La pagina Facebook Il Grande Inganno nella giornata di ieri, 29 gennaio 2021, ha condiviso una “lettera di un biochimico alla Merkel” che dimostrerebbe che l’importanza della vitamina D nella lotta contro il Coronavirus. La lettera fa riferimento a uno studio e mostra un grafico per rappresentare in due curve – una per la vitamina D e l’altra per la mortalità – l’efficacia della teoria esposta.
Se proprio si vuole fare informazione si dovrebbe, almeno, usare in maniera più parsimoniosa Google Translate e offrire ai lettori la possibilità di comprendere i contenuti. Riportiamo di seguito la traduzione pubblicata da Il Grande Inganno:
Lettera di un biochimico alla Merkel
Gentile dottor Merkel, speriamo lei stia bene e lo rimarrà. Dall’inizio della pandemia Covid-19, abbiamo seguito studi internazionali sulla vitamina D in relazione alle infezioni da Covid-19. Vorremmo fornirvi una panoramica compatta di questi studi. La vitae dei due firmatari sono collegati in appendice. Potreste aver letto nella vostra rassegna stampa che una correlazione tra bassi livelli di vitamina D nel sangue e livelli e l’alta letalità sono in discussione in relazione al Covid-19. Nel nostro altamente tecnico mondo, a volte – comprensibilmente – tendiamo a trascurare approcci piuttosto semplici. Basta pensare di impacchi di vitello e olio di fegato di merluzzo. I ricercatori in paesi asiatici come Indonesia, India e Filippine hanno ripreso la tesi sulla vitamina D e stanno presentando risultati impressionanti. Siamo in contatto personale con diversi gruppi di ricerca lì. I loro studi suggeriscono che una correlazione causale tra i livelli di vitamina D e la mortalità nei pazienti con Covid-19 (vedere appendice e figura alfine della nostra lettera).
E’ mai stato preso in considerazione un approvvigionamento nazionale di vitamina D in Germania ? La Svezia sembra seguire questo percorso su base volontaria (vedi letteratura [14]).~ Il significato della vitamina D per il sistema immunitario è fuori discussione dal punto di vista medico. Inoltre è indiscusso che il livello di vitamina D è chiaramente troppo basso in gran parte della popolazione e soprattutto nei gruppi a rischio più anziani. Il 30% della popolazione ha una carenza di vitamina D.di <10ng / ml in inverno. (vedi letteratura [11, 12, 13])~ I decorsi fatali della malattia Covid-19 sono spesso associati a polmonite seguita da un sistema immunitario esuberante (tempesta di citochine) e sepsi. La vitamina D può agire come un immunomodulatore e agisce come ritardante [s. letteratura [6, 7, 8]~ Aumentare il livello di vitamina D della popolazione a un livello sano superiore a 40 ng / ml potrebbe produrre buoni risultati in circa 6 settimane bei sehr niedrigen Kosten erzielen (6-7 centesimi / giorno / cad.).
Gli admin de Il Grande Inganno linkano, infine, il documento originale che troviamo a questo indirizzo. Ci accorgiamo che la lettera è datata 18 maggio 2020 e la comunità scientifica è già intervenuta tra la primavera e l’estate 2020 con una replica.
Partiamo dalle basi: chi sono gli autori? La lettera è firmata da Bernd Glauner e Lorenz Borsche, il primo è un sedicente biochimico mentre il secondo non si qualifica. Troviamo più informazioni presso il sito ufficiale di Lorenz Borsche: a questo indirizzo troviamo il pdf del Curriculum Vitae di Bernd Glauner (presente anche nella bio del suo profilo Twitter). Glauner vive a Tubinga ed è laureato in Chimica Fisiologia e Biochimica. Oggi è in pensione dopo aver lavorato anche nel settore marketing della Roche Diagnostics.
Lorenz Borsche, sul suo sito ufficiale, riporta di aver studiato Fisica, Matematica, Sociologia e Scienze Politiche all’università di Heidelberg e da una vita si occupa di sviluppo di software. In sostanza, abbiamo un biochimico in pensione e uno sviluppatore di software. Entriamo nel vivo dello studio.
In sostanza, la lettera vuole dimostrare che a un maggiore apporto di vitamina D corrisponde un calo del tasso di mortalità da Covid-19. Le teorie esposte vengono confortate da un grafico in cui vediamo due curve: all’aumentare della presenza di vitamina D sarebbe stato dimostrato il calo di mortalità su 20 gruppi di pazienti. Lo studio, tuttavia, non è stato condotto in Germania ma dal gruppo di lavoro del dottor Prabowo Raharusun, in Indonesia. Di quest’ultimo non esistono riferimenti bibliografici. Lo riporta la National Library of Medicine (NLM) sul sito istituzionale pubblicato negli Stati Uniti a questo indirizzo, in un rapporto pubblicato il 27 luglio 2020.
Si tratta di uno studio pubblicato in pre-print, ovvero come una bozza non ancora passata al vaglio della comunità scientifica, dunque non ancora approvata (qui la definizione più semplificata). La NLM ha contattato tutte le strutture Covid in Indonesia e il nome di Raharusun non è stato riscontrato. Raharusun, inoltre, non ha mai indicato il nome della struttura presso la quale avrebbe condotto la sua ricerca. Per questo la NLM considera fraudolenta la teoria esposta.
Della lettera dei due sedicenti scienziati tedeschi con riferimento allo studio di Raharusun si è occupato anche il servizio di fact checking brasiliano Lupa in un articolo pubblicato il 17 luglio 2020. Lupa ci informa che lo studio di Raharusun era stato caricato sulla piattasforma SSRN per poi essere rimosso. È possibile in ogni caso consultare la versione archiviata a questo indirizzo. Finalmente, dunque, abbiamo il documento ufficiale dello studio condotto da Raharusun insieme al suo staff, caricato il 30 aprile 2020.
Nell’abstract leggiamo che la ricerca indonesiana è stata condotta su 780 pazienti infetti da Covid-19 e dimostra che nei soggetti con carenza vitaminica era presente una comorbidità. Un dettaglio, questo, che non aiuta di certo a dimostrare l’efficacia della vitamina D contro il virus Sars-CoV-2.
Oggi l’estensione tedesca dello studio dello staff di Raharusun, firmata da Borsche e Glauner, è presente solamente su Telepolis che non è una rivista scientifica. C’è da dire, inoltre, che il metodo utilizzato ha portato a non poche perplessità. Su questo aspetto è intervenuto il servizio di fact checking Full Fact che in questo articolo fa notare che sì, lo studio indonesiano ha condotto il test su pazienti con comorbidità ma la ricerca non è stata estesa ai soggetti non a rischio: “Ciò significa che il gruppo di persone che sono morte a seguito del Covid-19 erano tipicamente diverse da quelle che non sono morte”, dunque non vengono considerati altri fattori come, ad esempio, obesità o altri fattori.
Lupa, inoltre, fa notare che nello stesso studio indonesiano preso in prestito dai due autori tedeschi viene fatta ammissione sull’insufficienza di prove (qui) dell’efficacia della vitamina D contro il Covid-19, un dettaglio che nero su bianco viene rimandato agli studi futuri.
In sostanza abbiamo a disposizione una lettera inviata da due sedicenti scienziati ad Angela Merkel per richiedere un maggiore rifornimento di vitamina D in Germania, con la convinzione che tale vitamina sia un efficiente nemico del Covid-19. I due firmatari non sono medici operativi sul campo: Bernd Glauner è un biochimico, Lorenz Borsche lavora nel campo dei software. Entrambi fondano la loro ricerca su uno studio mai approvato da parte di uno staff di medici indonesiani facenti capo al dottor Prabowo Raharusun, che nel suo studio non specifica né la struttura presso la quale ha raccolto i dati né risulta correlato ad alcun centro Covid dell’Indonesia.
La ricerca indonesiana, secondo gli esperti, si dimostra inadeguata in quanto il metodo è stato applicato solamente su pazienti con comorbidità, dunque con carenza di vitamina D correlata a una già presente patologia. Lo stesso staff indonesiano, del resto, nello studio – mai pubblicato, ripetiamo, su riviste scientifiche autorevoli – ammette di avere una grande lacuna in termini di prove.
Negli ultimi giorni uno studio condotto in Veneto ha dimostrato che l’impiego di vitamina D su pazienti che presentano comorbidità aiuta a ridurre i decessi e i trasferimenti in terapia intensiva. Questo, tuttavia, non dimostra la totale efficacia della vitamina D nella cura contro il Covid-19: “Attualmente non vi sono molte informazioni su come la vitamina D possa influire sull’insorgenza ed il decorso della malattia nota come Covid-19″.
In poche parole, l’assunzione non porterà direttamente alla guarigione dall’infezione ma ne potrebbe rinforzare il corso specialmente su pazienti che presentano carenze. Per il momento una risposta definitiva sull’efficacia della vitamina D contro la malattia non esiste. Il Ministero della Salute riporta:
Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D giochi un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus. La Circolare del 30 novembre 2020 del ministero della Salute “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2” sottolinea che “non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato.”
I farmaci efficaci per combattere la malattia sono elencati in questa pagina del Ministero.
Parliamo di disinformazione, dunque, perché quando non si dispone delle competenze per parlare di cura contro il Covid-19 bisognerebbe evitare la condivisione di post acchiappalike che, come abbiamo dimostrato, provengono da fonti inattendibili. Il Covid-19 si cura con ciò che viene studiato, accettato, condiviso e dunque stabilito dagli esperti, non con un post de Il Grande Inganno, non dalla “lettera di un biochimico alla Merkel che riprende una teoria smentita su tutti i punti dagli scienziati.
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