C’è un elefante in questa campagna elettorale, anzi un Iceberg del quale la questione Richetti è solo la punta. Una campagna elettorale questa da record, da mille record e non tutti positivi.
Una campagna elettorale breve, anzi brevissima. Tale da prendere possesso di tutte le fake news del mese insidiando i primati di COVID e Guerra in Ucraina (rapporto IDMO Luglio).
Dove lo scontro elettorale diventa agone e ferocia. E nel mezzo, ci sono vicende che dovrebbero essere lasciate ai Tribunali che diventano materia social.
Partiamo dall’inizio: Fanpage, la nota testata online, pubblica un articolo dedicato ad un “candidato accusato di abusi”.
A questo punto il nome del candidato manca, e l’oggetto della vicenda è “candidato”. In una campagna elettorale già basata sulla “caccia ai fondi russi” irrompe a gamba tesa la caccia al candidato abusante, in un #metoo all’italiana (definizione usata, come leggerete, dalla stessa testata. Non stiamo interpolando niente. Stiamo solo ricostruendo le tappe).
La storia parla di una donna, identificata con nome di fantasia, che avrebbe fornito alla testata una certa quantità di “documenti, chat audio e mail” pronti a dimostrare l’esistenza di molestie poste in suo capo da un importante “senatore della Repubblica, candidato alle prossime elezioni e ai piani alti di uno dei principali partiti di questa campagna elettorale” nel novembre del 2021.
L’articolo precisa che non c’è denuncia alle autorità, ma descrive una lunga storia, con date e descrizioni, di mani messo sotto la gonna, avances spinte e una perquisizione patita dalla donna sotto il copione del “Chi crederanno tra te e un senatore?” al centro di mille vicende. La storia comprende anche le autorità, e non sta certo a noi giudicare i colpevoli e le vittime.
La risposta non si lascia attendere: è Carlo Calenda a fare quel nome. Richetti. Si tratta quindi del senatore Richetti, di Azione.
E la storia qui subisce una svolta.
“Di Contoparte”, come si dice in gergo, la storia suona diversa. Non più un presunto abusatore ed un’abusata, ma un presunto abusato e una stalker. Dagli ambienti vicini al senatore traspare invece una denuncia per stalking che il Senatore ha effettivamente depositato in data 29 novembre 2021.
Una dichiarazione rilanciata da ANSA dal Senatore parla di uno “scambio di messaggi costruito in maniera artefatta”, di “accuse che tagliano la carne”.
Renzi e Calenda intervengono a favore del Senatore, rilevando che le accuse hanno comunque bisogno del tribunale per concretarsi e a dieci giorni dalle elezioni tutto rientra in questo clima.
Si aggiunge una querelle social tra tra Calenda e Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Pd.
Richetti sporge querela per Fanpage.
Cosa abbiamo noi da dire su tutto questo a quelli che ci segnalano la vicenda?
Spiacente dirlo: assolutamente niente. Zero, un atomo assoluto.
Non abbiamo mai creduto nell’Altissimo Tribunale di Facebook e nella Suprema Corte del Twitter.
Sappiamo che in Italia vi è lo sport dell’anticipazione della giudiziaria, l’abitudine a ritenere che il Popolo della Rete, indossata toga e parruccona, possa diventare giudice giuria e boia di ogni vicenda, eseguendo rapidamente le condanne che il “Sistema noncielodikeno”.
L’unica è aspettare.
Una denuncia c’è, di Richetti a Fanpage. Non vi è dubbio che nel prosieguo ne vedremo altre.
Cosa comporta questo? Che tutti i documenti prodotti da parti e controparti prima o poi finiranno nelle mani delle autorità. Saranno quindi esaminati, riscontrati e ricostruiti.
Solo a quel punto, avremo abbastanza elementi.
Fino a questo punto cosa possiamo fare? Sperare che la campagna elettorale finisca il prima possibile ad esempio: e lasciare che la giustizia faccia il suo corso.
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