Bufala

La “lettera a Mussolini” farcita di vecchie bufale: un elenco

Ci risiamo: non è che se vedete un video musicale con delle canzoni avete il diritto di chiedere il fact checking ad libitum della stessa storia. Se vedete una “Lettera a Mussolini” dove un Italiano festante loda i successi del fascismo e ce la sottoponete, beh, la prossima volta consideratevi diffidati a leggere il nostro archivio prima o non lamentatevi se arriva la pessima risposta.

La “lettera a Mussolini” farcita di vecchie bufale: un elenco

Perché una bufala scritta in un testo, un video musicale, recitata in un musical o un balletto, resta sempre una bufala.

Mussolini ci ha dato la tredicesima

In realtà, già nel periodo precedente l’ascesa del Fascismo, era uso degli imprenditori elargire gratifiche economiche ai loro impiegati nel periodo natalizio per meglio motivarli: tali elargizioni costituirono il nucleo fondante di quella che, molto dopo, sarebbe diventata la Tredicesima Mensilità.

Con il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) del 05/08/1937 art. 13, viene introdotta una “gratifica natalizia”, cioè una mensilità in più da corrispondere nel periodo natalizio ai soli impiegati del settore dell’industria, ovvero la versione istituzionalizzata di qualcosa che già esisteva nella prassi.

Immaginate, per esempio, che domani la Contrattazione Collettiva cominci a riconoscere ai lavoratori il diritto ad un cestino di noci ed un pandoro perché è uso comune in molte aziende regalarlo ai lavoratori: andreste a raccontare in giro che il Governo in Carica ci ha dato il Pandoro di Stato?

Non avrebbe senso, anche perché tale elargizione compariva nel solo settore industria, stabilendo quello che già c’era, e peraltro escludendo gli operai.

Precisamente: gli impiegati, quelli che derisivamente coloro che propalano la bufala di Mussolini ci ha dato la tredicesima chiamerebbero colletti bianchi, di fatto continuavano a ricevere il dono che già avevano: gli operai ottenevano assolutamente nulla, datosi che nell’articolo 8, che regolamentava l’“Orario di lavoro, lavoro straordinario, notturno e festivo”, si poneva l’orario di lavoro a 10 ore giornaliere, con possibilità di straordinari fino a 12 ore non rifiutabili dal lavoratore, testualmente nell’articolo “Nessun impiegato potrà rifiutarsi, entro i limiti consentiti dalla legge, di compiere il lavoro straordinario, il lavoro notturno e festivo, salvi giustificati motivi di impedimento“.

Sapete quando fu davvero varata la Tredicesima Mensilità?

Con l’accordo interconfederale per l’industria del 27 ottobre 1946, e poi estesa a tutti i lavoratori con il decreto 1070/1960 del presidente della Repubblica, quando il Regime Fascista era ormai consegnato all’oscurità della Storia.

Ci ha dato le pensioni

Vedo che non capite. I nipotini che ricevono i regali dai nonni non devono ringraziare nessuno vissuto in quegli anni (a parte il nonno stesso ove applicabile), esattamente come siccome non è vero che Mussolini ci ha dato la tredicesima, non è vero che ci ha dato le pensioni.

Come ci ricorda Vice, archiviando le vecchie pagine storiche dell’INPS stessa

la previdenza sociale nasce nel 1898 con la creazione della Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. Si trattava di un’”assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch’esso libero degli imprenditori.”

Nel 1919 l’iscrizione alla Cassa diventa obbligatoria e interessa 12 milioni di lavoratori. Vent’anni dopo, il regime promuove varie misure previdenziali, tra cui le assicurazioni contro la disoccupazione, gli assegni familiari e la pensione di reversibilità. La pensione sociale, tuttavia, è istituita solo nel 1969—ossia a 24 anni dalla morte di Mussolini.

Anche in questo caso, la forma attuale della Pensione arriva solo in età Repubblicana.

Mussolini bonificò le paludi

È il tipico argomento del nostalgico quando gli hai tolto tutti gli argomenti. Col collo teso, la mascella incordata, dirà

“Eh, ma LUI ha bonificato le paludi!”

Come se contasse qualcosa. In realtà la prima legge organica per la bonifica delle zone paludose è del 1878 (dopo lo spostamento della capitale a Roma, viene approvata la legge 4642 del progetto di bonifica locale dell’Agro romano, che avrebbe poi rappresentato un modello per i futuri interventi, specialmente a partire dal primo dopoguerra).

Di seguito, nel 1911, arrivò la legge Bertolini-Sacchi che prevedeva, oltre alla riorganizzazione amministrativa, anche le vecchie soluzioni già attuate nella bonifica dell’Agro romano, quali incentivi economici a favore della colonizzazione e sanzioni per l’esproprio per i cattivi esecutori.

Nel 1922, prima della marcia su Roma, si contano decine di decreti regi volti a istituire consorzi di bonifica sovvenzionati dallo Stato. Insomma, numeri alla mano, il fascismo ha completato la bonifica di poco più del 6% del lavoro già avviato prima della marcia su Roma (su otto milioni di ettari da bonificare, Mussolini dichiarerà di averne bonificati quattro. In realtà ne saranno bonificati solo due, 1,5 dei quali già bonificati prima del 1922).

Come al solito, il Fascismo si mise il cappello su procedimenti precedenti e neppure riuscì a portare a termine qualcosa.

A parte forse il più grande massacro di alberi della storia Italiana, anzi Europea, creando quello che chiameremmo un ecomostro.

Mussolini creò la scuola pubblica

Come abbiamo avuto modo di spiegare in passato, la scuola pubblica nasce col Regio Decreto Legislativo 3725 del 13 novembre 1859 del Regno di Sardegna, noto come “legge Casati”.

Mussolini portò ricchezza e risanò il bilancio

O era Minghetti nel 1876? O Alberto De’ Stefani, ministro dell’economia rapidamente caduto in disgrazia nel Fascismo stesso, creando il paradosso dei Fascisti moderni che lodano qualcuno di fatto estromesso dal governo per mano del loro amato Duce?

Mussolini ha portato le Case Popolari

Vi state ancora confondendo una volta con Luigi Luzzatti, estensore dell’omonima Legge 251/1903. Essendo una norma del 1903, possiamo escludere l’intervento del fascismo.

Ma il popolo era felice

Definire: felice.

Se eri una donna affetta da un grave masochismo e quindi portata a trarre piacere dall’umiliazione fisica, avresti tratto piacere dal sapere che il Regio Decreto 989/1939 si scomodava a umiliarti pubblicamente dichiarando che in quanto donna avresti solo potuto avere lavori statali di servitù e sottomissione verso superiori esclusivamente maschi, precisando che non avresti potuto andare oltre

servizi di dattilografia, telefonia, stenografia; servizi di raccolta e prima elaborazione di dati statistici; servizi di formazione e tenuta di schedari; servizi di lavorazione, stamperia, verifica, classificazione, contazione e controllo dei biglietti di Stato e di banca; servizi di biblioteca e di segreteria dei Regi istituti medi d’istruzione classica e magistrale; servizi delle addette a speciali lavorazioni presso la Regia zecca.

Suggerendo nel privato la solita vita da sartine, modiste e cassiere perché niente.

Se eri uomo, tranquillo, umiliazioni per te le avevi comunque, con la cancellazione del diritto allo sciopero.

Anche la fantomatica conquista delle “40 ore di lavoro settimanali” arrivò solo quando il Fascismo ebbe levato le tende, negli anni ’60.

Quindi non è che eri felice, vivevi nella famosa barzelletta dell’uomo che “non poteva lamentarsi” perché lamentarsi ti sarebbe costato dalla detenzione al confino.

Ma i bambini avevano le colonie estive, ed erano felici

Veramente le avevano già nell’800: anche qui il Fascismo mise il cappello su un istituto pre-esistente, prova peraltro dell’esistenza di bambini in condizioni di salute gravi come tubercolotici e rachitici.

Condizioni sottese a carenze igieniche, di salute e di nutrizione: non esattamente quel genere di fenomeno di cui mi vanterei

Conclusione

Il 100% del contenuto della “lettera a Mussolini” che si diffonde su gruppi WhatsApp e Telegram sono vecchie fake news rivisitate.

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