Italiani, sì, ma su base volontaria e magari se nati da genitori nordafricani per far sì che imparassero la lingua della famiglia. Nonostante il caso di Rivalta (Torino) sia già chiuso dal 2017, il rigurgito si ripropone in questo settembre 2019 con un’immagine che mostra un ritaglio dal quotidiano Corriere della Sera:
La proposta del PD: “Insegniamo l’arabo ai bambini italiani”
New Notizie ne aveva parlato in un articolo del 3 ottobre 2017. Sofia Zemmale, 42 anni nel 2017, è consigliere comunale della maggioranza PD di Rivalta e in quell’anno, al primo consiglio dopo la pausa estiva, aveva detto: “Sarebbe bello poter insegnare la lingua araba a tutti i cittadini, bambini e adulti, interessati a comprendere e a studiare oltre che una nuova lingua anche una cultura che troppo spesso viene descritta usando luoghi comuni assolutamente falsi”.
Come ci fanno notare anche i colleghi di Butac, la Zemmale aveva parlato di persone “interessate”, dunque non si parlava di insegnamento obbligatorio. Piuttosto, Sofia Zemmale aveva aggiunto:
Penso sia importante che i bambini conoscano la lingua dei loro genitori. Mia figlia, ad esempio, non sa scrivere in arabo e io non ho mai avuto il tempo di insegnarglielo. Adesso lei e gli altri ragazzi hanno un’importante opportunità e dalla prossima lezione mi aspetto di vedere sui banchi tanti bambini italiani.
I corsi erano partiti a dicembre e si erano presentati 20 bambini figli di immigrati e 5 italiani curiosi di imparare una nuova lingua. Nessuna imposizione dell’arabo al popolo italiano, e soprattutto nessun inserimento della lingua araba all’interno delle scuole. Niente di tutto ciò: le lezioni di arabo venivano date a chiunque fosse interessato e si tenevano all’interno di una sala offerta dal Comune, finanziate da donazioni private e organizzate dall’associazione Rivalta Viva.
Le polemiche non erano mancate e continuano tutt’ora. Il consigliere di Forza Italia Michele Colaci aveva espresso il suo disappunto: “È importante affrettarsi a imparare l’arabo, per far integrare i compagni di classe islamici. Personalmente, penso che la scuola italiana dovrebbe insegnare la nostra cultura ai figli degli immigrati, e non viceversa“.
Parliamo di disinformazione per ribadire che i corsi di lingua araba non erano destinati alle scuole e non erano obbligatori: Sofia Zemmale aveva fatto la sua proposta e l’aveva indirizzata ai cittadini interessati, specialmente i figli con genitori nordafricani che non conoscevano la lingua delle proprie origini.
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