Sotto la lettera di dimissioni di Maria Luisa Busi dalla conduzione del Tg1 delle 20 esplodono le ovazioni. È di certo di forte impatto il gesto della giornalista, che in una missiva scrive al direttore del telegiornale di Rai 1 muove una forte critica nei confronti del notiziario “colpevole” di non dare voce al mondo delle donne, dei precari, dei lavoratori in cassa integrazione e via discorrendo. La lettera viene riproposta oggi, in un contesto in cui Covid-19, Green Pass e più recentemente le tensioni in Afghanistan dominano le prime pagine dei quotidiani e le copertine dei notiziari. Oggi, dunque, le parole di Maria Luisa Busi suonerebbero come un atto d’accusa nei confronti del direttore “colpevole” di parlare solo di pandemia anziché occuparsi di altri argomenti importanti.
“Questa è la lettera di dimissioni di Maria Luisa Busi, TG1, inviata al direttore, il 21 05 2010″. Come possiamo notare la stessa autrice del post riporta la data della lettera, il 2010, ma se leggiamo i commenti ci accorgiamo che tantissimi utenti non hanno notato il dettaglio. Leggiamo la lettera.
Caro direttore
ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori […]
Oggi l’informazione del Tg1 è un’informazione parziale e di parte. Dov’è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c’è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassaintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perché falliti? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell’Italia esiste. Ma il tg1 l’ha eliminata […]
Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.
La lettera esiste e a suo tempo ne parlò Repubblica in un articolo del 21 maggio 2010. Maria Luisa Busi compilò la lettera in tre cartelle e mezzo e la affisse alla bacheca della redazione. Destinatari della missiva erano l’allora direttore Augusto Minzolini, il direttore generale Rai Mauro Masi, il presidente dell’azienda Paolo Garimberti e il responsabile delle risorse umane Luciano Flussi. Lo stesso giorno Repubblica pubblicava la replica di Minzolini in questo articolo.
Il dettaglio più importante, ricordiamo, è la data: alcuni commentatori sono convinti che la Busi si riferisca al Covid-19, ma è palese che nel 2010 nessuno al mondo sapesse della pandemia che 10 anni dopo avrebbe colpito il mondo.
Unica notizia dei tg….il covid!!!….i malati di altre patologie non esistono piú….saltano fuori solo quando uno muore dopo aver fatto il vaccino….nessuna correlazione!!!
Maria Luisa Busi non ha lasciato il Tg1, bensì oggi risulta nella vicedirezione (qui la scheda ufficiale) insieme a Costanza Crescimbeni, Filippo Gaudenzi, Grazia Graziadei, Bruno Luverà e Angelo Polimeno Bottai.
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