Complottismo

La pandemia verrà dichiarata dall’OMS solo dopo il 15 Marzo, perché la Banca Mondiale deve profittare sui pandemic bonds

Premetto: il complottismo dei pandemic bonds è quel genere di articolo che richiede una lunga ed articolata spiegazione. Ed è quello su cui contano i viralizzatori.

Puoi inventarti dal nulla un complotto e buttarlo giù in 20 righe da cliccare e condividere, facili facili perché non devi spiegare niente. Il complotto è come un culto: ci credi e sei dentro, o non ci credi e ne sei fuori.

La verità è come la scienza: devi dimostrarla, spiegarla e comunicarla.

Probabilmente il pubblico medio di questa bufala rifiuterà di leggere questo fact checking per intero. Qui dovremo scrivere molto. Ci saranno tante parole. Anche dati. Quelle cose che annoiano il condivisore bulimico che clicca e condivida e il fanca**ista laureato all’Università della Vita che tra un video su YouTube ed una canzoncella “si informa”. Risulterà odioso a quello che considera accettabile leggere tanti blog di coso lì, quello famoso che dice le cose quindi di Coso mi fido e al battente Master in Facebooklogia che una volta ha letto un libro sull’argomento, uno solo ma grosso e i professoroni non mi capiscono.

Per tutti quelli annoiati dalle parole vi anticipiamo che qui siamo in pieno complottismo, anzi, nella landa delle bufale.

Dire che i pandemic bonds dimostrano un complotto per rimandare la pandemia è come dichiarare che dietro ogni sinistro autostradale in Italia che coinvolge assicurati e non in regola c’è un complotto del Fondo di Garanzia per le Vittime degli Incidenti Stradali e delle Assicurazioni Italiane e gli automobilisti dovrebbero girare tutti con veicoli non a norma per sconfiggerlo.

Assurdo, diremmo.

Il testo del complotto dei pandemic bonds

La pandemia verrà dichiarata dall’OMS solo dopo il 15 Marzo e questo perché nel 2017 la Banca Mondiale, d’accordo con l’OMS, lanciò un’obbligazione da 490 milioni di euro legata alle pandemie, con scadenza 15 marzo 2020. Se la pandemia venisse dichiarata adesso, gli investitori si vedrebbero bruciare i titoli. Potete ascoltare questa asserzione dal minuto 40 circa in poi.

https://www.radio24.ilsole24ore.com/program…/focus-economia…

Banca Mondiale e BIRS hanno emesso pandemic bonds nel 2017 per pandemie da coronavirus

Dei “pandemic bonds”, titoli sulle pandemie, sono stati emessi dalla Banca Mondiale e dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo nel 2017 con un tasso di ritorno dell’11% in collaborazione con l’Organizzazione mondiale per la Salute, nell’ambito di un Pandemic Emergency Financial Facility [Strumento finanziario in caso di emergenza da Pandemia]. L’esborso massimo per le pandemie da coronavirus è stato determinato a 200 milioni di dollari e scatterebbe in caso di un certo numero di morti e di vicinanza geografica..

I “pandemic bonds” sono stati modellati sullo scenario più plausibile di un coronavirus proveniente dalla Cina. I criteri per far scattare l’esborso indicano che la pandemia debba durare per oltre 12 settimane in più di un paese.

Le compagnie assicurative Swiss Re Capital Market e Matterhorn Re, hanno piazzato un “bond catastrofe” da 225 milioni $ per il 2020-2022, uno per un ciclone e l’altro per un evento molto mortale nel Regno Unito, Canada e Australia.

Ogni teoria del complotto va scissa nei suoi elementi costitutivi. Perché il complotto funziona così: aggredire un walltext che suona autorevole ma non lo è raramente funziona. Ma scinderlo nei suoi mattoni costitutivi ne evidenzia la natura artefatta e raccogliticcia

Cosa sono i Pandemic Bonds?

I Pandemic Bonds sono l’equivalente, nel mondo degli investimenti, dei Fondi di Garanzia.

Il meccanismo alla base dei Pandemic Bonds, voluti tre anni fa dalla Banca Mondiale, è semplice, a parole utile, ma nei fatti spesso criticato per le ragioni che presto vedremo.

Il concetto base nacque ai tempi della Pandemia di Ebola: il concetto è che per curare una pandemia servono soldi e risorse.

Il caso Ebola dimostrò che non sempre nella sfortuna abbiamo fortuna: puoi avere un nuovo virus che sorge in un territorio dove la sanità funziona, in uno dove la sanità grossomodo funziona (come in Cina dove si è stati rapidi nella cura e nel contenimento, ma nelle fasi iniziali di prevenzione e scoperta si è concesso del vantaggio al SARS-CoV-2), oppure avere la massima sciagura e, come per l’Ebola, trovarsi con una malattia importante in un paese dove la Sanità non ha strutture e risorse, ma neppure il denaro per procurarsele.

Di concerto con l’OMS, Jim Yong Kim annunciò di voler spezzare il ciclo di negletto che avvolge le pandemie, istituendo una sorta di “Fondo di Garanzia”.

Vi rimandiamo alla spiegazione più articolata di Altroconsumo sui due bond antipandemia

I bond emessi dalla Banca Mondiale sono due. Il primo, da 225 milioni di dollari (Isin XS1641101172), è legato solo alle pandemie di influenza o coronavirus, e per far scattare il taglio al rimborso serve, tra le altre cose, che ci siano almeno 2.500 vittime in un Paese (più almeno 20 in un altro). Il secondo bond (Isin XS1641101503), per 95 milioni di euro, è legato a una gamma più ampia di casistiche (Ebola, ecc.) e il taglio ai rimborsi (almeno in parte) scatta già quando le vittime sono 250. Il primo bond, meno “rischioso” per chi ci investe, paga un tasso pari all’US Libor + 6,5%. Il secondo paga interessi pari all’US Libor + 11,1%. Ai tassi attuali del Libor, significa rispettivamente il 7,5% e il 12,1%.

Ma qui vi spieghiamo in breve il meccanismo.

Una “scommessa” con l’investitore

I Bond sono una sostanziale scommessa: io, investitore, compro dei titoli, dei bond.

Se non succede niente nel mondo, questi bond mi pagano dei lauti interessi. È come se avessi fatto un prestito, o meglio come se fossi entrato a tutti gli effetti nel mercato dei titoli. E guadagno.

Se scoppia una pandemia, i soldi in questo fondo verranno investiti per le manovre necessarie, ed io, investitore, ci andrò a perdere. Molto, o moltissimo, ma ci perdo.

Per spiegarlo ai profani, è il meccanismo per cui un privato può stipulare una polizza assicurativa di miliardi su un suo bene di lusso e pagarla con quote annuali di gran lunga inferiori: se io privato stipulo un’assicurazione sulla mia vita in caso di incidenti o morte prematura o sulla lingua di Miley Cyrus per un milione di dollari la mia assicurazione è a conoscenza che:

  1. non intendo morire prematuramente;
  2. Miley Cyrus non intende organizzare un piano per privarsi della necessaria appendice utile alla sua carriera per incassare il valsente, usando un palo della luce gelato

Anche perché per quello ci sono le guide di WikiHow e Salvatore Aranzulla…

Sostanzialmente l’intero meccanismo di assicurazioni e fondi di garanzia si basa su gente che lascia a disposizione somme ingenti in caso di un evento improbabile ed imprevisto.

Nessuno può prevedere una pandemia, e chi investe in Pandemic Bonds sa benissimo che il rischio non è costante, ma esiste.

L’investitore tipico, come l’assicuratore che accetta di assicurarti per la vita, lo Stato che apre un fondo di garanzia o l’assicuratore che si impegna a versare un milione di dollari se Miley Cyrus finisse a fare la cosplayer a vita della Sirenetta della fiaba originale di Andersen, lo fa puntando sull’improbabilità dell’evento.

E proprio perché i Pandemic Bonds hanno i loro rischi, diciamo che se ha un briciolo di cervello, non dovrebbe investire ogni suo fondo in pandemic bonds.

Parlavi di critiche sui Pandemic Bonds?

Esattamente il problema è il payout.

Se sei assicurato sulla vita non basta che tu muoia per incassare il valsente, altrimenti ti basterebbe ad esempio assicurarti il giorno prima del suicidio per organizzare una triste truffa in vantaggio dei tuoi discendenti: esistono sovente tutta una serie di clausole di esclusione.

Se Miley Cyrus decidesse di stancarsi della sua carriera artistica e si facesse trovare dall’assicuratore con un libro sulla lingua dei segni sul comodino mentre bacia appassionatamente un frullatore acceso probabilmente ci sarebbero gli estremi per negarle il premio assicurativo.

Esatto Leonard…

I Pandemic Bonds liberano le somme necessarie per le pandemie dopo una serie di eventi. A tutela dell’investitore, a tutela del fondo stesso, ma ritenuti abbastanza barocchi e complicati.

Ad esempio in caso di epidemie come il Coronavirus le somme vengono svincolate dodici settimane dopo il primo briefing dell’OMS e se la pandemia continua a diffondersi.

Per questo negli anni diversi economisti hanno proposto altri indici di svincolo più rapido, come una decisione pubblica delle Nazioni Unite.

Ma il difetto è nella stessa natura dei Pandemic Bonds: si chiamano “titoli sulla pandemia” perché non prevedono somme per prevenire le pandemie, ma per gestire pandemie che ci sono quando esse ci sono.

Ma se si arriva alla Pandemia, vuol dire che la situazione è già grave.

Ma del resto, lo scopo del Fondo di Garanzia per le vittime degli incidenti della strada non è prevenire gli incidenti, ma fare in modo che chi rimane coinvolto in un sinistro abbia un risarcimento anche se non esiste un’assicurazione di riferimento.

Lo scopo di una polizza sulla vita non è garantirti una vita lunga e serena coi tuoi cari, ma fare in modo che i tuoi cari abbiano un gruzzolo in tasca per consentirgli di mettere in ordine le loro vite ed affrontare il tuo trapasso senza finire in miseria.

E, per chiudere il cerchio sugli eventi, il fatto che Miley Cyrus abbia un’assicurazione sulla lingua, non significa che lì fuori ci sia un esercito di assaggiatori di cappuccini che si premurano di assaggiare le bevande calde per evitare che la cantante si scotti la lingua e che le sigillano i frullatori per non indurla in tentazione.

Significa che se accade il peggio, allora ti danno dei soldi per rimediare. Ma intanto resti con un ferito civile, un cadavere ed una cantante menomata che di sicuro non potranno riavere la vita di prima (o la vita punto e basta) anche se gli rovesci addosso secchiate di danaro.

Allora facciamo che l’OMS dichiara la Pandemia e ciao! Se non la dichiarano ho ancora ragione io ed è il complotto!

Anche dichiarare una Pandemia non è facile come svegliarsi una mattina e dire che la Pandemia c’è.

Una Pandemia è qualcosa di specifico che deve avere tre caratteristiche, presenti simultaneamente:

  1. Deve diffondersi tra esseri umani
  2. Deve provocare dei decessi
  3. Deve effettuare le citate cose a livello globale, ovvero nella maggior parte dei Paesi nel Mondo

Il COVID19 ha aumentato la sua corsa alla conquista del mondo letteralmente dall’ultima settimana di Febbraio e per quanto ci stiamo pericolosamente avvicinando alla definizione scientifica di Pandemia necessaria per attivare i Pandemic Bonds, non siamo ancora a quel livello.

Certo, siamo a quel punto in cui il confine è assai sfumato.

Da un lato abbiamo il Direttore Generale dell’OMS Adhanom Ghebreyesus che dichiara che “upgradare” COVID19 da una serie di epidemie ad una pandemia significherebbe ammettere di aver perso il controllo ed ogni speranza di controllare i focolai locali, con tutte le gravi conseguenze a livello di panico ed allarme sociale che questo comporta.

Dall’altro abbiamo il dottor Michael Osterholm, direttore del centro ricerca malattie infettive del Minnesota, pronto invece a dichiarare che bisogna gettare quella spugna sul ring e dichiarare la pandemia, affrontandone anche le gravi conseguenze in termini di panico e allarme sociale. Ma non solo

Mitigare vs contenere

Ma la differenza non è solo questa. Dichiarare la Pandemia significherebbe anche dichiarare che ogni tentativo di contenere l’epidemia è fallito e va dichiarato superato, in favore dei diversi meccanismi di Mitigazione

Soprattutto, è necessario, come ha fatto la Cina, adottare misure diverse in base alla situazione: nella provincia di Hubei, culla del virus, è stato utilizzato un metodo di mitigazione totale, isolando la città di Wuhan; nelle altre province della Cina si è cercato di contenere il virus, isolando i casi e tracciando i contagi, e in alcuni luoghi sospendendo convegni e chiudendo scuole. Insomma, la parola chiave sarebbe personalizzare l’approccio, adattandosi alle circostanze locali. Cosa che i protocolli anti-pandemia influenzale non prevedono.

Opinioni. Curiosamente (e sorprendentemente) un altro fattore rende la dichiarazione di pandemia ancora non “obbligatoria”: il fatto che non esista una definizione univoca di pandemia. L’OMS, ad esempio, definisce una pandemia come la “diffusione a livello globale di una nuova malattia”: una spiegazione forse volutamente vaga, che permetterebbe all’organizzazione di gestire le diverse situazioni nel modo più opportuno. Tuttavia questo crea confusione, soprattutto perché – nella circostanza attuale – molti esperti hanno iniziato a riferirsi alla CoViD-19 chiamandola “pandemia”. Secondo Lauren Sauer, direttrice delle operazioni al John Hopkins Office of Critical Event Preparedness and Response (CEPAR), saremmo già nel mezzo di una pandemia: «Utilizzando questo termine riconosciamo che la diffusione della malattia non si può più impedire», spiega, «non serve più cercare di contenerla: ora è il momento di adottare strategie di mitigazione».

Proprio perché una definizione univoca di Pandemia non esiste se non come stato in cui la diffusione epidemica di una malattia ha raggiunto e superato la stessa globalità dichiarare la pandemia significherebbe dichiarare ormai obsolete le misure che stiamo ancora utilizzando, si spera con profitto, per contenere i focolai, ammettendo che ormai tutto il mondo è un focolaio e passando dal tracciamento dei casi, l’isolamento delle zone rosse e la chiusura delle scuole alla mitigazione totale.

Nella foto, il Dottor Professor Uomo Veramente Cattivo che mette in cantiere misure di mitigazione alquanto estreme…

La declaratoria di Pandemia non è solo un mezzo per far cacciare i soldi: sarebbe l’ammissione che ogni sforzo che stiamo facendo per contenere l’epidemia ha fallito e bisogna trarne le conseguenze più amare.

Non è una decisione da prendere a cuor leggero, noi non sapremmo che fare in questa circostanza.

Ma non è neppure il momento di cedere al complottismo.

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