La Russia vuole il motore grafico per videogame autarchici: addio Unity. In questi mesi di sanzioni la Russia ha perso molti pezzi di Occidente, spesso con rimpiazzi subottimali.
Ha perso l’accesso ai processori Intel ed AMD, e sta faticosamente cercando alternative per mantenere il proprio settore informatico attivo.
Partiamo da processori di origine cinese che tanto non gli vendono, e comunque avrebbero prestazioni subottimali, e arriviamo al tentativo di riattivare una produzione interna tecnologicamente arretrata.
Della quale la cosa più gentile che gli stessi russi possano dire è “almeno esiste”.
Parliamo di un clima di vera e propria “economia di guerra” con tanto di surrogati. In un mondo di auto elettriche, l’auto del Cremlino è un “catorcio di stato” senza airbag, ABS, cinture con pretensionatore, EBS, elettronica di bordo, GPS e antifurto satellitare (anche perché chi ruberebbe un affare del genere?) con consumi ed emissioni paragonabili alle nostre euro 0.
Dopo essersi sbarazzati del “decadente McDonald’s” i Russi sono riusciti a sostiuirlo con criticati stabilimenti dagli standard ben lontani di quelli della compagnia americana.
Adesso la Russia rischia di perdere il comparto videoludico, tornando ai tempi del “Dendy”, in cui se i giovani russi volevano un videogioco dovevano comprare cloni non autorizzati del NES costruiti da fabbriche cinesi.
La notizia perviene da Kommersant, con una mossa che la rivista di informatica videoludica Kotaku paragona alla gag di Bender in Futurama che, esiliato da un casinò, dichiara di volerne uno tutto suo. “Con blackjack e squillo di lusso, anzi, niente casinò e niente blackjack!”.
La battuta non ci pare lontana dal vero.
Sostanzialmente nasce tutto quando i primi di Marzo del corrente anno Unity ha deciso di “mettere in pausa le proprie relazioni con entità connesse al Governo Russo”, facendo partire una aggressiva “campagna di aiuto e sostegno per gli Ucraini”.
Il che significa che sviluppatori di giochi e programmi potrebbero ritrovarsi tagliati fuori dal principale motore grafico, senza alcun mezzo per dare forma alle proprie idee.
La soluzione Russa? Cercare programmatori pronti a creare un “motore grafico nazionale” per una industria del videogioco locale, con sostenitori tra l’IT e la Duma.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: Unity ha un mare di plugin e supporto che il “motore grafico nazionale” non avrebbe.
Unity ha il pieno supporto dei principali produttori di schede video, come AMD e nVidia. Il “motore grafico nazionale” non avrebbe niente di tutto questo, dato che anche AMD e nVidia si sono tirate indietro dal mercato russo.
Servirebbero soldi, e Kotaku conferma che ne servirebbero molti di più di quelli che una nazione che sta usando le sue risorse per una guerra potrà mai avere.
Servirebbe tempo, molto tempo, molto di più di quello che gli imprenditori del settore videoludico potrebbero sopportare prima di chiudere.
È il Dendy ancora, l’eterno ritorno di una nazione che guarda dallo spioncino i “decadenti occidentali” che si divertono e cerca di copiare quello che non possono più avere.
Ma siamo nel 2022: se negli anni ’90 era possibile piratare un Nintendo NES e renderlo la console più popolare di Madre Russia in un periodo in cui gli occidentali avevano già i Super Nintendo e gli Amiga, nel 2022 è altamente improbabile avere un’industria videoludica in grado di sostituire Unity, nVidia e AMD.
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