Editoriale

La pericolosa moda dei COVID Party sbarca in Svizzera (ma anche qui e altrove…)

I COVID Party, evoluzione pandemica dei Morbillo party, cavallo di battaglia dei novax prima che essere novax fosse considerato “figo”.

Il perverso meccanismo è grossomodo lo stesso: ci si contagia volontariamente con una malattia immondamente contagiosa e della quale sappiamo che gli effetti a lungo termine ci sono e sono nocivi per evitare il vaccino.

Quella sostanza che, ricordiamo ha come unico scopo di essere attivare il sistema immunitario evitando di dover per questo sviluppare la malattia, consentendo quindi di affrontare la malattia con un certo “vantaggio”. Vantaggio che si traduce in una minore possibilità di contagiarsi, seguita da una minore possibilità di contrarre forme gravi e così via.

Non pari a zero, ma minore: la differenza tra un artigiano con esperienza in grado di portare a termine il suo lavoro limitando gli errori e un assoluto dilettante allo sbaraglio che sicuramente sbaglierà ogni cosa.

Va da sè che storicamente né dai COVID Party, né da nessun altro “malattia party” è nato qualcosa di buono. In Canada i COVID Party sono riusciti a mettere sotto scacco una intera piccola comunità mandando crisi le terapie intensive locali.

In Texas un partecipante ai COVID Party convinto di poter provare empiricamente che COVID19 non era una minaccia ha ottenuto di accelerare la sua dipartita.

A Bolzano una delle cause dell’impennarsi dei contagi ancora prima dell’arrivo di Omicron e della quarta ondata è stato individuato proprio nell’arrivo della moda del COVID Party.

Ma ora arrivano agghiaccianti testimonianze dalla Svizzera

La pericolosa moda dei COVID Party sbarca in Svizzera

La ricetta arriva direttamente dalla Svizzera. Improbabili ma verificate testimonianze parlano di studenti di medicina pronti a ingollare bicchieri di sputo diluito per ottenere il desiderato contagio.

Ma anche di scambi di cottonfioc tra i nasi di infetti e aspiranti tali (alla faccia dell’iniziale odio dei novax per i tamponi tramutatosi poi in amore, anche a cagione di una ondivaga comunicazione al riguardo…) e altri modi di esposizione creativa.

Inutili, dato che anche dopo il contagio una dose di richiamo è l’unico modo per ottenere una immunità quantomeno stabile.

E nocivi, dato che il mito abilista e, diciamo, degno del più ispirato Mengele di COVID19 come una malattia che uccide solo i “deboli e malati” è stato già sfatato più volte e peraltro porta con sé la tetra implicazione che l’aspirante contagiato da COVID Party sia pronto a farsi vettore di contagio e sia consapevole di poter danneggiare e condurre alla morte un “soggetto fragile” da lui per caso incontrato ma decide di considerarlo un rischio calcolato.

Ed anche illegali: in molti ordinamenti, compreso quello Svizzero e Italiano l’epidemia colposa è un grave reato.

Insomma, così non ne usciremo.

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