, utile per limitare truffe e raggiri in occasione di viaggi all’estero) della ragazza, che non sono firmati. Il personale, dunque, chiama la polizia.

Alexander Masakela

Alexander Masakela, classe 1951, è un trombettista di strada conosciuto per la sua vita fatta di espedienti. Ylenia Carrisi è affascinata da lui e dal mondo dei busker, tant’è che dopo averlo incontrato nel luglio 1993 deciderà di ripartire oltreoceano per fare il pieno di esperienze con lo zaino in spalla.

Quando Masakela tenta di pagare il conto dell’albergo con gli assegni non firmati di Ylenia, il personale avverte la polizia. I due, infatti, hanno soggiornato nella stessa stanza ma – precisa da subito il trombettista – in due letti separati. Masakela riferisce agli agenti di non sapere dove sia finita Ylenia, ma di essere sicuro che stia bene. Così il “guru” si allontana e si stabilisce in casa di una ex fidanzata che, però, dopo poche settimane lo denuncia per violenza sessuale.

Alexander Masakela viene arrestato il 31 gennaio. In casa dell’ex fidanzata i poliziotti rinvengono sia gli assegni turistici di Ylenia che la sua macchina fotografica, ma dopo pochi giorni viene liberato per insufficienza di prove.

Neanche io so dove sia, ripeterà più volte ai poliziotti. Il 30 gennaio 1994 su Repubblica scrivono“I detective non gli credono, ma non hanno abbastanza prove per arrestarlo”. Nello stesso articolo di Repubblica si legge che Al Bano riesce ad avere un confronto con Masakela, dopo il quale confessa che per la prima volta nella sua vita ha sentito “l’istinto di uccidere qualcuno“. Si convince, Al Bano, che Ylenia “deve essere rimasta soggiogata da lui, descrivendo quest’ultimo come “un poco di buono” che potrebbe aver “annullato la volontà della ragazza”.

Di Alexander Masakela si parlerà durante la puntata di Chi l’ha visto andata in onda il 13 febbraio 2013 (qui il video del servizio), quando la redazione entra in contatto con una donna che avrebbe avuto una relazione proprio con il trombettista di strada. La donna riferisce:

Mi drogava e mi soggiogava. Abusava di me. Non è stato facile riuscire a liberarmi. Ne porto ancora oggi i segni a tanti anni di distanza.

Per questo motivo Romina Power sospetta che Masakela sia solo “una pedina ben protetta” di una “organizzazione ben più potente”. Perché questo sospetto? Chi l’ha visto scopre che lo stesso risulterebbe coinvolto in più inchieste su abusi sessualitruffe, ma non sarebbe mai stato condannato.

Circa vent’anni dopo la scomparsa, più precisamente il 24 settembre 2012, il nome di Ylenia Carrisi viene inserito nel database NamUs del Dipartimento di Giustizia USA. Qui la scheda completa. Perché tanto tempo?

“Io appartengo alle acque”

Un tassello importante di questa vicenda è Albert Cordova, guardiano dell’Audubon Aquarium of the Americas, che riferisce che alle 23:30 del 6 gennaio 1993 –  lo stesso giorno in cui Ylenia Carrisi è stata vista lasciare l’albergo dalla titolare Cindee Dale  – avrebbe visto una ragazza “bionda, carina, di età fra i 18 ed i 24 anni” con addosso “una giacchetta scura e un vestito con dei disegni, forse dei fiori, che le arrivava fin sotto il ginocchio” sulle rive del Mississippi.

La sua testimonianza:

Era seduta sulla banchina di legno con le gambe penzoloni. Bionda, carina, di età fra i 18 ed i 24 anni. Indossava una giacchetta scura e un vestito con dei disegni, forse dei fiori, che le arrivava fin sotto il ginocchio. Aveva un’espressione molto triste, depressa. Guardava il fiume. In quella striscia di parco che corre lungo il fiume è proibito fermarsi di notte: la si può solo attraversare. Così, appena l’ho vista da lontano, mi sono avvicinato fino a uno, due metri. Tutto è durato non più di 30 – 60 secondi. Le ho detto: ‘Non puoi stare lì, devi muoverti’. ‘Non importa – mi ha risposto – tanto io appartengo comunque alle acque‘ e con un balzo si è tuffata nel Mississippi. Le ho gridato di tornare indietro ma è come se non volesse sentirmi. Continuava a nuotare sicura verso il centro del fiume, senza paura. Quando ho visto che si allontanava sempre di più, sono corso a chiamare un agente della polizia fluviale. Insieme, abbiamo continuato a urlare, inutilmente. Poi d’improvviso, forse per un crampo provocato dal freddo, ha cominciato a dibattersi, a chiedere aiuto: è andata giù una prima volta, una seconda. Un barcone di passaggio ha creato una specie di mulinello. La ragazza è andata giù di nuovo, ma questa volta non è riemersa. L’abbiamo cercata per ore, con tre motoscafi della polizia e due elicotteri. Non c’è stato niente da fare.

Al Bano dichiarerà che proprio quella frase, “io appartengo comunque alle acque”, gli ha sempre fatto pensare che quella ragazza fosse Ylenia: “In quella frase ho riconosciuto Ylenia, era il suo ritratto. Così diceva da bambina tuffandosi spavalda”. Tuttavia, su NamUs leggiamo che “non è mai stato confermato che si trattasse di Ylenia”.

La pista del serial killer

Tra le ipotesi più suggestive, al 2015 risale quella del serial killer Keith Hunter Jesperson, noto alle cronache come Happy Face Killer che tra il 1990 e il 1995 uccise almeno 8 vittime.

Secondo l’investigatore Dennis Haley, Jesperson avrebbe riconosciuto Ylenia da una foto e l’avrebbe associata ad una donna che egli stesso avrebbe incontrato nei pressi di un stazione di servizio di Tampa per poi massacrarla e ucciderla. Secondo Happy Face, quella donna si sarebbe fatta chiamare “Susan, Susy o Suzanne”, nome che – scrivono – Ylenia era solita attribuirsi negli Stati Uniti. Il cadavere della donna viene trovato a Palm Beach nel settembre 1994. Gli inquirenti dispongono il test del Dna e Al Bano Carrisi vola per gli Stati Uniti per mettersi a disposizione.

Il test del Dna darà esito negativo.

La dichiarazione di morte presunta

In termini di dati ufficiali, il 1° dicembre 2014 il Tribunale di Brindisi, su richiesta di Al Bano Carrisi, dichiara la morte presunta di Ylenia Carrisi:

Il Tribunale di Brindisi, con sentenza n. 10/2014 del 1° dicembre 2014, emessa nel procedimento n. 841/2012 V.G., ha dichiarato la morte presunta, alla data del 31 dicembre 1993, di Carrisi Ylenia nata a Roma il 29 novembre 1970. Ha ordinato la pubblicazione della sentenza per estratto nella «Gazzetta Ufficiale della Repubblica» – serie generale – nonché sul sito internet del Ministero della giustizia. Ha disposto, inoltre, che della sentenza venga data comunicazione all’Ufficio dello stato civile competente.

Brindisi, 16 dicembre 2014

Al Bano Carrisi, quindi, sceglie come data di morte presunta della figlia Ylenia quella cui risale l’ultima telefonata. La scelta non viene condivisa da Romina Power, che dichiara che non smetterà di cercarla.

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