La Russia vuole una stazione spaziale tutta sua dal 2024: notizia questa arrivata dopo un lungo balletto di decisioni.
Che la collaborazione internazionale sulla ISS fosse a tempo lo sapevamo. In realtà da tempi ben precedenti alle sanzioni.
Infatti già nell’Aprile del 2021, quando il conflitto in Ucraina non era ancora così vicino ma un po’ di aria di tensione si respirava Roscosmos aveva annunciato il suo gran ritiro.
Naturalmente, la giustificazione ufficiale non poteva e non può prevedere le sanzioni, che sarebbero arrivate solo dopo. Bensì una questione di utilità e orgoglio nazionalpopolare. La ISS sta invecchiando, sostenevano le autorità Russe, una stazione spaziale invecchiata è pericolosa, quindi se ne sarebbero costruita una loro tutta nuova entro il 2025
A onor del vero, anche se la guerra e le sanzioni erano ancora di là da venire, il 2021 era l’anno delle tensioni internazionali sul caso Navalny ed in cui c’erano già attività in corso al confine Ucraino e cominciò la propaganda della “NATO aggressiva”.
Sia pur non collegata alle sanzioni, tale mossa poteva ben essere riletta in quella che, in alcuni settori dell’industria e del lusso accessibile, è stata definita “la Russia come una nazione di Bender”.
Ovvero l’idea propagandistica secondo cui se l’Occidente recrimina, la Russia semplicemente si dichiara in grado di abbandonare l’Occidente e fare tutto quello che l’Occidente ha o può in casa.
Un po’ come la gag dello stralunato robot della serie televisiva Futurama che, scacciato da un casinò spaziale, si allontana senza ribellarsi ma giurando che ne costruirà presto uno tutto suo “Col blackjack e le squillo di lusso: anzi no, niente casinò e niente Blackjack. E andate tutti a quel pianeta!”.
Salto in avanti di un anno, col conflitto in Ucraina in pieno e drammatico svolgimento. Siamo ora alle sanzioni dell’Occidente contro la Russia, che colpiscono anche settori chiave della tecnologia.
Ritorna quindi l’idea, già manifestata, di un ritiro dall’ISS.
Forse. Chi lo sa.
Nel senso che le notizie si susseguono rapidamente. Ad Aprile l’allora direttore generale di Roscosmos annuncia e conferma il ritiro, espressamente citando motivi etici per cui
“il ripristino delle normali relazioni tra i partner sulla Stazione Spaziale Internazionale e su altri progetti comuni sia possibile solo se le sanzioni illegali saranno revocate completamente e incondizionatamente”
Cosa che, come hanno fatto notare altri interpreti, non significa che ci sia stato un mutamento di piani (come visto, la Russia voleva già andarsene prima) ma semplicemente testimonia un clima avvelenato in cui la stessa Russia prevede un perdurare delle ostilità e quindi la condanna Russa.
Non aiuta il fatto che Rogozin sia sempre stato molto aderente alle politiche internazionali di Putin, fino ad aver postato in passato tweet ricalcanti timori e fake news sui “profughi ucraini violenti”.
Ma il balletto è continuato: contrordine Tovarish! Fuori il vecchio e dentro il nuovo! Rogozin è stato sostituito da Borisov, membro dell’Entourage di Putin non attivo sui social.
Quindi meno incline a twittare di Ucraini violenti, basi spaziali che cadono sulle teste altrui senza il salvifico intervento dei Russi e altre levità.
E apparentemente incline ad un clima di distensione, con la ripresa delle attività comuni e accordi con la NASA perché i cosmonauti possano esercitarsi sulle navette SpaceX di Musk e gli astronauti con gli strumenti russi.
Tutto a posto? Pare proprio di no.
Restano i dubbi che abbiamo emarginato in questi anni. Le sanzioni hanno indubbialmente colpito diversi settori chiave dell’industria.
A voler accettare senza inutili dietrologie le dichiarazioni Russe, il North Stream pompa sempre meno gas per cronica mancanza di ricambi e capacità di ripararlo.
Le sanzioni hanno colpito durissimo il settore IT, settore chiave anche per lo sviluppo spaziale, spazzando via dal mercato russo i principali produttori di tecnologia e lasciando la produzione interna nel tentativo di recuperare il tempo perduto.
Con risultati definiti decisamente insoddisfacenti.
Come in questo complicato clima geopolitico ed economico si possa arrivare a costruire una stazione spaziale “solo Russa” non solo per la prevista data del 2025 ma addirittura un anno prima diventa complicato anche solo pensarlo.
A cementare i dubbi arriva la conferma della NASA. Come per tutte le altre indiscrezioni sull’uscita, anche questa volta nessuno ha segnalato qualcosa all’Agenzia Spaziale Statunitense.
La dichiarazione di Borisov si incammina sulla via di tutte le altre: cambiano le potenziali date ma l’avventura spaziale continua.
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